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L’ESTREMO SALUTO DI GENTILE, FRA RICORDI E NOSTALGIA

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Sarà stata la forte emozione dell’addio. O forse l’esposto del PD cassanese al Prefetto di Bari. Certo è che il saluto di ieri sera al paese del sindaco Giuseppe Gentile non è stato quello che in molti si attendevano.

Come sempre quando è molto nervoso e preoccupato, l’avvocato ha letto da alcuni fogli il suo discorso di commiato, introdotto dalla Presidente del Consiglio Maria Quatraro.

Di fronte, una Sala Consiliare piena di persone: molti anziani, diversi parenti di assessori e consiglieri (non tutti presenti) di maggioranza, molti simpatizzanti ma anche curiosi e attivisti di altre liste, sia quella della Di Medio che di Arganese.

Colpisce, poi, la presenza di qualche cassanese che fino all’altro giorno era impegnato quale "candidabile" a consigliere nelle due liste antagoniste a quella di Gentile e che invece oggi siede lì, magari sperticandosi più di altri in applausi e ovazioni. E’ la politica, anche a Cassano.

Gentile legge il suo discorso, chiarisce che si tratta di un gesto “di ortodossia istituzionale salutare nella casa dei cassanesi, la Sala Consiliare, chi per dieci anni è stato il loro rappresentante”.

Niente comizi, dunque, niente proclami né polemiche. Bè, forse qualcuna.

Ai candidati sindaci dice “Siate sobri, come lo sono stato io. Vedo già qualche pavone…dimettete le ali, siate sobri voi e i vostri familiari”. 

La minoranza, i giornali, la stampa (certa stampa…), i cassanesi che non l’hanno votato? Non li cita ma li ricorda “Non c’è stato un solo minuto in cui non sono stato sotto pressione, in dieci anni; eppure non ho mai preso in giro nessuno, ho sempre motivato i miei no e sono sempre stati sinceri”.

I contrasti nella maggioranza e la cacciata della Busto e della Lanzolla che diedero il via al giro di polemiche, ancora una citazione senza nomi: “Non mi sono mai circondato di “yes man” e questa è stata la forza dell’amministrazione….ho sempre apprezzato lealmente chi ha avuto capacità di confronto, anche aspro ma sincero e orientato al bene comune”.

Il senso del dovere e dell’attaccamento alle istituzioni, non alla poltrona, hanno guidato le scelte del sindaco uscente: “Cassano è cresciuta, ha cambiato volto. E chi dice che per dieci anni siamo stati al buio non capisce che oggi saremmo tutti ciechi, biologicamente parlando”. Dal pubblico, accanto al cronista di CassanoWeb, un tizio si lascia sfuggire un “e chi dice che non lo siate…?”.

Ma parte della platea annuisce, andando con la mente alla campagna che la lista della Di Medio ha avviato affiggendo sui muri di Cassano una lampadina buia con su scritto, appunto “Dieci anni di buio a Cassano”.

Sono stati dieci anni non opachi, in cui si è lavorato sodo ed è ingeneroso ed offensivo dire che il nostro paese è rimasto al buio. Abbiamo affrontato emergenze come l’alluvione del 2005 e l’incendio dell’anno scorso con serietà ed efficienza, da tutti riconosciuta” spiega ancora il sindaco uscente.

Sul futuro suo e di quella che chiama “la squadra”, idee chiare: “Non ho ancora deciso e mi prenderò di riflessione sino all’ultimo secondo anche perché lo vorrei discutere con voi. Sono convinto, comunque, che l’idea di squadra che in questi anni abbiamo costruito potrà garantire un futuro di credibilità e di serietà. Lascio un Comune solido, non rincorso dai debitori così come succedeva quando mi insediai. Oggi questa poltrona sulla quale siedo è più appetibile, è più comoda rispetto a quando sono arrivato io. Si faccia avanti chi vuole conquistarla”.

Tutti in piedi. Applausi.

Uscendo, sovviene un ricordo: l’inizio – giugno 1999 – fu una piazza Moro gremita quasi come quella di quando arrivarono i “Ricchi & Poveri”. La fine – maggio 2009 –  è una Sala Consiliare con centocinquanta persone. Significherà qualcosa?

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