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CUORE DI PUGLIA TRA I TERREMOTATI

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CAMARDA (L’AQUILA) – Michele, 35 anni, è barese di Putignano. Prima del lunedì della grande scossa erano in servizio come ogni giorno nella stazione di Tivoli. Dopo la tragedia hanno preso la licenza e sono tra i guardiani tuttofare del campo di Paganica. Massimo è al cellulare e direziona lo sguardo verso di noi: «Ragazzi, quel furgone va scaricato da un’altra parte, c’è gente che non ha ancora le tende e la roba, ma bisogna andare nei paesi qui attorno». Certo, la disperazione è altrove. Paganica è la somma di tre tendopoli bene allestite ormai. Tre campi che hanno come cinta una lunga fila di container pieni. Ma non di tutto quel che serve. Alle 10 di sera nelle due tensostrutture finiscono di cenare i soccorritori. Sono cotti più delle patate e del tacchino servito nel piatto. Fuori c’è il cartello che la dice lunga sul bisogno urgente di ritorno alla normalità: «Partita di calcio Scapoli-Paganica».

La seconda squadra è corretta dal prefisso «ex». Già ex Paganica. I bambini continuano a prendere a calci a un pallone sotto i riflettori alimentati dal gruppo elettrogeno. Gli anziani sono ancora fuori anche se il freddo non ha allentato la morsa. Si tira fino a tardi fuori dalla tenda. Perché dentro c’è poco, c’è l’indispensabile; fuori c’è un un via-vai da ipermercato all’aperto, che almeno spegne la paura e fa sentire tutti meno soli. Una donna sull’ottantina s’avvicina e bisbiglia: «Avete qualche paio di mutande?». Certo che sì. Un altro anziano, più giovane d’età ma costretto al bastone per le ferite durante la fuga dopo una scossa ammicca di continuo le palpebre umide di lacrime e parla a voce alta: «Adesso state qui, ma tra un mese? Non potete lasciarci soli. Come staremo tra un mese?». Massimo sale su uno dei furgoni dei volontari baresi arrivati per la quinta volta da Bari. Direzione Camarda. Più su, si snodano serpentoni di curve che ti fanno perdere la conta dei chilometri. Ma non sono tanti. Sulla strada principale è parcheggiato un autobus di linea, vecchiotto. Ci dormono in una ventina: sono quelli che hanno la casa in piedi, ma la stessa paura di morte del lunedì nefasto. E nel campo, poco più sotto, non ci sono ancora tende per tutti. Lo psicologo milanese Salvatore Cascone parla con Massimo e gli svela che ha chiamato rinforzi da un comune lombardo: «Arrivano nelle prossime ore squadre di volontari che sono in grado di fare una disinfestazione, essenziale per allargare il campo lì ai bordi del fiume». Bordi ancora al buio perché non c’è luce per tutto. Anche Roberta Tondo giunta da Trevi (Lazio) dopo aver lasciato il figlio 15enne alla madre, si sfoga col carabiniere leccese: «Ho un anziano disabile che non può più dormire in auto, ho dovuto litigare per avere una tenda». 

Una dozzina di chilometri più avanti, passando da una Onna ridotta a briciole ma che è illuminata a giorno almeno lì dove i carrozzoni dei media hanno stanziato i camper e le parabole, s’arriva a Filetto. Non sembra la frazione di Aquila.
Eliana Spagnola, delle Misericordie, dormiva nell’auto. È lei che ha le chiavi del magazzino. La richiesta è la stessa. «Intimo uomo donna e coperte». Non bastano mai. «Siamo 300 in tutto, 180 sono nelle tende, altri 180 sono fuori», motiva la richiesta Eliana. Il ritorno a Paganica serve per fare il punto con i soccorritori della Croce Rossa: medici e militari esperti nella logistica. Arrivano richieste da Picenze di Barisciano, Poggio Picenze, Fontecchio e Ocre. Servono, aceto, intimo, bacinelle, scarpe, stoviglie di plastica, pettini, spazzolini, saponette. Difficile capire.

La Protezione Civile e la Prefettura dell’Aquila continuano a invitare tutti a evitare il «turismo solidale», perché «è tutto sotto controllo». Ma dai contatti e dai faccia faccia si capisce che ci sono tendopoli di «serie A» e di «serie B». E, soprattutto si capisce che la macchina degli aiuti sarà pure perfetta, ma solo mediaticamente. Le fessure lasciate vuote, a sei giorni dal sisma, ci sono eccome. Epperò la babele dei soccorsi è altrettanto dannosa. E allora la colonna di aiuti partita da Bari stamani ha una destinazione diversa: Bazzano. Due furgoni e un pick-up della Polizia Provinciale. E un furgone è guidato dai rom della cooperativa di Japigia, «Artezian» che ha raccolto in giro per la provincia assieme all’associazio – ne «Osservatorio Sud», il carico di aiuti organizzato da più enti e associazioni. Da Cassano la quota più consistente grazie ai volontari della «Fratres»** che hanno messo in moto un vorticoso passaparola che ha fruttato più di mille euro utilizzati per l’acquisto dei materiali richiesti.

(Tratto da “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 12 aprile 2009)

*Alla iniziativa hanno partecipato anche le associazioni cassanesi “Pro Loco La Murgianella”, Turisticamente, Inter Club “G.Facchetti”, Juventus Club “A.Del Piero”, la Cartolibreria “Punto Carta” e l’Italia dei Valori – Circolo di Cassano delle Murge, che hanno contributo all’acquisto di materiale, vestiario, cancelleria.

 
La foto, infatti, si riferisce al furgone allestito dai volontari cassanesi ritratto poco prima della partenza per l’Abruzzo avvenuto nella serata di sabato 11 aprile alle ore 20.00.

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