Cronaca

LA FINANZA CONFISCA DUE VILLETTE A “VALLEVERDE”

foto1 confisca clan Parisi Stramaglia

Si trovano nel complesso residenziale “Valleverde” due dei nove immobili confiscati questa mattina dai militari del comando provinciale Guardia di Finanza di Bari con la collaborazione del Servizio Centrale di Investigazioni sulla Criminalità Organizzata (Scico) a Cassano, Valenzano e Bari.

Al momento dell’arrivo dei militari, le due villette non erano abitate. I tempi non saranno certo brevi ma al termine dell’iter burocratico, le due costruzioni saranno affidate al Comune di Cassano o alle associazioni ed enti “no-profit” che ne faranno richiesta per riconvertirli ad usi civili.

Tornando alla vicenda giudiziaria, il provvedimento di confisca è stato emesso dal Tribunale delle Misure di Prevenzione di Bari nei confronti di Angelo Michele Stramaglia “alias Chelangelo” (deceduto a seguito di un agguato nell’aprile del 2009), ritenuto il boss del clan Parisi-Stramaglia, pericolosa organizzazione criminale barese nei cui confronti gli investigatori delle fiamme gialle effettuarono una complessa attività investigativa – coordinata dalla locale direzione distrettuale antimafia – culminata con l’esecuzione, nel dicembre 2009, di 83 provvedimenti di custodia cautelare ed il sequestro di beni per oltre 220 milioni di euro disposti dall’ufficio gip barese. In tale ambito investigativo, sempre nel dicembre del 2009, gli specialisti del G.i.c.o. di Bari sottoposero a sequestro l’ingente patrimonio dello Stramaglia, in quanto indiziato di appartenere ad un’associazione di stampo mafioso. Il Tribunale di Bari ha ora disposto nei confronti di Angelo Michele Stramaglia la confisca di alcuni dei beni (mobili, immobili, societari e finanziari) che erano stati già sequestrati.

In pratica, con il decreto di confisca eseguito oggi, vengono acquisiti definitivamente al patrimonio dello stato i beni sequestrati ad un indiziato di appartenere ad un clan malavitoso.

Lo Stramaglia, secondo la ricostruzione delle fiamme gialle, rivestiva un ruolo chiave all’interno del sodalizio, essendo luogotenente del boss Savino Parisi e a capo dell’omino clan egemone su Valenzano, Acquaviva, Cassano e zone limitrofe. La sua appartenenza alla citata organizzazione è stata sancita, tra l’altro, all’esito del processo denominato “Bleu moon” in cui è stato condannato, in primo grado, alla pena di cinque anni e quattro mesi di reclusione, sentenza confermata in Appello.

Inoltre le investigazioni condotte dal G.i.c.o. nel corso della indagine “Domino”, consentivano di individuare il “tesoretto” del clan che Stramaglia, tra il 2001 ed il 2002, aveva affidato all’imprenditore Michele Labellarte, il “cassiere” del clan allo scopo di convertirlo dalla lira all’euro. La somma pari a circa 6 miliardi delle vecchie lire, provento dei traffici illeciti, fu consegnata, in contante, al Labellarte che disponeva indirettamente – avvalendosi di “prestanome” – di numerose società e conti correnti bancari attraverso cui ha potuto riciclare il “tesoro” affidatogli.

 

Oltre alle ville di Cassano e ad altri sette immobili, sono stati sottoposti a confisca, sei conto correnti bancari presso una Banca di Valenzano, 5 cavalli da corsa e quote sociali di un’impresa edile con sede in Valenzano, per un valore complessivo pari a circa 2 milioni di euro.

 

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