Cronaca

TRUFFA ALLE ASSICURAZIONI, CONCLUSA L’INDAGINE

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Sono 44 gli indagati dalla Procura della Repubblica di Bari per la truffa alle assicurazioni, tra cui un medico cassanese, Nicola D’Andrea, 54 anni, specializzato in Ortopedia, per il quale l’accusa aveva chiesto una misura interdittiva, ovvero la sospensione temporanea dal servizio.

Ieri la Procura ha comunicato la conclusione dell’indagine: ora toccherà al Giudice stabilire il rinvio o meno a giudizio.

Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere, fraudolento danneggiamento di beni assicurativi e falso. Tra gli altri ci sono gli avvocati Domenico Lagreca, Michele D’Agostino e Luigi Cataldi, di Gravina; i medici Pasquale Ariani,  Nicola Loglisci, Pietro Di Pace, Michele Farella e Francesco Fiore; Michele Calderoni, 62 anni, infermiere del Pronto soccorso dell’ospedale di Gravina

Come avveniva la presunta truffa?

Pochi minuti al Pronto Soccorso, una firma su un modulo con il quale si denunciava il sinistro e il gioco era fatto. Almeno  16 i falsi incidenti accertati, in soli due anni (inizi 2006, fine 2008), che avevano fruttato 82.350 euro di indennizzo da parte di diverse agenzie di assicurazione (Ras, Zurich, Nuova Tirrenia, Lloyd Adriatico, Reale Mutua, Milano, Generali e Fondiaria Sai).

La truffa congeniata dal medico Pasquale Ariani, con la collaborazione dell’infermiere, ma soprattutto con la  complicità di alcuni avvocati di Gravina in Puglia  si basata su falsi referti di pronto soccorso che diagnosticavano patologie insistenti (causate dagli incidenti stradali mai avvenuti) che poi veniva avallati da altri medici compiacenti che, in qualità di consulenti di parte, rilasciavano a loro volta altra documentazione medica falsa.

Oltre 40 i falsi conducenti e infortunati che il dottor Ariani e alcuni avvocati hanno coinvolto nella truffa. Quasi tutti giovani di Gravina in Puglia che avevano qualche difficoltà economica ai quali promettevano poche centinaia di euro (fino a 500mila,  solo raramente il risarcimento assicurativo veniva diviso in parti uguali) in cambio di false dichiarazioni. E così la “vittima” dell’incidente si presentava al pronto soccorso quando erano di turno il dottor Ariani e l’infermiere Calderoni – anzi in alcuni episodi era proprio quest’ultimo che forniva anche una sorta di servizio “taxi”, andando a prendere il “ferito” direttamente a casa e lo accompagnava all’ospedale con la propria auto -, il tempo di far firmare un documento (consegnato la sera prima dall’avvocato) che accertava da parte del medico il danno fisico subito dall’incidente e la truffa era compiuta. La documentazione, poi, veniva consegnata al legale che avviava la pratica risarcitoria nei confronti delle assicurazioni. Dopo alcuni mesi i falsi conducenti e infortunati venivano contatti per ritirare il compenso stabilito.

Il “reclutamento” avveniva o direttamente nello studio degli avvocati o al pronto soccorso dell’ospedale di Gravina in Puglia o nello studio privato di fisioterapia del dottor Ariani o, addirittura, in un noto bar della cittadina murgese frequentato solitamente da molti giovani. Era compito, poi, degli avvocati tranquillizzare i falsi conducenti e i falsi infortunati sia sul buon esito dell’operazione, sia sulle possibilità di essere coinvolti inchieste giudiziarie. Bastava non parlare con nessuno, specie con i carabinieri, che a seguito di qualche segnalazione (su mandato della Procura di Bari) avevano cominciato a valutare la veridicità dei tanti incidenti stradali avvenuti tutti in Gravina in Puglia e che vedevano come protagonisti i soliti medici, i soliti avvocati e qualche volta anche le stesse vittime. E sono state proprio alcune di loro che non hanno retto al peso degli interrogatori e hanno confessato di aver preso parte alla truffa.

“Questa – dice il procuratore capo Antonio Laudati alla conclusione delle indagini – è una pri ma tappa di un’indagine che deve proseguire. Gravina, dove si verificavano più investimenti di Bologna, è solo la punta di un iceberg”.

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