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TRIBUTARIA, “E’ MATERIA DA CORTE DEI CONTI”

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Non spetta alla giustizia civile determinare il danno che il Comune di Cassano Murge avrebbe subito dalla azione della “Tributaria Intercomunale s.p.a”: a farlo dovrà essere la Corte dei Conti.

Lo ha deciso l’altro ieri il Tribunale di Bari – sezione staccata di Acquaviva delle Fonti, pronunciandosi definitivamente sulla vicenda della società mista costituita dall’ex sindaco Leporale nel 1995 e che è costata una condanna definitiva per abuso d’ufficio allo stesso Leporale ed a cinque assessori della sua ex Giunta Comunale, tra cui Amedeo Giuliani, marito dell’attuale sindaco di Cassano, Maria Pia Di Medio.

Secondo i giudici, infatti, non può essere il Tribunale Civile a poter quantificare il “danno erariale e d’immagine” che il Comune avrebbe subito dalla condanna dei sei ex amministratori ma tocca alla Corte dei Conti farlo.

Per capirci qualcosa occorre fare un passo indietro e ricapitolare la vicenda per sommi capi.

Il Tribunale di Bari, nel maggio 2002 riconobbe sei ex amministratori del Comune di Cassano colpevoli di abuso d’ufficio, condannando l’ex sindaco a un anno di reclusione e gli ex assessori a otto mesi di reclusione (pena sospesa) e tutti alla interdizione dai pubblici uffici per un anno nonché al pagamento delle spese processuali. A parte, poi, si sarebbe dovuto decidere il danno patrimoniale e morale subito dal Comune.  Anche in Appello, nel dicembre 2004, i Giudici del Tribunale di Bari confermarono la condanna dei sei e, infine, la sentenza passò al vaglio della Corte di Cassazione che nel dicembre 2005, rigettando il ricorso, dell’ex sindaco e assessori, confermò definitivamente la condanna penale a loro carico.

Da dove nasceva questa accusa?

Dall’aver affidato alla società pubblico-privata “Tributaria Intercomunale s.p.a” (composta dal Comune di Cassano quale socio di minoranza e da una società privata, “Il Pellicano” che deteneva il 70% delle quote societarie) il servizio di gestione dei tributi comunali per 50 anni, riconoscendogli un aggio del 28,5% dei maggiori tributi, interessi e sanzioni accertate. Nell’operazione i giudici riscontrarono diverse anomalie: il capitale sociale alla costituzione fu tenuto basso, 200 milioni di vecchie lire invece di 1 miliardo; il bando di gara da parte del Comune per cercare il socio privato non fu pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale né su quotidiani nazionali come la legge prevede; nessuna quota era destinata all’azionariato diffuso; nel bando di gara non erano inseriti i criteri di valutazione per la scelta del partner privato nonché una serie di norme previste dalle norme che regolavano la materia. In sostanza, gli ex amministratori avevano voluto favorire la società privata che avrebbe poi “ricambiato” il favore con, ad esempio, assunzioni di persone vicine all’amministrazione o loro parenti. Il tutto a danno dei cittadini cassanesi e delle casse comunali.

Conclusi i processi e quantificate le pene, la vicenda penale è chiusa.

Resta il danno patrimoniale subito dal Comune, assieme a quello morale e di immagine che andava quantificato e verificato: l’ex Sindaco Gentile, nell’agosto 2006, decise (con un proprio decreto) di far stimare da un professionista barese, il commercialista Michele Danza, il danno subito dal Comune in seguito alla vicenda. Secondo Danza il danno subito sarebbe stato di 5 milioni di euro. Una stima, fra l’altro, che costò alle casse del Comune oltre 10mila euro, la parcella del professionista barese.

Stima inutile, superflua?

Certamente, visto che, intanto, si stava muovendo la Procura della Corte dei Conti che acquisisce atti, documenti, sentenze e tutto ciò che occorre per esprimere in giudizio compiuto sulla vicenda e quantificare eventuali danni subiti dal Comune. La Corte dei Conti, infatti, è l’unica ad avere competenza in merito essendo materia che riguarda la Pubblica Amministrazione. La Corte, quindi, “invita a dedurre” i sei ex amministratori su un presunto danno erariale di 248.500,60 euro. Chiede, cioè, di produrre una propria memoria difensiva che, accanto alle prove d’accusa, produrranno la sentenza definitiva.

Dinanzi all’inchiesta della Corte, però, il Comune di Cassano non si ferma, fa andare avanti la macchina della giustizia: intenta causa nei confronti degli ex sei amministratori e li cita in Tribunale per chiedergli conto del danno stimato da Danza.

Già nella prima udienza (aprile 2009) dinanzi al Tribunale, però, il difensore del Comune, l’avv.to Greco, ritira tutto.  Nella trascrizione del verbale si legge: “L’avv. Greco preso atto che successivamente all’introduzione del presente giudizio la Procura della Corte dei Conti ha manifestato la proposizione di azione di responsabilità erariale, al solo fine di evitare la pendenza di due distinti procedimenti per lo stesso oggetto, innanzi a due distinte giurisdizioni, con inutile duplicazione di attività processuali e conseguente aggravio di spese, aderisce alla richiesta di sostenere la giurisdizione della Corte dei Conti, rimettendosi comunque alla valutazione del sig. Giudice.”

In altre parole, il difensore del Comune di Cassano riconosce che sulla vicenda ci sono due distinti giudizi e si rimette alla decisione del giudice.

Cosa che è avvenuta l’altro giorno: i giudici chiudono la vicenda e rinviano alla Corte dei Conti la quantificazione del danno erariale; quanto alle parcelle degli avvocati, il Tribunale ha deciso di “compensare” ovvero ognuno pagherà i propri. Rosavio Greco, l’avvocato del Comune di Cassano, è già costato alle casse comunali circa 40mila euro.

Ma si tratta solo di acconti.

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