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“MASSERIE SOCIALI”: PER REINTERPRETARE L’AGRICOLTURA

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Una vera e propria “tavola rotonda” l’avrebbe definita il celebre re Artù, assistendo al tavolo di lavoro attorno al quale sabato scorso diversi tecnici ed esperti provenienti dalle zone limitrofe hanno presentato l’iniziativa “Masserie sociali” – Il ruolo del terzo settore. Un progetto ospitato dall’azienda agrituristica bioecologica “Masseria Ruotolo” di Cassano, pensato per cominciare a riflettere e muovere i primi passi in tema di “masserie sociali” e relativa regolamentazione da applicare su tutto il territorio della regione.

“Masserie sociali” significa in primis agricoltura sociale, ovvero l’agricoltura che vede il mondo agricolo interagire con il mondo socio-sanitario, per dare la possibilità a soggetti svantaggiati di fare percorsi terapeutici sfruttando tutto ciò che è presente nel mondo agricolo. Per soggetti svantaggiati si intende tossicodipendenti, ex detenuti o individui con disturbi mentali, da riabilitare socialmente, seguire terapeuticamente, puntando proprio sullo strumento dell’ agricoltura, piuttosto che sanitario.

Tutto questo rappresenta un percorso diverso, fortemente innovativo, che va sotto il nome di “terapie verdi” e rappresenta sotto certi aspetti una sorta di riscatto a conferma di come e quanto il ruolo dell’agricoltura stia cambiando negli ultimi anni, anche se non ancora molto esteso e condiviso come concetto dal popolo pugliese, per mancanza di quella cultura necessaria a porre la gente nella insolita posizione di valutare in tale prospettiva lo strumento dell’agricoltura. Senza contare il fatto che a tutto questo si associa anche il tema del terzo settore, nonché del volontariato, che per certi aspetti ha raggiunto buoni risultati, ma che bisogna ulteriormente incentivare. L’impresa sociale può dunque essere accostata all’idea di economia sociale, come puntualizzano Luigi Caccuri, dirigente dei Servizi Sociali di Mola di Bari e Paolo Vinella, responsabile della cooperativa sociale Herbora di Putignano, per incentivare nel primo caso l’autostima dell’individuo e favorirne nuovamente l’integrazione nella società, ma al tempo stesso, nel secondo caso,  per escogitare nuovi sistemi utili allo sfruttamento e alla valorizzazione del territorio, potenziando la produzione e la vendita di prodotti tipici e biologici a sostegno anche di un turismo responsabile e sostenibile. Tra i presenti che hanno illustrato sulla base delle proprie esperienze tale progetto anche Donato Tagliente, dall’azienda agricola Russoli, Stefano Costa, psicomotricista Asl Ta – Utr Grottaglie e Nicola Marzano, dall’osservatorio regionale volontariato.

In questo quadro, che accoglie temi apparentemente distanti tra loro sposandoli in modo piuttosto originale, Cassano, fatta eccezione per poche strutture, ancora non può occupare un ruolo per contribuire alla concretizzazione di progetti come quelli sopraccitati, che in primo luogo esigono l’allontanamento di numerosi pregiudizi e idee, a questo punto, anacronistiche, come comunemente accade per il termine stesso di “masseria” associato  a concetti di emarginazione e arretratezza, di conseguenza poco considerata e valorizzata. Progetti che, oltre a tutto questo, necessitano soprattutto di una notevole sensibilità nei confronti di determinate categorie con problematiche annesse.

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