Cronaca

OPERAZIONE “DOMINO”: CHIESTE CONDANNE PER 232 ANNI

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Si è conclusa con la richiesta di 232 anni di carcere la requisitoria al processo – la parte relativa al rito immediato – chiamato ‘Domino’ nei confronti dei clan mafiosi baresi di Savinuccio Parisi (nella foto, il momento dell’arresto) e Stramaglia che vede coinvolti diversi cassanesi.

Il pm della Direzione distrettuale antimafia Elisabetta Pugliese ha chiesto quindici anni per Antonio Di Cosola; diciotto anni per Luigi Magrini, dodici anni per Ottavio Di Cillo (ritenuto dall’accusa referente del clan sul territorio di Cassano) e Vito Valenzano; dieci anni per Emilio Giovanni D’Aluiso, Salvatore Buscemi, Agostino Giordano, Francesco Martiradonna e Giuseppe Sciancalepore. A vario titolo, poi, è stato chiesto il pagamento di una multa pari a 439mila 620 euro.

Chiesta l’assoluzione, invece, per Attilio Arricò, Giuseppe Bellone De Grecis, Leonardo D’Ambrosio, Vito Dammacco, Patrizia Licia De Giglio, Monica Luisa De Pinto, Michele Delle Puglie,  Francesco Fasano, Michele Parisi, Francesco e Giacomo Peragine, Giuseppe Roberto, Annunziata Senese ed i cassanesi Alessandro Di Cillo e Francesco Scarimbolo.

I membri dei clan (83 persone) furono arrestati nel novembre 2009 per associazione mafiosa, traffico e spaccio di droga, usura, estorsioni e riciclaggio di denaro sporco.

La sentenza è prevista per il 20 aprile.

Secondo il pm, “al di là della facciata ‘sporca’ (…) dei fatti di sangue (…) del traffico di stupefacenti, dei fatti d’usura e di estorsione, della manipolazione delle aste giudiziarie”, il clan “aveva ben capito che doveva investire il denaro provento dell’attività delittuosa”, creando “legami che con il tempo si sono consolidati col mondo delle imprenditorie; delle professioni; delle banche; della Pubblica amministrazione (…) insinuandosi nella società civile e inquinandola”.

La mafia barese e pugliese, dunque, “non è più una questione (…) tra gruppi malavitosi, ma una questione che coinvolge tutti noi e che deve farci interrogare su quello che possiamo e dobbiamo fare, salvo diventare complici se non tecnicamente almeno moralmente”.

La società mafiosa, secondo il pm, avrebbe “acquisito un completo controllo del territorio per realizzare profitti patrimoniali sia attraverso la commissione di reati, sia attraverso l’infiltrazione nelle attività economiche e impreditoriali, estendendo i confini dell’originario impero del clan Parisi, storicamente insediato nel quartiere Japigia di Bari, a un ben più vasto territorio conquistato dalla tenace attività criminale di Michele Angelo Stramaglia (defunto) nei comuni di Valenzano, Adelfia, Acquaviva delle Fonti e Cassano delle Murge”.

A partire dal 18 febbraio prossimo Savino Parisi sarà processato con rito ordinario assieme ad altri 40 imputati tra cui i cassanesi di Pasquale LazazzeraFrancesco Lionetti.

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