Cultura

ANTONIO GIORDANO: LE RESISTENZE E OLTRE

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Durante un incontro tenutosi presso la sala consigliare di Cassano lo scorso 28 gennaio è stato presentato il libro del prof. Antonio Giordano :”Le resistenze scomode, vie del Salvatino ed oltre…”.

L’incontro è stato organizzato dall’Università della terza età, introdotto dalla Presidente, la prof.ssa Patrino e dal prof. Renato Tria, vicepresidente dell’ Università della terza età.

Giordano, ha ringraziato i partecipanti e successivamente ha dichiarato: “amo molto il mio paese,e i miei cari concittadini mi hanno molto sorpreso quando hanno dedicato una strada a mio padre, infatti, proprio in quella via abita mio figlio Rocco.

Scrivere questo libro, mi è costata molta fatica, in quanto servono molte conoscenze storiche, la resistenza rappresenta una parte molto importante della nostra storia, in quanto ha permesso di rivalutare valori positivi della nostra esistenza, come la libertà ed il patriottismo. Nessuno può permettersi di dubitare del valore storico della Resistenza, in quanto molti partigiani sono morti in nome del valore più grande: la libertà.

La resistenza, ha messo in evidenza molti aspetti deleteri: migliaia di ebrei sono morti a causa del Nazifascismo, addirittura molte persone sono scomparse nel nulla.

L’assassinio di Gentile rappresenta uno dei punti cardini della storia del fascismo, infatti egli rivolse un appello al popolo italiano ed ottenne una risposta del tutto negativa: fu ucciso. Abbiamo perso un grande intellettuale, la cui unica colpa fu quella di aver appoggiato il fascismo.”

L’incontro si è concluso con la testimonianza storica del maestro Donato Stano, egli è stato infatti uno dei reduci della campagna di Russia, per questo motivo ha partecipato  al dibattito in qualità di “testimone del tempo”.

Il libro rappresenta un viaggio critico attraverso decenni di reticenze, falsificazioni storiche e coperture di comodo, di omertà e oltraggio reiterato alla memoria storica ed al “sangue2 di coloro che continuano ad essere considerati morti “scomodi e cattivi”, utili solo a tenere in vita il “cadavere della dittatura” per garantire la sopravvivenza dell’ortodossia comunista, più o meno estremista. Additando i silenzi colpevoli sulle tante stragi compiute dopo l’8 settembre 1943, anche a guerra abbondantemente conclusa. Stragi, agguati mortali e vendette che alimentarono la “guerra civile e fratricida”: via del Salviatino a Firenze, dove fu teso l’agguato mortale a Giovanni Gentile; Monte Manfrei, in Liguria, dove furono barbaramente ammazzati 200 ragazzi della nostra Marina Militari, appartenenti al “Battaglione San Marco”; la “strage nascosta degli 11 ragazzini di Salò”, ra Novara e Vercelli; Schio, in provincia di Vicenza, dove 12 partigiani comunisti trucidarono 53 innocenti; e poi Porzus, Valla, Vinca, Bergiola, Boccaletto, l’ Ossola, Marzabotto, con il suo martire di turno don Giovanni Fornasini, il “partigiano di Dio”; e tanto altro ancora.

A cominciare dalla prigione di via Tasso, a Roma, nelle cui celle furono riniusi, tra gli altri, don Pietro Pappagallo, Bruno Buozzi, partigiani, militari ed ebrei.

Ma via Tasso la ricordiamo come il luogo dove si consumò il martirio del colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, al quale furono strappate le unghie dei piedi e delle mani, prima di giustiziarlo alle Fosse Ardeatine. Ricordiamo la resistenza sublimata dal martirio di preti, cattolici e semplici cittadini nel “triangolo rosso” dell’Emilia, dove “ogni proda è cimitero” come scrisse don Primo Mazzolari, e la resistenza di coloro che subirono l’Olocausto delle Foibe ed il vergognoso processo di snaturalizzazione imposto da Tito e dai suoi feroci aguzzini nella Dalmazia, nell’Istria, a Fiume, a Pisino, ad Albona, a Trieste e Gorizia, complice Palmito Togliatti. Rievochiamo anche la resistenza di Matera, ovvero delle “tre ore di Matera” come le definì nella sua testimonianza Carlo Levi, e poi ci soffermiamo sui caratteri della lotta di liberazione e dei gruppi armati partigiani che l’animarono dal “volante rosso” ai G.A.P., a “Bandiera Rossa”, alla “banda del Gobbo”.

Parliamo, infine, delle tante altre Resistenze dimenticate, a partire da quelle opposte nel Gulag della Russia Stalinista, dove perirono migliaia di nostri militari, nella Cambogia di Pol Pot e dei suoi Kmer rossi, nella Cina di Mao con i tristemente noti “lagoai” nella Cuba di Fidel Castro.

Tutto questo – l’unico più vivo intento- si è cercato di riproporlo al di fuori della logica dei falsi miti, liberi da condizionamenti ideologici di ogni sorta.

 

 

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