Politica

GLI INTERVENTI

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Moltissimi gli interventi al “battesimo” del PdL cassanese
da parte di esponenti di partiti e movimenti presenti al Cinema “Vittoria”.
Eccone una sintesi.

 

 

 

Michele Ruggiero (Gruppo
PdL in Consiglio Comunale) –
Vedo il PdL come un partito le cui
porte sono chiuse a nessuno. L’importante è che, chiunque, ci stia senza
arroganza e presunzione. All’interno di un partito unico sarà più semplice
lavorare e risolvere i problemi che il paese e i cittadini continuamente
pongono. Auguro quindi a noi tutti che si possa crescere nel rispetto della
dignità di ciascuno. Risolleviamo Cassano con il PdL!.

 

 

 

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Piero Guglielmo
(Partito Repubblicano Italiano – Delegato al Congresso Nazionale)
Il PdL è una scelta strategica del più grande politico del momento,
Silvio Berlusconi. E’ un partito nato dal popolo, prima ancora che dalle menti
dei partiti, vissuto tra la gente. Ora è un grande movimento non solo una somma
di partiti e il Pri ne è parte integrante poiché il PdL è e dovrà essere
inclusivo, pluralistico, solidale. Tante cose mi hanno emozionato a Roma dove
ero delegato per il Pri: il sentirsi parte di un insieme, il comprendere le
ragioni vera di una politica fatta per la gente.

 

 

 

renzino_campanale.jpgOronzo “Renzino”
Campanale (vicepresidente del Circolo di An di Cassano) –
Sono qui come militante del Circolo di Alleanza Nazionale di Cassano e
come uomo che dall’età di 17 anni fa politica nel centrodestra. Ora voglio dare
il mio contributo alla nascita del PdL. Non lo nascondo: la fine di Alleanza
Nazionale è stata per me un giorno triste, come chiunque credo, dopo 40 anni di
militanza vede scomparire il suo partito. Triste e scettico sul fatto che il
PdL potesse rappresentare un partito più grande. Poi ho seguito il congresso di
costituzione e mi sono ricreduto. Ho capito che si stava costruendo non un
nuovo ma un grande partito, più moderno, strutturato, attrezzato a dare ai
cittadini quelle risposte che nessun partito, per quanto si sforzi, potrà mai
dare anche in un sistema di alleanze. Il sacrificio che ci è stato chiesto e
che abbiamo fatto è stato enorme ma è un sacrificio utile, adeguato ad
affrontare le sfide del futuro. Come deve essere il PdL a Cassano? Deve
coinvolgere tutte le persone che si rispecchiano nei valori del centrodestra,
nessuno escluso. Personalmente porterò nel nuovo partito la mia esperienza
politica e due principi: l’onestà e il rispetto per le persone, di tutti
soprattutto dell’avversario perché chi non rispetta l’avversario non rispetta
se stesso.

 

 

 

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Maria Pia Di Medio
(Partito Repubblicano Italiano) –
Andiamo vanti tutti
assieme. Viviamo e rivalutiamo i veri valori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

tony_campanale.jpgTony Campanale
(Forza Italia) –
Sono rappresentante di FI che però
ha vissuto la sua esperienza più ad Acquaviva che a Cassano, paese nel quale sono nato e che mi porto sempre nel cuore.  Ad Acquaviva ho trovato una comunità
pronta a badare alle cose concrete, a fatti reali, a non perdersi in inutili
chiacchiere. Credo che il PdL sia il luogo in cui nessuno debba ergersi sopra
un piedistallo e credo che Cassano questo lo potrà apprezzare perché è una
comunità fatta da persone che si trovano tutte sullo stesso piano e dunque si
troveranno a loro agio in questo partito.

 

 

 

 

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Pierpaola Sapienza
(Presidente Azione Giovani Cassano)
La destra, con il
PdL, non scompare in Italia ma anzi si rafforza la nostra convinzione che si
debba credere sempre più nelle nostre idee che sono l’amore per la nostre
terrà, la nostra Cassano, il senso vero di giustizia sociale, il confronto con
e fra i giovani, intesi non sono anagraficamente ma come coloro che sentono di
voler cambiare. Saremo all’altezza del nostro tempo.

