Cultura

UN LIBRO SU SIMONE WEIL DOMANI IN BIBLIOTECA

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Domani alle ore 18.30, seminario presso la Biblioteca Civica “A.Perotti” sul tema “Simone Weil  nella cultura contemporanea”. Interverrà Antonietta Benagiano, autrice del libro “Simone Weil, il dominio della forza e della libertà” introdotta dai docenti di filosofia, Valeriano e Petrelli.

L’iniziativa è a cura dell’Associazione “Amici della Biblioteca”.

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CHI ERA SIMONE WEIL
Mistica e filosofa francese (Parigi, 3 febbraio 1909 – Ashford, 24 agosto 1943) era figlia di un ricco medico ebreo e sorella minore del matematico André Weil; riceve in famiglia un’educazione severa e raffinata. Fra il 1919 e il 1928 studia in diversi licei parigini, dove ha come professori di filosofia René Le Senne e Alain. Ammessa all’École Normale Supérieure, nel 1931 vi supera l’esame di concorso per l’insegnamento nella scuola media superiore. Insegna filosofia fra il 1931 e il 1938 nei licei di varie città di provincia.
A Le Puy, suo primo luogo d’insegnamento, suscita scandalo distribuendo lo stipendio fra gli operai in sciopero e guidando la loro delegazione in municipio. È l’inverno 1934-1935: desidera conoscere la condizione operaia nella sua terribile monotonia e dipendenza. Inizia a lavorare nelle fabbriche metallurgiche di Parigi. L’esperienza di otto mesi di lavoro nelle officine Renault – che ha conseguenze gravi per la sua salute – verrà raccolta, sotto forma di diario e di lettere, nell’opera La condizione operaia (1951). Si reca anche in Portogallo dove conosce e vive la miseria dei pescatori.
In questi anni è vicina ad ambienti sindacali e politici anarchici e trotskisti.
Nel 1936 va a combattere con i repubblicani anti-franchisti nella Guerra civile spagnola. Ma, vittima di un incidente, torna a Parigi.
Nel 1937, mentre viaggia, ammalata, per l’Italia, si inginocchia in una chiesa di Assisi, sentendosi trascinata da una forza irresistibile. Iniziano le sue esperienze mistiche, che proseguono nel 1938 quando trascorre la pasqua a Solesmes. Ma non si decide a entrare nella Chiesa cattolica per timore di trovare in essa un facile riparo che l’avrebbe potuta allontanare dalla mistica della passione patita insieme a Cristo.
Nel 1940 abbandona Parigi a causa dell’invasione tedesca; resta dai genitori, a Marsiglia, fino al 1942 e, dopo un breve soggiorno a New York, raggiunge Londra per unirsi all’organizzazione France Libre della Resistenza francese. Digiunando, si sente spiritualmente vicina ai francesi della zona occupata.
Affetta da tubercolosi, muore nel sanatorio di Ashford il 24 agosto del 1943, all’età di soli 34 anni.
Tutte le sue opere principali vengono pubblicate postume.
La posizione etica fondamentale di Simone Weil è quella di mettersi sempre dalla parte degli oppressi. In questa prospettiva, matura anche la sua critica al marxismo; di Marx ella rifiuta il materialismo, la riduzione delle idee all’espressione di un gioco di forze e la fede che gli ingranaggi sociali, se lasciati alle loro leggi materiali, producano il bene. Contro il necessitarismo storico la Weil  riafferma, recuperando Platone, che, nel regno spirituale, dal male non può nascere il bene, e che l’umanità, nella sua lontananza dalla perfezione divina, è in sé misera e limitata e quindi non può autoredimersi attraverso la dialettica materialista.
Nel 1948 fu pubblicato L’ombra e la grazia, una raccolta di pensieri religiosi estratti da Gustave Thibon dai diari intimi (1940-1942) di Simone Weil. Le riflessioni contenute nel libro ricordano quelle di Pascal e di Kierkegaard.
Per la sua scelta di esplicitare il suo pensiero soprattutto mediante la pratica di vita, anziché mediante opere scritte, risulta difficile un’esposizione sintetica della riflessione weiliana; essa in ogni caso risente dell’evoluzione biografica della Weil, passata dalla prima fase di impegno militante di ispirazione comunista-sindacalista a una seconda fase religiosa, mistica. Una svolta importante avviene allorché editorialmente si è proceduto alla pubblicazione integrale e rispettosa del materiale scritto dalla Weil, secondo criteri filologici e non arbitrari. In particolar modo si sono mostrati assai preziosi gli scritti giovanili, scolastici, decisivi per rilevare la profonda continuità del suo pensiero e le problematiche costanti che portano Simone a un percorso tanto travagliato quanto sviluppato filosoficamente.

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