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UN CASSANESE SU YOUTUBE CON “VENG DA ‘U PAJIS MI'”

panorama_di_Cassano

 

Una trovata goliardica, un improbabile esercizio musicale, un’utile scusa per non pensare ai libri di università.

Come non pensare questo di una canzone rap il cui incipit “ebbene si io vengo dal paese” sembra una frase rubata in qualche ambiente rurale che mal si concilia con il moderno universo musicale, più interessato alle pailettes metropolitane che alle tipiche melodie folk, che pure sembrerebbero essere più pure e colpire meglio l’anima dell’ascoltatore. E invece sembra che la musica debba sempre e comunque seguire delle mode e delle tendenze, spesso riponendo meno importanza nella complessità armonica del prodotto quanto nell’immagine che l’artista riesce a dare di se.

Chi l’ascolta si trova a partecipare a quello stile di vita anche se le origini e il contesto di appartenenza appaiono essere nettamente diverse da quelle dell’idolo del momento. Ed ecco che quindi in una realtà come Bari, ben diversa da quella del ghetto di città come New York o Los Angeles, si sono sviluppate forme musicali proprie di altre culture, espropriate dalle proprie origini, da secoli di discriminazioni e di povertà, e prese in possesso da artisti borghesi o anche benetanti, che tuttavia raccontano di vite difficili e al limite della sopravvivenza.

E’ da queste considerazioni che nasce l’idea di “Vengo dal paese”, dalla necessità di non prendersi troppo sul serio nel raccontare storie spesso lontanissime dalla realtà, e per ricordare ad una fetta di quei Baresi che troppo spesso considerano aberrante l’idea di integrare gente proveniente dall’interland, con un atteggiamento così stereotipato che non può che essere paradossalmente definito “paesano”, che il pregiudizio non è un’atteggiamento proprio di chi vive in una metropoli.

L’autore, Miki Iannuzzi, in arte Coimbra, altri non è se non uno studente cassanese e la canzone in sè non ha grandissime qualità da un punto di vista melodico o tecnico, ed in effetti è stata realizzata con un semplice notebook e con software e strumenti non certo definibili professionali, eppure risulta molto simpatica nell’elencare una serie di stereotipi facilmente riscontrabili in una conversazione con molti cittadini di Bari, che sembrano non essersi accorti come globalizzazione e informazione abbiano abbattuto barriere culturali e di stile di vita un tempo effettivamente riscontrabili tra luoghi diversi.

E allora bastano un microfono, un riff quasi ossessivo, un foglio ed una penna per ricordare a questi artisti pseudo metropolitani che in fondo non è difficile essere un rapper, anche se si viene dal “paese” e se non si sente il bisogno di andare in giro con una pistola ed un giubbotto antiproiettili.

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