VULPIO: UNA LEZIONE DI VITA E DI GIORNALISMO
“Mi sono candidato con l’Italia dei Valori alle Europee per accendere un faro sulla mia persona e potermi così salvare…in tutti i modi in cui questa parola può significare….ma non ho alcuna intenzione di proseguire nell’esperienza politica: torno al giornalismo attivo”.
Carlo Vulpio, giornalista e recentemente anche autore di libri d’inchiesta, ospite del Liceo “Leonardo da Vinci” di Cassano lo scorso venerdì, ha spiegato in un’ora e mezza circa il suo impegno nel giornalismo d’inchiesta, vissuto soprattutto nel Sud Italia seppure a servizio di un grande giornale del Nord quale “Il Corriere della Sera” da cui ancora adesso rimane “sospeso” dopo le inchieste e i resoconti dell’inchiesta “Why not?”.
Libertà di stampa e di espressione, la tragedia di Taranto, dimenticata da tutti e misconosciuta dagli stessi abitanti della città ionica, la magistratura, il Sud e la sua eterna coscienza assopita, il distacco dalla realtà e dalla cosa pubblica: sono tanti i temi su cui Vulpio si è soffermato, introdotto da Claudio Crapis, insegnante presso il Liceo.
Una discussione quasi “a braccio” che prendendo spunto dalla cronaca di tutti i giorni e dai suoi libri – “Roba nostra” e “La Città delle nuvole” – si allarga in un abbraccio che stringe il mondo intero che ci appartiene e che dobbiamo sentire come “nostro”, appunto.
Ma se c’è qualcosa che questo giornalista altamurano ha “insegnato” – pur non volendo, visto che non era questa la sua intenzione – l’altra sera ai tanti liceali presenti è stato il prendersi a cuore le questioni che riguardano tutti, l’interessarsene, il conoscerle: “Solo così potremo essere davvero cittadini, coscienti di essere non sudditi ma partecipi della “roba nostra”.
Una stoccata, infine, a tutti i mass-media benpensanti, i bacia-pile laici, quelli che per scrivere di un fatto, attendono il “comunicato stampa”, seguono la “fonte ufficiale” che sarebbe poi la voce del potere: “In venti anni di giornalismo al “Corriere” non ho mai fatto una cronaca neutra….convinto come sono che esiste la realtà, esiste il vero e il falso ma non esiste l’obiettività: chi scrive ha un suo parametro di considerare le cose e l’unico discrimine è considerare i fatti, la realtà. Il resto sono chiacchiere”.