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CONDANNATI CACCIATORI PER SCONFINAMENTO NEL PARCO

cacciatori

Cinque giorni di carcere più 464 euro di ammenda. E’ la condanna che il giudice del Tribunale di Ruvo, Ugo Bassi, ha emesso nei confronti dei cinque persone di Fasano, accusate di aver cacciato all’interno dei confini del Parco dell’Alta Murgia.

I fatti risalgono al dicembre del 2004. I cinque cacciatori fasanesi incapparono in un controllo degli agenti del Corpo Forestale dello Stato di Cassano Murge, in località Cascina Fenicia-Capo Posta nel Parco nazionale dell’Alta Murgia. Tutti e cinque i cacciatori si muovevano a distanza regolamentare l’uno dall’altro, ed imbracciavano fucili da caccia carichi e pronti per l’uso.
Gli accertamenti esperiti dalle guardie forestali confermarono che i cacciatori si trovavano proprio nell’area del Parco nazionale. A confermare la posizione furono non solo le apposite cartine geografiche ma anche il Gps, in dotazione al Corpo Forestale.
Lo “sconfinamento” nel Parco nazionale dell’Alta Murgia determinò per i cinque fasanesi, impegnati in una battuta di caccia all’interno dei confini del parco, una serie di guai giudiziari.

“La tesi difensiva – si legge nella motivazione della sentenza – confonde la  disciplina che regola i parchi nazionali prevista dalla Legge 394/1991 con  quella prevista dalla Legge 157/1992 e relativa alla pianificazione  faunistica e venatoria. Solo quest’ultima – continua la sentenza – prevede  la perimetrazione delle aree interessate con apposite «tabelle» e solo in  questo caso è necessaria una visibile segnalazione che individui le zone  protette, in mancanza della quale il soggetto non è in grado di percepire l’ambito dell’area tutelata. I parchi nazionali sono sottratti alla necessità di perimetrazione, essendo  istituiti e delimitati con appositi provvedimenti pubblicati sulla Gazzetta  Ufficiale.”

Dal momento di tale pubblicazione sorge la presunzione di conoscenza. Nè è stato possibile – si legge nel provvedimento –  condividere la tesi della buona fede e dell’ignoranza data dall’impossibilità  di comprendere, in assenza di tabellazione, il fatto di avere superato i confini dell’area protetta”.

Nei parchi nazionali, dunque, anche se non ci sono i cartelli di delimitazione e di divieto, chi viene “beccato” a cacciare non può ignorare che esiste il divieto di caccia e rischia guai seri.

La pena detentiva, comunque, è stata sostituita con 190 euro di multa oltre alla confisca dei fucili e delle munizioni sequestrate.

 

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