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GARDEN VILLAGE: ABUSIVISMO SOCIALE A FAVORE DEGLI AMICI

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Era già tutto previsto”, cantava Riccardo Cocciante nel ’75. Un motivo musicale che potrebbe essere oggi la colonna sonora della vicenda “Garden Village”, il complesso turistico-residenziale sorto a Cassano sulla via per Mercadante, in contrada Lagogemolo, grande 80mila metri quadri e composto da 17 villette.

 

L’area del “Garden Village” è diventata di proprietà del Comune di Cassano nello scorso mese di settembre: a tutti gli effetti, cioè con sentenze passate in giudicato dopo una battaglia giudiziaria lunga quasi quindici anni, è stato considerato abusivo e per questo acquisito al patrimonio del Comune che ne ha disposto il riuso. Non l’abbattimento, cioè, come previsto dall’ordinanza del Tribunale che ne decretava l’abuso compiuto ma il riutilizzo a fini sociali ovvero per il bene della comunità, di tutti i cittadini.

Con la maggioranza ho di mira un obiettivo – dichiarò in quella occasione il sindaco uscente di Cassano, Giuseppe Gentile, oggi candidato alla Provincia con l’Italia dei Valori – ovvero restituire alla sanzione la funzione educativa e d monito per chiunque domani dovrà pensarci mille volte prima di cimentarsi in operazioni che, ove mal gestite, possono far sfumare milioni di euro; attraverso il passaggio alla proprietà pubblica – aggiunse Gentile – e la decisione di conservare il bene, la comunità può ritenersi ristorata attraverso il recupero del manufatto e l’immissione in un circuito che permetta il perseguimento di finalità sociali e di pubblico interesse”.

E’ andata proprio così come dice il sindaco uscente?

 

Il Comune, sulla scorta della decisione della maggioranza politica del Consiglio Comunale, emanò il 31 dicembre scorso un Bando pubblico chiedendo alle organizzazioni del Terzo settore di co-progettare interventi di riuso e rifunzionalizzazione del complesso turistico, dando tempo fino al 29 gennaio per la presentazione dei progetti.

Nei giorni scorsi il “Garden Village” – o meglio: la gran parte di esso ossia 10 villette su 17 – è stato affidato dal Comune ad una Rete di dodici enti del terzo settore, la cui capofila è una associazione con sede a Cassano dal nome “Cercasi un fine – onlus”. Questa Rete è stata l’unica a rispondere al Bando comunale.

La nascita ufficiale di “Cercasi un fine – onlus” è luglio 2008, ma già dalla primavera del 2005, come testata giornalistica edita dal Centro Studi “Erasmo” di Gioia del Colle, ha svolto una serie di attività: presentazione libri, scuole di formazione alla politica, iniziative culturali. A luglio, appunto, l’associazione si rende autonoma, deposita un proprio statuto e apre una sede a Cassano, in via Chimienti n.60, nel centro storico, locali di proprietà della Parrocchia “Santa Maria Assunta” di Cassano. Prima di luglio 2008 tutto era affidato a “Erasmo”: editoria, distribuzione del gionrnale, casa editrice.

Raccontata la cornice, vediamo il quadro.

Il giornale “Cercasi un fine” e più in generale le attività collegate allo stesso, sono da sempre sostenute (con denaro, idee e quant’altro) da una serie di illustri personaggi del mondo della politica, dell’università, della cultura pugliese e non solo. Nella sezione “In compagnia di…” sul sito internet del giornale-associazione (www.cercasiunfine.it ) troviamo nomi come Nichi Vendola, governatore della Puglia; Silvia Godelli, assessora regionale al Mediterraneo; Oscar Iarussi, giornalista de “La Gazzetta del Mezzogiorno” e anima della “Apulia Film Commission”. Troviamo anche il nome del sindaco uscente di Cassano, Giuseppe Gentile, quello di sua moglie e dell’Assessore alla Pianificazione Strategica e Sviluppo Economico del Comune di Cassano, Antonio Petrone assieme a tanti altri cittadini cassanesi, più o meno vicini all’amministrazione uscente di Cassano.

Alcune domande:

1) esiste un conflitto di interessi di Gentile che sostiene un’associazione destinataria di un bene pubblico e che egli stesso ha deciso di non abbattere, così come imponeva il Tribunale?
2) Si può dire, sulla base di ciò, che il sindaco Gentile abbia in qualche modo “dato a se stesso” quella struttura?

3) Che abbia avuto un qualche interesse a decidere in quel modo?

4) Che la sua vicinanza all’associazione “Cercasi un fine” abbia in qualche modo influenzato quella decisione e quella del Consiglio Comunale? I consiglieri di maggioranza erano a conoscenza di questi fatti quando hanno deciso di approvare l’idea di Gentile?

 

Una cosa è certa: alcuni influenti membri dell’Associazione nonché tra i fondatori della stessa si stavano muovendo per ottenere l’affidamento della struttura già prima della decisione del Consiglio Comunale.

