UNA SERATA ALL’INSEGNA DELLA CULTURA
Dal 19 al 22 luglio, nell’ambito del progetto “Promuoveloco” gestito dalla Pro Loco “La Murgianella”, il Comune di Cassano delle Murge – Assessorato cultura, turismo e spettacolo e gioventù propone una quattro giorni all’insegna della cultura nella piazzetta antistante la biblioteca comunale e nei locali a piano terra della stessa in collaborazione con il Presidio del Libro, la Messaggi Edizioni e la Pro loco “La Murgianella”: “Cassano legge”, “La biblioteca è…fiera” e “Notti di poesia”. In particolare giovedì 21 luglio si è tenuta una serata all’insegna di un percorso culturale che è iniziato con la presentazione del libro del grande giornalista ed editoriale Alessio Viole,con la recitazione di numerose poesie ad opera di Francesco Tanzi e si è concluso con la lettura di alcune delle più significative poesie della dolce Lucrezia Percoco.
L’opera del primo autore sopracitato narra una storia ispirata ad una tragedia ancora ben impressa nelle nostre menti: la scomparsa dei fratellini di Gravina. Alessio Viola ha voluto ricostruire la vicenda in un tempo e uno spazio diversi, ambientandola negli anni ’60 e ’70 in un paesino del foggiano che corrisponde poi al paese natale dell’autore. Protagonista è uno scalmanato gruppo di bambini che nei loro giochi estivi si diverte a sfidare un inquietante cisternone situato alle porte del paese. Questo enorme “fungo in cemento” sembra avere una propria anima; nel racconto, infatti, diventerà protagonista quando, durante un gioco spericolato, inghiottirà due fratellini sotto gli occhi degli altri compagni. Impauriti e smarriti, gli altri bambini tornano a casa correndo e temendo le botte dei padri se fossero arrivati in ritardo per la cena; diventeranno adulti in una sola notte, uniti da un silenzioso patto di omertà.
Alessio svolge così un’attenta analisi psicologica e sociologica della vicenda, concludendo, appunto, che nell’età adulta il ricordo di quel tragico pomeriggio diventa esattamente come un cane che ti azzanna alla gola e non ti lascia più per tutta la vita. E’ un’analisi e introspezione del ricordo dell’infanzia e del rapporto tra sé stessi e la stessa. Alessio Viola, vive tra la scrittura e la realtà e si nutre della sua esperienza personale e per ciò si spiega l’excursus storico e morale che fa degli anni ’60-’70 da lui considerati anni di una maggiore presa di coscienza della propria infanzia e base per una futura sana crescita. Egli nasce a Troia, nel foggiano, ma é di adozione barese; un uomo versatile, se così si può dire, perché oltre ad essersi laureato in filosofia, ha svolto molti lavori come l’operaio, il professore, il giocatore di rugby ed è tra i fondatori della “Taverna del Maltese”, storico luogo di aggregazione barese.
E’ intervenuto onorato il sindaco ringraziando Viola della sua presenza nel paese dopo anni di “scomparsa” dal palcoscenico cassanese, giudicando il suo libro una reminiscenza del ricordo “che permette di sopravvivere “ e che lei ha di sua madre. I complimenti sono arrivati anche dall’ospite per la fortuna che Cassano ha di avere un primo cittadino talmente umano e generoso,ricordando con affetto il trattamento riservato alla sua famiglia di emigranti che dal Nord sono giunti al Sud della Puglia. La presentazione del libro introdotto da Gaetano Grasso pone numerosi quesiti all’autore fino a che si è giunti ad una discussione alquanto coinvolgente sul rapporto tra “memoria e ricordo”. “Oggi siamo tutti più poveri perché non coltiviamo abbastanza i nostri ricordi,ma siamo anche così abituati ad avere tutto ciò che ci occorre sotto mano,a non pensare; che non ci sforziamo ad usare la nostra memoria”. “Ma il ricordo ferma o annulla il tempo?”. “Probabilmente il ricordo è il tempo e con la memoria è inscindibile…lo sbaglio è pensare di avere tutto il tempo per ricordare,rimandando scelte e decisioni al futuro.”
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I racconti dell’ottantenne Lucrezia Percoco parlano invece delle difficoltà dinanzi alle quali una donna poteva trovarsi nel passato, costretta a sacrificare spesso se stessa e la propria vocazione per il bene della famiglia, anche in cose che per noi oggi sono scontate e banali come l’istruzione.
Lucrezia racconta di aver iniziato a scrivere già nel ’67, ma di esser stata costretta ad interrompere per lungo tempo questa abitudine per adempire ai doveri di “donna” all’interno della propria casa, imparando il mestiere di sarta e contribuendo in questo modo all’economia familiare.
Un’abitudine quotidiana, quella della scrittura, a cui riusciva a dedicare tempo solamente a fine giornata; poesie che nascevano dal vivere quotidiano, ma anche osservando il mondo che la circondava.
Chiedendo a Lucrezia cosa è l’amore,secca è la risposta: “Affetto, dedizione e… perdono, questo è l’amore”. “Lungo il pontile”ad esempio è una poesia che parla dell’amore,quello di una madre che soffre nel vedere la malattia incalzante che divora il proprio figlio. Altra stupenda poesia è “Il teatro della vita”,che smaschera ogni preconcetto e topos. Poi abbiamo “Crepuscolo”,che rappresenta la serenità che l’autrice prova ad ogni calare della sera. Ci sono anche temi che toccano la povertà e il ricordo del dopoguerra come “Il baratto degli anni ’40” dove si celebra con gioia l’arrivo sulle tavole della farina finalmente candida. Ed infine c’è “Luna vagabonda” che incita chiunque,ad ogni età a non perdersi mai d’animo tentando sempre di cogliere gli aspetti positivi di questa ridente vita.