Cultura

“Passeggiata” nella letteratura italiana con Alessandra Grandelis

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Il 15 marzo scorso il liceo” Leonardo da Vinci “ di Cassano delle Murge ha avuto lo straordinario onore di accogliere in Auditorium Alessandra Grandelis, che svolge la sua attività di ricerca presso l’Università di Padova e che da tempo si occupa delle opere di Alberto Moravia e del rapporto instaurato dallo scrittore con il mondo del cinema (industria che, nell’intento di promuovere iniziative di divulgazione artistico -culturale presso un pubblico quanto più vasto possibile, ha curato la trasposizione cinematografica di alcune delle opere più significative dell’artista romano). Il pubblico di giovani studenti, appartenenti alle classi quinte, ha avuto così modo di addentrarsi nei meandri della letteratura italiana del Novecento attraverso le parole, il carattere, lo spirito e la passione che innervano la narrativa moraviana ( si tratta di opere che suscitano, a distanza di quasi un secolo dalla loro stesura, ancora tante emozioni contrastanti: piacere e forse anche fastidio per il carattere sottilmente eversivo nei confronti di un’epoca- quella dell’Italia fascista – in bilico tra ricerca di coerenza ed autenticità da una parte e resa al trionfo dell’ incoerenza, dell’ ipocrisia e delle vane apparenze conformistiche dall’altra).

Dal canto suo la relatrice ha messo in luce come tali contraddizioni siano straordinariamente presenti nell’odierna società ,confermando la straordinaria attualità delle opere di Moravia e nel contempo il contributo che deriverebbe dalla loro lettura per lo stimolo alla formulazione di riflessioni critiche sul nostro presente e sulla complessità della società contemporanea. La studiosa ha aperto l’incontro con la lettura di un’epistola scritta da Alberto Moravia ad Umberto Morra( scrittore e giornalista del ventennio fascista), datata 5 giugno 1929: la lettera è quindi immediatamente successiva allo straordinario successo, conseguito dall’allora giovanissimo scrittore, dopo la pubblicazione del suo romanzo di esordio “Gli indifferenti”.

Tra le righe del testo epistolare traspaiono terrore ed angoscia per un successo editoriale strepitoso(circostanza che Moravia da una parte ha comprensibilmente agognato , dall’altra ha temuto forse anche per il suo carattere inaspettato e difficilmente gestibile sul piano emotivo). Nel corso dell’incontro gli studenti hanno avuto il piacere-pur tra incertezze e preoccupazioni nell’approcciarsi ad un autentico gigante della letteratura novecentesca -di presentare una propria recensione del romanzo, frutto di un lavoro collettivo del gruppo classe successivo ad una lettura ed analisi attenta di tipo individuale.

Nel corpo della recensione, l’analisi di personaggi e passi trascelti dell’opera si è alternata alla visione ,poi commenta, di spezzoni del celebre film tratto dal romanzo “Gli indifferenti”, di cui il regista Francesco Maselli ha curato nel 1964 una trasposizione estremamente accurata per fedeltà al testo ed allo spirito dell’opera, tant’è che la sua operazione ha incontrato il plauso dello stesso scrittore. Tale scelta, da parte degli studenti, è stata mossa dall’intenzione di dimostrare quanto fosse forte il legame che in epoca neo-realista si stava instaurando tra letteratura,cinema ed arti figurative. Nel corso della lettura di alcuni stralci del romanzo, la relatrice ci ha portato a riflettere su come la narrativa moraviana si incentri su tematiche tanto importanti quanto ancora attuali: la città , il sogno, gli oggetti. La città è il simbolo per eccellenza delle contraddizioni sul piano esistenziale: lo splendore e la vanità delle vetrine accecanti e i marciapiedi affollati da centinaia di passanti, molti dei quali attanagliati da un senso di alienazione, solitudine e noia, per una vita che appare priva di senso in questo continuo correre ed affannarsi insensato di individui, costretti loro malgrado a tendere spasmodicamente verso traguardi che, nei rari momenti di lucidità ed autocoscienza degli stessi, appaiono inutili e risibili perché non riescono a colmare il loro senso di vuoto esistenziale(si veda al riguardo l’atteggiamento da parte di Michele, protagonista del romanzo,nei confronti della vita).