 

Lo prova una email di cui siamo entrati in possesso indagando sulla vicenda: è datata 25 settembre 2008 ma pare ve ne siano altre dei primi di settembre. L’email fu inviata da un alto prelato cassanese ad una serie di associazioni alle quali si chiedeva di aderire al progetto per il recupero del “Garden Village”: “Ti allego bozza del progetto – si legge nell’email – è solo una bozza, su cui discuteremo e ci confronteremo su tempi, luoghi, soggetti, progetti e collaborazioni da attuare” e stabilisce già la data di un sopralluogo “per vedere l’immobile”, il 18 ottobre 2008.

 

Cosa c’è di strano in tutto questo?

 

Che il Consiglio Comunale di Cassano decise di non abbattere il complesso ma recuperarlo nella seduta del 26 settembre 2008 e che il Bando pubblico del Comune che permetteva sopralluoghi per visionare l’immobile fu emanato il 31 dicembre 2008.

 

Anche qui, dunque, una serie di domande:

1) come facevano alcuni membri dell’Associazione, a cui poi effettivamente è stato consegnato l’immobile, a sapere cosa avrebbe deciso il Consiglio Comunale già diverse settimane prima?

2) Come è possibile che già ci fosse un progetto, l’idea di una rete di soggetti per la gestione, insomma che si sapesse cosa farne ben prima che il Consiglio Comunale, decidesse cosa farne del Garden Village?

  Tra l’altro leggendo il progetto allegato a quell’email e confrontandolo con quello consegnato al Comune di Cassano il risposta al Bando pubblico c’è da restare stupefatti: si tratta praticamente di una fotocopia, tutto coincide.

Come in molti ricorderanno, tra l’altro, quella seduta del Consiglio fu particolarmente agitata: il PdL (all’opposizione)  abbandonò l’aula perché a suo parere la documentazione sulla quale doveva basarsi la decisione dei consiglieri era carente; il PD (anch’esso all’opposizione) chiese più volte al sindaco di rinviare il punto e approfondire la questione, fatta di troppi lati oscuri; infine, dopo qualche “mal di pancia” della maggioranza di “Progetto Idea Domani” ci fu una sospensione dei lavori di circa mezz’ora chiesta dal sindaco Gentile, al termine della quale tornati in aula, i consiglieri di maggioranza decisero di continuare i lavori e decidere sul non abbattimento del complesso edilizio, votando per il suo recupero. Il Pd si astenne.

Altra curiosa coincidenza riviene dalla lettura dello Statuto dell’Associazione “Cercasi un fine” che fino al luglio 2008 si era dedicata principalmente a pubblicare un giornale e organizzare incontri culturali e socio-politici; dall’estate dell’anno scorso, invece, lo Statuto dice molto altro in più poiché l’Associazione ha fra gli altri scopi “l’assistenza sociale e socio-sanitaria in favore di persone svantaggiate; la gestione di un centro residenziale di eccellenza per disabili; la gestione di un centro di accoglienza per permanenze temporanee di sfrattati e soggetti svantaggiati; la gestione di un centro residenziale per il turismo sociale e ambientale con particolare riferimento al Parco dell’Alta Murgia”. Tutte nobili azioni, sia chiaro, e scopi di altissimo senso civico e umanitario: gli stessi che si ritrovano nel Progetto presentato dall’associazione al Comune e accettato dallo stesso.

Quasi che l’Associazione sia stata “costruita” e pensata per gestire un bene dei cassanesi e che il tutto sia nato nelle prime settimane dell’estate del 2008 ovvero pochi giorni dopo l’ordinanza della Procura della Repubblica di Bari  che – sulla base della sentenza con la quale la Corte di Cassazione disponeva il rigetto definitivo del ricorso del costruttore del Garden Village e dunque metteva la parola fine alla vicenda giudiziaria – inviò al Comune affinché provvedesse all’acquisizione al patrimonio dell’area nonché “alla demolizione delle opere  abusive”.

In paese, quando si seppe della decisione della magistratura ci fu chi si mobilitò per studiare e capire il futuro di quell’enorme area che avrebbe potuto ridisegnare almeno in parte lo sviluppo turistico-ambientale di Cassano: associazioni come la “Pro Loco – La Murgianella”, gli “Ecologisti Democratici” e i consiglieri di opposizione del PdL chiesero all’Amministrazione un confronto pubblico, decisioni comuni, una progettualità condivisa su cosa sarebbe stato meglio fare del Garden Village.

“Non si può dire che dobbiamo ascoltare la città – disse in Consiglio Comunale il Sindaco Giuseppe Gentile – siamo in una democrazia rappresentativa che vuole che le decisioni vengano assunte dagli organi che la comunità ha chiamato a rappresentarla”.

Forse oggi abbiamo capito il perché di quel mancato ascolto.

 

 

La foto del Garden Village è di Vito Stano

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