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IL CONSIGLIERE GENTILE (IdV): SCHITTULLI NON CEDA

giuseppe gentile piccola

Il consigliere provinciale dell’Italia dei Valori, Giuseppe Gentile ha diffuso sul sito web del partito una sua lettura delle dimissioni del Presidente della Giunta Provinciale di Bari, Francesco Schittulli. Ecco il testo.

 

 

Ho preferito fin qui tacere sulla vicenda delle dimissioni del Presidente della Provincia Schittulli perché, come immaginavo, alla stessa sarebbe seguito il solito valzer di dichiarazioni più o meno amene e, per lo più, inattendibili del variegato mondo della politica.

Certo anch’io non sono fuori da questo mondo, ma rivendico il diritto di guardare a tali vicende con occhio e spirito assolutamente laici.

Cominciamo, innanzitutto, dalle modalità e dal contesto in cui tali dimissioni sono maturate.

Il 31 ottobre 2011, come un fulmine a ciel sereno, Schittulli rassegna le proprie dimissioni nelle mani del Segretario Generale e non, come la legge impone, all’Ufficio Presidenza del Consiglio che, invece, le acclarerà al protocollo solo il 4 novembre 2011; con il che il dimissionario Presidente guadagna sostanzialmente ulteriori 4 giorni per le sue finali riflessioni in quanto, per legge, le dimissioni diventano efficaci decorsi 20 giorni dalla loro presentazione al Consiglio Provinciale e, per esso, al suo Presidente.

Ciò chiarito resta il dato assolutamente opaco delle ragioni poste da Schittulli a fondamento del suo gesto. A ben leggere, infatti, la sua nota del 31 ottobre 2011, si ricava la constatazione da parte di Schittulli dell’insussistenza, allo stato, delle condizioni indispensabili e funzionali al mantenimento dell’impegno assunto in occasione della candidatura; e ciò perché, a suo dire, alla necessaria verifica, egli non avrebbe più riscontrato “spirito di servizio verso la comunità, prevalenza del bene comune su interessi di parte …”.

Anche su mia iniziativa, condivisa da tutti i colleghi delle minoranze politiche rappresentate in Consiglio, è stata chiesta l’immediata convocazione del Consiglio Provinciale, essendo questa la sola sede istituzionalmente deputata a discutere della crisi in atto; si è in attesa di conoscere la data di celebrazione del chiesto Consiglio Provinciale.

Che cosa abbia effettivamente in animo il Presidente Schittulli non è, ad oggi, dato sapere, anche se molti si esercitano in un improbabile ruolo di interpreti del di lui pensiero.

A me personalmente non interessa che cosa pensi Schittulli né mi esalta il pensiero di interpretarne le recondite intenzioni; quel che mi interessa è semplicemente stare ai fatti e ai contenuti di certi atti.

Il Presidente Schittulli ha sostanzialmente affermato, ponendo ciò a base della sua determinazione, che non avrebbe più riscontrato la prevalenza dello spirito di servizio verso la comunità e del bene comune su interessi di parte; dunque, egli sostiene che, nella sua gestione, non meglio specificati interessi di parte abbiano prevalso sull’interesse pubblico.

Le istituzioni, a mio modo di vedere, sono un qualcosa di troppo serio per essere esposte al rischio di tanto criptici messaggi; il Presidente, quindi, a mio avviso, ha il dovere, in Consiglio Provinciale, di chiarire il senso di così gravi affermazioni ed esplicitare puntualmente quei passaggi della sua lettera che sembrano adombrare una sua condizione di sudditanza rispetto ad assai poco limpidi interessi; in che cosa questi si sostanzino e chi ne siano i portatori è ciò che, in una parola, intendiamo sapere dalla viva voce di Schittulli.

Se così non fosse il Presidente Schittulli perderebbe la faccia non solo sul piano politico, ma anche su quello professionale ed umano, tanto più che egli ha sempre vantato di essere un’espressione della società civile e, in particolare, un oncologo di fama nazionale prestato alla politica.

Ne deriva che, se tutto rientrasse così come non fosse accaduto nulla, la reputazione del Prof. Schittulli sarebbe irreversibilmente offuscata; e sul piano politico gli sarebbe arduo garantirsi la sopravvivenza.

Oggi Schittulli, a mio giudizio, non ha da trattare con chicchessia né nel campo del centrodestra, ove si anniderebbero, stando alla sua lettera, i suoi impallinatori, né, a maggior ragione, nel campo del centrosinistra; al riguardo rivendico personalmente e con forza la mia assoluta estraneità e quella del gruppo IDV a qualsiasi forma di deteriore interlocuzione extraistituzionale.

Schittulli, a mio giudizio, non ha che da venire prontamente in Consiglio Provinciale, così come hanno richiesto le opposizioni, chiarire i contenuti di taluni pesanti passaggi della sua lettera e, all’esito dell’inevitabile, articolata discussione, trarre ogni definitiva conseguenza; se saprà essere persuasivo sul versante dell’esplicitazione delle ventilate forme di condizionamento cui sarebbero esposti il suo Ufficio e l’ Istituzione Provincia per mano evidentemente di esponenti della maggioranza di riferimento, non v’è dubbio alcuno che egli potrebbe certamente trovare la disponibilità di quanti ritengono, come me, che le istituzioni sono sacre e non possono essere oggetto di mercimonio alcuno; se così non sarà, allora avremo la conferma che le sue dimissioni non sono soltanto dimissioni farlocche, ma anche uno strumento degenere di volgare “trattativa”  su altri tavoli per ottenere magari garanzie sull’eventuale proprio futuro elettorale; senza dire che, se fosse costretto ad ingoiare il “rospo” di lasciare tutto così com’era prima delle dimissioni, la sua faccia di uomo nuovo, prestato alla politica, verrebbe inesorabilmente risucchiata nel vortice della politichetta da prima repubblica, di cui nessuno di noi ha, nonostante tutto, nostalgia.

Un’ultima via d’uscita dall’angolo in cui egli sembra essersi, con le sue stesse mani, ricacciato resterebbe naturalmente quella della conferma delle sue dimissioni, con il conseguente scioglimento del Consiglio Provinciale.

Ciò che personalmente mi sento di osservare è che, soltanto tenendo la schiena dritta, Schittulli potrebbe uscire rafforzato da questa vicenda.

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