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Il secondo elemento centrale della narrativa moraviana- sin dai suoi esordi- è data dagli oggetti, materializzazione dell’importanza spropositata che assume la smania di possesso, all’interno di una società borghese sempre più consumistica, che ha perso di vista qualsivoglia valore di carattere spirituale e basa la propria visione del successo su due pilastri irrinunciabili (il denaro e l’erotismo).

Ecco, Moravia aveva affrontato tale tematica in maniera sofferta e nel contempo coraggiosa in quanto profondamente controcorrente già nel 1929 (data di pubblicazione del romanzo) denunciando la degradazione morale della sua stessa classe sociale di appartenenza(la borghesia), mediante la sottolineatura dell’importanza onnicomprensiva che i suoi personaggi conferiscono alle “cose”(donde il proliferare, nella narrazione, di lunghe, persino estenuanti digressioni descrittive di oggetti) piuttosto che ai sentimenti, alle persone e a tutto ciò che mantiene una parvenza di umanità.

Il terzo elemento fondamentale della scrittura moraviana è il “sogno”: al riguardo non è sfuggito alla critica quanto rilevante nella riflessione e nella produzione narrativa dell’autore sia stato l’influsso degli studi di Sigmund Freud ,il quale, per primo ,aveva messo in evidenza la capitale importanza assunta nella psicoanalisi dal sogno, come manifestazione inconscia dei desideri più nascosti o delle paure più profonde del soggetto. Al riguardo è esemplificativo l’episodio del sogno fatto da Carla,corrispettivo al femminile della repulsione che prova Michele nei confronti dell’atmosfera corrotta e stagnante che regna all’interno della famiglia:la ragazza, nella sua esperienza onirica ,vede infrangersi in minuscoli frammenti uno oggetto prezioso, splendido quanto fragile,in cristallo: la sua distruzione simboleggia l’infrangersi del suo sogno di evadere dal mondo degradato e fasullo in cui si trova a vivere.

Altro momento di grande emozione e straordinario interesse si è avuto quando si è passati, quantunque velocemente, all’analisi del lungo racconto di Moravia intitolato ”Agostino”, pubblicato nel 1945. Esso è il resoconto sofferto e doloroso di un processo di crescita che avviene in maniera traumatica nel giovanissimo protagonista, sbalzato in modo brutale e senza alcun tipo di preparazione sul piano emotivo e conoscitivo, dal mondo dell’infanzia (stagione meravigliosa della vita in cui tutto sembra imperniarsi su certezze confortanti, in primis il rapporto ancora simbiotico con la figura materna) a quello violento e degradato degli adulti, in cui si sperimentano diseguaglianze sociali, mancanza di tutela dei diritti dei minori,degradazione umana sino a forme di bestialità .Al riguardo, di straordinaria efficacia nella sua capacità di compendiare appieno questo doloroso cammino di “formazione”, compiuto suo malgrado dal giovanissimo protagonista, è la citazione scelta dagli studenti come incipit della loro recensione al breve romanzo:

“Gli pareva sommamente ingiusto che in quel mare, so6o quel cielo, corresse una barca come la loro, così colma di ca:veria, di crudeltà e di perfida corruzione”

L’incontro si è concluso con un dibattito aperto a domande ,richieste di chiarimenti, osservazioni da parte di tutti i partecipanti all’evento:al riguardo la relatrice si è mostrata notevolmente disposta al confronto e al dialogo, come occasione straordinaria di stimolo per tutti ad un approfondimento critico e consapevole delle tematiche affrontate.

Momenti come questi mostrano ancora una volta la loro incomparabile bellezza perché sono opportunità formative, durante le quali giovani e meno giovani, possono porsi in atteggiamento di ascolto nei confronti di figure di rilievo nel campo della cultura, e a loro volta possono trasformarsi nei veri e propri protagonisti dell’incontro in questione, dando un contributo prezioso al cammino incessante dell’umanità verso la conoscenza .

Di conseguenza continuiamo ad incitare e ad esortare il sostegno a giornate come queste: momenti di condivisone, durante i quali la cultura non é un possesso “avaro” di pochi, ma può diventare un prezioso tesoro di molti, anzi si auspica di moltissimi.

 Francesca Ricciato V A Platone

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