 

 

 

 

 

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Giulia Masiello
(Circoli della Libertà)
Alla nascita del PdL ho provato le
stesse emozioni provate quando nacquero i Circoli della Libertà. Sono sempre
stata vicina alle donne e a loro chiedo di darsi da fare, di sentirsi
protagoniste, di affiancarci in questa battaglia.

 

 

 

 

 

 

 

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Ignazio Zullo
(Consigliere regionale per “La Puglia prima di tutto” e Delegato al Congresso
Nazionale) – 




 

Amiche, amici, nel prepararmi al discorso
di questa sera mi son chiesto più e più volte: se qualcuno in sala si alza e mi
chiede “Ignazio, cosa sono le emozioni” come posso rispondere? Vi confesso che
non avrei saputo rispondere se non fossi andato su Wikipedia che ammette questa
definizione: le emozioni sono
modificazioni psicofisiologiche a
stimoli naturali o appresi”.

 

Esistono tre emozioni innate, proprie del
neonato, la paura, l’amore e ira. Entro i primi cinque anni di vita si
manifestano altre emozioni fondamentali quali vergogna, ansia, gelosia,
invidia.

Dopo il sesto anno di età, il bambino
matura la capacità di razionalizzare le emozioni puntando sulle emozioni
positive per raggiungere i traguardi di vita umana, professionale, sociale e
collettiva.

 

Chi in questi giorni, in mezzo a noi e
fuori di noi, non ha provato le emozioni innate del periodo neonatale come la
paura di perdere le proprie posizioni consolidate, la paura del nuovo e del
futuro.

 

Quella paura dobbiamo vincerla cantando
Baglioni in quella frase che dice “ l’unica paura che resta del futuro è di non
esserci” e noi vogliamo e dobbiamo esserci perchè nella vita si è protagonisti
o nessuno.

 

Chi non ha provato ira. Guardate che il
Popolo della Libertà ha emozionato anche i comunisti e loro sì che hanno
provato rabbia noi assolutamente no! Chi non prova amore, amore per il
prossimo, per la propria terra, per il proprio Comune, per i propri figli, per i
deboli, per il futuro e per la libertà.

 

Ma se amiamo tutto questo, abbiamo il
dovere di metterci in gioco, di spenderci, di dare tutto noi stessi per il
cambiamento.

 

L’amico Schittulli, nostro candidato alla
provincia, ha coniato uno slogan che mi piace molto: “cambiare si può, cambiare
si deve”. E noi cambieremo, a partire da noi stessi, nel e con il Popolo della
Libertà.

 

Accanto all’amore, sicuramente, io per
primo, abbiamo provato vergogna, ansia, invidia e gelosia perchè spesso siamo
ancorati al nostro vissuto con la “patologia del ricordo”. Quando il ricordo è
patologico non si fanno passi in avanti verso la riconciliazione e noi dobbiamo
guarire, superare gli odi, i rancori e i risentimenti perchè non sono in gioco
i singoli con I loro destini ma le collettività con il loro futuro.

 

Le emozioni, la paura, l’ira, la
vergogna, l’ansia, la gelosia, l’invidia, l’amore se restano tali e non sono
razionalizzate in un percorso associativo che può e deve cambiare noi stessi,
il nostro fare, le istituzioni, resteremo sempre allo stato infantile e non
saremo mai adulti e maturi per il cambiamento nè capaci di costruire per i
nostri figli un mondo migliore degno d’esser vissuto.

 

Diventiamo adulti e maturi ed
emozioniamoci nei valori. E quando guardiamo ai valori dobbiamo interrogarci
sul nostro “sapersi riconoscere” e sulla nostra “capacità di praticarli”.

