Cultura

CON BICE LEDDOMADE ALLA SCOPERTA DEL “MARE NEGATO”

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Un volume che si presenta come la summa di tutte le esperienze avutesi a Bari quando si è cercato di capire cosa ci fosse alla base della criminalità, sia nei giovani che negli adulti.

Un viaggio attraverso un’intervista piena di intraprendenza, emozione e voglia di portare la società ad un livello migliore con la docente universitaria Bice Leddomade, autrice – assieme ad altri studiosi – del volume “Il mare negato”, presentato nei giorni scorsi a Cassano.

Quando la pubblicazione di questo libro?

“Marzo 2009. E’ stato gia presentato all’Ordine dei medici dal prof. Ivrea con il fine di sottolineare anche le ricerche fatte in ambito neurologico, infatti oggi è possibile capire se ci sono delle predisposizioni al disagio. Sul piano psicologico c’è una relazione abbastanza stretta tra fattori personali e contesto sociale.”

Cosa l’ha spinta a voler partecipare alla realizzazione di questo volume?

“Sono stata invitata  un po’ perché ero un’osservatrice dell’esperienza fatta e un po’ in quanto professoressa universitaria che si è occupata del disagio, in quanto a livello di dipartimento  abbiamo fatto dei veri e propri corsi di formazione e quindi mi hanno invitata come persona che, non solo aveva interesse ma aveva  anche competenze nel settore del disagio. E quindi mi hanno chiesto sia un’introduzione per inquadrare un po’ le ragioni della pubblicazione, sia un articolo su quella che è la costruzione dell’identità personale che è sicuramente qualcosa che poi ci aiuta ad essere persone più o meno vulnerabili o più capaci di contrastare quelle che sono le difficoltà.”

Il sottotitolo è “Profili e caratteristiche delle devianze pugliesi tra derive e approdi”….Quali sono le derive e quali gli approdi?

“Le derive si hanno proprio nel momento in cui si comincia a scivolare, quando una persona non si pone il problema di dove vuole andare ma si fa semplicemente portare. La deriva quindi vien vista dal ragazzo non come un precipizio ma come un cammino che può far approdare altrove. Di conseguenza gli approdi sono atti a intraprendere un’altra via che è quella di un’affermazione personale, di una ricerca, di un mestiere, di una collaborazione. È importante intervenire nel periodo adolescenziale quando la possibilità di devianza è maggiore.”

In che modo è possibile intervenire?

“L’intervento che è stato fatto in quella situazione è quello di dare molta importanza alla personalità del soggetto, alla possibilità delle cose che egli sa fare per dargli una maggiore forza d’identità e quindi una maggiore capacità di contrastare quella che è la difficoltà della confusione. Perché il disagio è una condizione esistenziale ed è determinato dalla richiesta ambientale e dalla necessità di affermazione di se.” Quindi un aiuto nei confronti di quella fascia d’età con il fine di accrescere nelle persone la consapevolezza di se, l’auto efficacia, la proprio identità vista come identità positiva credendo nelle sue capacità piuttosto che nelle influenze che riceve.”

In che senso viene intesa la situazione mafiosa che si viene a creare tra i giovani nella zona vecchia di Bari?

“Nel testo il problema della mafia è affrontato solo come problema esistente ma non indagato perché il gruppo che s’è mosso per questa esperienza è un gruppo che vuole dare importanza alla prevenzione e alla cura come una possibilità che può arginare il processo di degrado.”

Ha assistito mai a qualche furto nel barese?

“È successo che un bambino di circa otto anni, sul triciclo quasi, ha rubato la borsa ad una persona accanto a me ed è tornato poco dopo con la borsa vuota e senza triciclo. Per i soldi. Vicino ad una Prefettura. L’omertà in quella zona era sui generis in quanto successivamente ho notato che i vigilanti erano tranquillamente seduti in ufficio. E alla mia richiesta di uscir fuori a far vigilanza mi hanno risposto “ma perché lei vuole che noi ci compromettiamo?”. Ora quel ragazzino che sicuramente non si rende conto di questa “tresca” si trova in un contesto che agisce su tutti e soprattutto in un contesto dove  si sente incoraggiato dagli adulti ad agire. Ora il ragazzo crescerà sempre in questo ambiente omertoso e paludoso nella chiarezza dei significati.”

Perché si parla prevalentemente di situazione urbanistica che ha portato a determinati effetti nella popolazione?

“Perché l’esperienza fondamentalmente si è svolta in Bari vecchia e appunto l’idea fondante del titolo “Mare negato” deriva dal fatto che, quando c’è stata una vicinanza dei pescatori al mare c’era una vita molto semplice e più legata al territorio. Invece nel momento in cui si evade per cercare altrove la possibilità della sopravvivenza,  allora è inevitabile che si perdano  le radici e si vada in cerca di qualcos’altro.”

Continuerà a scrivere per lei e per la società?

“Sinceramente io sono stanca. Ora voglio “semplicemente” dedicarmi al mettere insieme i documenti per realizzare un progetto bibliotecario che mi ero prefissa di realizzare. Nonostante questo, dopo tutto quel che ho cercato di fare per il mio paese, continuerò ad essere cittadina nella mia mente e nel mio cuore nella speranza che Cassano vada davvero oltre. Spero continui ad esserci gente che abbia la voglia di incontrarsi e confrontarsi in modo da sollevare problematiche e a proporne soluzioni.”

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