Cronaca

DROGA, ARRESTATO ALBANESE RESIDENTE A CASSANO

HUQI Shaban

 

E’ stato arrestato questa mattina un cittadino albanese residente a Cassano, Huqi Shaban, di 26 anni. Era latitante perchè implicato nell’operazione antidroga “Black and White”.

Associazione per delinquere finalizzata al traffico, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina, eroina, marijuana e hashish): con questa accusa lo scorso mercoledì i militari della Guardia di  Finanza della Compagnia di Monopoli hanno eseguito sette ordinanze di custodia cautelare emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura  del capoluogo pugliese.

A capo dell’organizzazione un barese, residente a Loseto, GIULIO CASSANO, 31 anni; stretti collaboratori: NICOLA DEL RE, 31, e SEBASTIANO RATTO, 31, entrambi di Mola di Bari. L’organizzazione si avvaleva poi di un’articolata rete di spacciatori: VINCENZO BOCCUZZI, 32, e SAVERIO FRITELLI, 30, entrambi di Mola di Bari, MICHELE LAMACCHIA, 28, di Bari-Loseto, e  GIOVANNI SBLENDORIO, 30, di Triggiano. Altre cinque persone, tra cui quattro donne, risultano indagate. Le zone interessate dall’attività illecita erano i quartieri Loseto, Carbonara e Ceglie del Campo di Bari, Triggiano, Mola di Bari, Monopoli e altri Comuni limitrofi.

“Il mangiare è buono”: era con un sms di questo tenore che l’organizzazione contattava i propri tossicodipendenti-clienti quando arrivava la merce da smerciare. A fornire le sostanze stupefacenti il capo dell’associazione, Cassano, che aveva presso la sua abitazione di Loseto il suo quartier generale. Ed è stato, proprio, seguendo uno dei suoi pusher, sottoposto a intercettazione telefonica, che due anni fa viene avviata l’indagine da parte dei finanzieri, coordinati dalla Procura di Bari. E’ così che tassello dopo tassello, arresto dopo arresto e sequestro dopo sequestro che gli inquirenti sono riusciti a ricostruire la struttura piramidale che, poi, ha portato, l’Autorità giudiziaria, a contestare il reato di “associazione per delinquere”.

Indiscusso e riconosciuto capo dell’organizzazione Cassano che non solo si preoccupava di rifornire di droga  la sua rete di spacciatori in base alle richieste di mercato, ma  provvedeva a raccogliere e distribuire i proventi dello spaccio, si assicurava che le famiglie dei suoi pusher arrestati potessero godere di assistenza a vari livelli, compresa anche quella legale e, infine, come un vero manager organizzava lo spaccio in maniera che due pusher non insistessero mai sulla stessa zona e nel caso che uno di questi finisse nelle reti della giustizia provvedeva immediatamente a sostituirlo. Quando Ratto fu arrestato veniva immediatamente sostituito da Del Re e Boccuzzi, a loro volta sostituiti da Frittelli.

Ma la vera peculiarità dell’organizzazione consisteva, da parte del capo, di fornire agli spacciatori dei telefonini dotati di lunghi elenchi di tossici da contattare via sms ed essere a loro volta contattabili. Insomma, a disposizione dell’associazione una vera e propria mappatura dei clienti che consentiva agli organizzatori del traffico illecito di non doversi sottoporre al rischio di contattare nuovi consumatori, ma di avere un “portafoglio clienti” tale da accrescere in continuazione il volume di affari. I telefonini, le cui schede cambiavano continuamente, diventavano così strumenti preziosi dell’attività illecita, tant’è che in caso di controlli da parte delle forze dell’ordine la principale preoccupazione di Cassano era quella di mettere al riparo lo strumento da un possibile sequestro. Ma la “forza” dell’organizzazione è stata anche la sua maggiore “debolezza” perché proprio l’articolata attività di intercettazione e individuazione delle celle telefoniche alle quali si collegavano i telefonini hanno permesso di  individuarne non solo l’attività illecita, ma ogni singolo spostamento. Nelle intercettazioni le dosi diventavano a volte “magliette” (eroina) o “giubbotti bianchi” (cocaina), oppure Malboro (eroina) e Merit (cocaina).

Fedelissimi del capo i molesi Ratto e Del Re che provvedevano non solo a fornire le dosi da spacciare ai pusher, ma anche i soldi per il sostentamento delle mogli i cui mariti, parti integranti dell’associazione, venivano arrestati.

Alle manette erano sfuggiti il giovane albanese residente a Cassano e  Sante Santoro, barese di 22 anni, detenuto presso il carcere di Melfi.

I due, gia’ noti alle forze dell’ordine per numerosi precedenti di polizia, erano particolarmente attivi, soprattutto nel territorio di Gioia del colle, Sannicandro di Bari, Cassano, Bitetto e Bitritto.

Le indagini hanno consentito di comprovare decine di incontri con i “clienti” finalizzati alla cessione di stupefacenti. in particolare, il 26 marzo 2010, nei pressi della dismessa stazione ferroviaria di Sannicandro i militari arrestarono i due indagati trovati in possesso di 127 involucri di cocaina e 71 involucri di eroina, confezionati e pronti per la cessione, ben nascosti tra alcuni ciottoli posti sul bordo della strada.

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