 

E i nostri valori, come qualcuno
malignamente afferma, non sono “la persona Berlusconi o la persona Fini o la
persona tal dei tali”. I nostri valori sono quelli che chi guida autorevolmente
il Popolo della Libertà professa come principi di “razionalizzazione delle
nostre emozioni” e chi più riesce in questo, non se ne abbiano i nostri avversari,
è Berlusconi.

 

Vedete, l’uomo vive di una “sfera
dell’emotività” e di una “sfera della razionalità”. L’uomo maturo, pronto ad
evolversi, pronto al cambiamento è colui che sa coniugare perfettamente
“l’emotività con la razionalità”. Chi si chiude a riccio nella sfera
dell’emotività rimarrà bambino, chi, al contrario, si addentra nella sfera
della razionalità perderà cuore ed anima. In politica, amici, non si può nè
restar bambini nè perdere cuore ed anima.

 

Noi dobbiamo essere adulti, maturi,
pronti al cambiamento con il cuore e con l’anima.Cuore, anima, passione,
sentimenti dobbiamo mettere in campo con fare positivo e costruttivo nel nostro
fare politica perseguendo e praticando i valori del Popolo della Libertà.

 

Non è un compito difficile. Non è
difficile per chi ha cuore e anima accettare e condividere
con orgoglio l’irrinunciabilità della sacralità della vita e del
rispetto della dignità della persona. E, se siamo come siamo, per la sacralità
della vita, dobbiamo batterci affinchè non si rinunci alla vita dal
concepimento alla morte naturale.

 

Dobbiamo batterci
per pratiche politiche di prevenzione dell’aborto e di sostegno alla vita e
alla genitorialità responsabile. Dobbiamo batterci per rimuovere gli ostacoli
culturali, sociali e assistenziali che portano a dire, come nel caso di Welby o
nel caso di Beppino ed Eluana, “non ce la faccio più con questa vita”. Sì, non
era la vita che non apprezzavano ma “questa vita”! Una vita di solitudine, di
assenze dei servizi, di calo dell’umore in un mondo che è arrivato alla Tac,
alla RMN, alla chirurgia robotica ma che ha perso di vista la cosa più
semplice, meno costosa, meno complicata: il senso umano del rapporto nella cura
e nell’assistenza al malato e alla famiglia.

Come non possiamo
aderire al rispetto della dignità della persona e come non apprezzare l’azione
di governo nel campo della giustizia, della scuola e dell’università e della
riforma della P.A.

Quale rispetto della
dignità della persona è nelle gogne mediatiche delle intercettazioni
orchestrate tra certa stampa e certi segmenti politicizzati della Giustizia,
quale nelle nostre carceri e quale nella nostra incapacità reale di fornire
alla pena il valore di certezza e il fine della riabilitazione del condannato.

 

Quale rispetto della
dignità della persona può esserci in una Scuola e in un’Università, figlie del
sei o del diciotto politico di derivazione sessantottina, che appiattiscono e
livellano i nostri figli e i nostri giovani verso il basso, che chiudono le
porte al merito per spalancarle al bullismo.

Quale rispetto della
dignità della persona incontra il cittadino quando si confronta con
l’inefficienza della P.A., con gli sprechi di danaro pubblico, con le code di
persone che chiedono l’esenzione ticket, un diritto.

 

Abbiamo un compito
grande: iniziare da noi e cambiare la politica per cambiare Cassano perché non
si possono confermare né passato, né presente né tampoco i fallimenti. Siamo
chiamati a costruire il futuro.

 

Il cambiamento non è
semplicemente nella ricerca di un nuovo volto e di un nuovo cognome. Il
cambiamento è soprattutto in un nuovo modo di essere, di partecipare, di stare
insieme. Il cambiamento è nel saper tramutare quell’idea malsana che si ha
dello stare nelle istituzioni “per gestire il potere” nell’idea positiva di
essere nelle istituzioni “per spirito di servizio” spendendosi non per sé e per
i propri amici ma per la collettività e soprattutto per i più deboli, gli
ultimi, quelli che sono spesso invisibili ai nostri occhi e ai nostri cuori.

