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GARDEN VILLAGE: SOLO UNA ASSOCIAZIONE RISPONDE ALL’AVVISO DEL COMUNE CHE PUNTA AL RECUPERO

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Per il recupero e il riutilizzo del Garden Village, una sola associazione ha risposto all’Avviso Pubblico per  la “Istruttoria per la coprogettazione di interventi innovativi e sperimentali in campo sociale”.   Il Comune di Cassano, tramite un Avviso Pubblico  chiedeva a Cooperative, Associazioni di promozione sociale e Organizzazioni di volontariato di proporre interventi per recuperare e gestire l’intero complesso con azioni finalizzate all’accoglienza, alle attività formative, all’integrazione e alla cultura della legalità. Termine ultimo di partecipazione: 29 gennaio 2009.   Alla richiesta dell’Amministrazione ha risposto “Cercasi un fine – onlus”, Associazione di promozione sociale nata a Cassano pochi mesi fa (lo scorso 19 luglio  2008) e rappresentata da Pino Greco che ne è il Presidente. La sede è in via Chimienti n.20, in un locale della Parrocchia “Santa Maria Assunta” di Cassano.   L’associazione si occupa fra l’altro di formazione socio-politica, educazione alla pace e alla legalità anche attraverso un giornale omonimo distribuito in abbonamento.   Toccherà adesso ad una Commissione Tecnica, ancora da nominare, verificare se i requisiti richiesti dal bando sono compatibili con quelli dell’Associazione, anche in relazione al progetto di recupero presentato per dare o meno il via libera all’eventuale assegnazione.     Ripercorriamo la storia delle villette.   Tutto cominciò il 6 febbraio 1997 con un Decreto di sequestro che Rossi fece eseguire agli uomini della Forestale di Bari, Cassano, Acquaviva ed Altamura. Sotto inchiesta finisce Vincenzo Varvara, classe ’43, noto imprenditore edile che ha fatto grande fortuna a Cassano ed il suo “Garden Village”, l’ennesimo complesso edilizio sulle Murge cassanesi, in contrada “Lagogemolo”, composto da 17 villette già costruite, a cui mancano solo rifiniture e allacciamento agli impianti, più altre 20 progettate ma poi mai realizzate. Il complesso copre un’area che dalla via per Mercadante arriva fino ai margini della stessa Foresta e al grande canalone dell’Acquedotto Pugliese. Ancora oggi quelle villette, coperte di erbacce e sterpaglia, sono visibili a chiunque passi da quella strada, proprio di fronte all’ex Camping “Orsa Maggiore”. Quel sequestro, clamoroso per molti versi perché mai fino ad allora si era verificato un atto da parte della magistratura così deciso nei confronti dei costruttori che fino ad allora avevano avuto il via libera quasi assoluto per la cementificazione delle Murge nel territorio di Cassano, destò scalpore e diede il via ad un’altra serie di indagini e sequestri, quasi tutti poi svaniti nel nulla. Ma perché, secondo la legge, il “Garden Village” è abusivo? Per il pm Rossi quel villaggio non andava costruito lì: si vìola il vincolo paesaggistico di quelle zone; si è costruito a meno di cento metri dalla Foresta di Mercadante che essendo area boscata merita l’inedificabilità assoluta; non vi sono pareri né autorizzazione paesistica. In conseguenza di ciò, sarebbero state distrutte e alterate bellezze naturali e aree salvaguardate. Tutta la zona era protetta dall’allora famosa “legge Galasso” del 1990 che imponeva vincoli molto restrittivi a protezione delle aree verdi e particolarmente pregevoli dal punto di vista ambientale. Infine, anche relativamente all’iter amministrativo vi furono gravi irregolarità: nel 1984 il Consiglio Comunale di Cassano aveva approvato la lottizzazione della zona dove poi sarebbe sorto il “Garden Village” ma la convenzione fra Comune e Varvara fu stipulata solo nel 1993 quando vigeva appunto la “legge Galasso” a cui la lottizzazione doveva adeguarsi. Cosa che invece non fu fatta, nonostante ormai sul territorio cassanese vigesse il secondo Piano Pluriennale di Attuazione (PPA) con all’interno le norme della Galasso. Nel maggio 1994, poi, il Consiglio Comunale di Cassano approvò una nuova lottizzazione dell’area ma da una perizia commissionata dalla Pretura venne fuori che la viabilità interna, la sistemazione e suddivisione dei lotti, la superficie e la cubatura da realizzare nonché la localizzazione destinata a servizi e, infine, la tipologia abitativa erano completamente variate, tanto da far parlare di “nuova” lottizzazione che avrebbe dovuta essere sottoposta al vaglio della Commissione Urbanistica Regionale (CUR) per i relativi pareri obbligatori. Cosa che invece non fu fatta: ottenuta dal Consiglio Comunale la lottizzazione, Varvara cominciò a costruire, fino al blocco dei cantieri del ’97. Cominciò da lì una lunghissima battaglia giudiziaria fra costruttore e Pretura, per tutti i gradi di giudizio: pochi giorni dopo il sequestro, il Tribunale della Libertà confermò il sequestro dei cantieri e la stessa decisione fu presa nel luglio del ’97 dalla Corte di Cassazione del Tribunale di Bari in sede di riesame. Nel giugno 1998 la Pretura Circondariale di Bari – sezione di Acquaviva (Giudice la dott.sa Romita) dichiarò colpevole Vincendo Varvara per abusivismo edilizio, condannandolo a nove mesi di carcere, pena sospesa, e trenta milioni di lire di multa, prescrivendo inoltre la confisca dei terreni e ordinando la demolizione delle opere abusive. In Corte di Appello, però, Varvara fu prosciolto e il “Garden Village” dichiarato perfettamente legale. Era il gennaio 2001. Contro questa sentenza la Procura generale di Bari ricorse in Cassazione, nel maggio 2002, ed ebbe ragione: la Corte annullò la sentenza che discolpava Varvara prescrivendo un nuovo processo sulla vicenda. Nel 2006 i giudici baresi diedero nuovamente torto a Varvara ma questi, non soddisfatto, fece ancora ricorso in Cassazione. Da Roma, nel giugno 2008, la definitiva parola “fine”.

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