Il cambiamento è
nell’abolizione delle barriere rigide erette artatamente come “muri di Berlino”
per impedire la partecipazione, il confronto, il dialogo, le relazioni tra le
persone per il semplice motivo che si vorrebbe sopperire alla mancanza di “qualità
umane, relazionali, valoriali e professionali” impedendo la crescita
dell’altro, livellando in giù, appiattendo il tessuto sociale, culturale ed
economico di una città ben sapendo che solo se tutto va in giù, le loro facce
possono reggere il confronto. Ma sono ormai facce impresentabili.

 

Cari amici, il muro
di Berlino è caduto da tempo, è tempo che, tutti insieme, nel nome della
libertà di un popolo, abbattiamo le loro barriere per cambiare i nostri destini
e il nostro futuro.

 

Il cambiamento è nel
sostituire il “gioco delle lobbyes affaristiche e le scelte di pochi” con i
valori della “partecipazione collettiva alle decisioni istituzionali” perché
abbiamo il dovere di valorizzare il sistema delle relazioni, il concetto di
solidarietà e di sussidiarietà, il fine ultimo dell’azione amministrativa che
non può che essere il bene comune perché non serve la ricchezza di pochi ma la
stabilità di tutti.

 

Attenti però, il
cambiamento passa attraversando due momenti: il momento dell’aggregazione e
quello della presentazione. In questo momento aggreghiamoci, riconosciamoci,
condividiamo idee, ideali ed obbiettivi.
Guai se, nell’aggregare, immaginassimo il Partito
degli italiani
come il paradiso dove c’è San Pietro che decide chi
entra, chi va in Purgatorio e chi va nelle Fiamme.

 

Immagino il PdL come un’area-sistema (non uno
spazio recintato) all’interno della quale debbono incontrarsi con coerenza le
diverse sensibilità ed identità che per affinità ideologiche si riconoscono
negli stessi valori e negli stessi princìpi per sfociare in un processo di
ibridazione delle identità funzionale al raggiungimento di obbiettivi
condivisi. Senza giudici e senza censori ma con grande slancio di inclusività.

 

Nei prossimi giorni
lavoriamo per presentarci alla città, in una squadra presentabile fatta di
giovani, donne e persone mature, esperte e appassionate e con fedina penale
candida e pura.
Dobbiamo
credere nella qualità, nella concretezza della politica, nell’accrescimento
delle sensibilità e delle competenze, nel legame forte con il territorio e con
gli elettori e su questi valori deve giocarsi il confronto tra noi e gli altri
e su questo confronto dobbiamo fondare la nostra presentabilità al corpo
elettorale. Nel presentarci, non possiamo credere negli amori e negli incanti
che sfociano dalla rabbia e dalla delusione.

 

La domanda che mi tormenta è la seguente: “ma se un nostro amico,
avversario ma pur sempre amico, fosse stato confermato nel ruolo di “revisore
dei conti”, sarebbe stato oggi candidato Sindaco? La risposta a questa domanda
avrebbe fornito la dimensione della nobiltà della sua battaglia politica ma non
perchè ci interessano i fatti altrui ma per avere un metro di valutazione della
nobiltà delle nostre battaglie.

 

La nostra è una battaglia giusta, fatta di opposizione, di strategia
della riflessione, di gente oppressa nell’amor proprio, offesa nella dignità
più profonda, di gente che ha avuto la dignità di non vendersi e di non
svendersi, soffrendo al freddo dell’opposizione ed “evitando di migrare per
ristorarsi al sole”. La nostra è una battaglia giusta, di gente che ha creduto
ma si è ritrovata delusa, di gente che guarda al futuro e che non accetta la
conferma del passato, di gente che vuol contrapporre lo sviluppo all’appiattimento,
di gente che crede nella vita e nel futuro come possibilità di riscatto, di
gente che sogna di essere artefice e protagonista di una Cassano riconciliata.

 

Di gente che è popolo, popolo di cambiamento, popolo di innovazione,
popolo di libertà.

 

Quel popolo siamo noi e tutti quelli che con noi sapranno lottare per la
libertà di un popolo, per la libertà di Cassano.

 

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