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Festa di santa Rita oggi al Convento

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La Chiesa Universale celebra oggi la Memoria di Santa Rita da Cascia,  molto venerata a Cassano presso il Convento.

Per tutta la mattinata, infatti, la santa agostiniana sarà ricordata nelle celebrazioni che giungono a conclusione del 15 giovedì di Santa Rita celebratisi presso il Convento a partire dal marzo scorso.

Stasera, alle 17.30, prima della Messa vespertina, raduno di tutte le “Rita” di Cassano, con una preghiera speciale.

Ma chi era Rita da Cascia?

Al secolo Margherita Lotti (Roccaporena, 1381 – Cascia, 22 maggio 1457), Santa Rita è stata una monaca agostiniana,  proclamata santa da papa Leone XIII nel 1900.

La prima parte della vita di santa Rita è piuttosto oscura, esistono fonti scritte piuttosto tarde, come la ricostruzione agiografica fatta da Agostino Cavallucci nel 1610 con la Documentazione Ritiana Antica (D.R.A). Comunque la maggior parte delle biografie composte sui pochi dati certi concordano nel fatto che sia nata a Roccaporena, presso Cascia e che il suo nome sia diminutivo di Margherita. Studi incrociati e molteplici ricerche confermano come anno di morte il 1447, e quello della nascita il 1371. Rita morì in età avanzata per il tempo e il modo in cui viveva:  le fonti dicono che, nei quarant’anni di clausura, il suo corpo era sottoposto continuamente a penitenze e a digiuni e, nonostante ciò, visse a lungo per l’epoca medioevale. Figlia unica di Antonio Lotti e Amata Ferri, entrambi sono descritti come persone molto religiose e “pacieri di Cristo” nelle lotte politiche e familiari tra guelfi e ghibellini. Furono loro ad insegnarle a leggere e a scrivere. Ancora oggi è tramandata la leggenda delle api. La leggenda narra che, mentre i genitori di Rita erano occupati a mietere, Lei si trovava sotto un albero dentro una cesta. Un contadino si ferì con la falce ed abbandonò il lavoro per andare a farsi medicare, passò davanti a Rita e vide delle api intorno alla cesta e, con la mano ferita, tentò di allontanarle. La ferita si rimarginò. Le api non punsero la piccola Rita ma le depositarono il miele nella bocca. Questo, dalla tradizione, è considerato il primo evento miracolo relativo alla vita di Santa Rita.

Le agiografie la descrivono come una ragazza mite che rispettava ed obbediva ai genitori. Affascinata dalla famiglia Agostiniana, Rita desiderava farsi suora ma per volere dei genitori si risolse verso il matrimonio. Come era usanza del tempo, i matrimoni spesso venivano programmati già in giovanissima età, soprattutto se l’età dei genitori cominciava ad essere elevata. Così anche Rita, all’età di sedici anni, andò sposa a Paolo Mancini (detto anche Paolo di Ferdinando), ufficiale comandante la guarnigione di Collegiacone, descritto come uomo dal carattere molto orgoglioso, autoritario e discendente da una diramazione della nobile famiglia Mancini. Ebbero due figli forse gemelli: Giangiacomo Antonio e Paolo Maria. Rita si dedicò instancabilmente alla sua famiglia creando le premesse per la successiva conversione di suo marito. Infatti riavvicinò il suo sposo alla fede ed educò i figli alla religione. Proprio quando l’unione matrimoniale, che durò circa diciotto anni, sembrava andare bene, Paolo Mancini fu ucciso, probabilmente dai suoi ex-compagni per rancori passati, in piena notte mentre rincasava.
Rita, credente fino in fondo, perdonò gli assassini di suo marito ma si angosciò profondamente quando capì che i suoi figli volevano prendere la strada della vendetta. Si affidò allora alla preghiera, auspicando addirittura la loro morte fisica piuttosto che vederli responsabili di atti di violenza e quindi con il rischio della morte della loro anima. Poco tempo dopo i due ragazzi si ammalarono contemporaneamente e morirono.
Ormai rimasta sola, Rita volle esaudire quel desiderio che era in lei già dalla giovinezza; il desiderio di prendere i voti e dedicarsi completamente a Dio e a quel carisma Agostiniano che a Cascia era fortemente presente nel monastero di Santa Maria Maddalena.
 

Per tre volte chiese inutilmente di entrare presso il monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena a Cascia. Il suo stato vedovile e forse anche le implicazioni dell’omicidio del marito potrebbero averle ostacolato l’ingresso in monastero. Ma Rita trovò la terza via. Era tradizione medioevale che quando si offendeva con un omicidio, la parte offesa, per vendicare il defunto, doveva incaricare un membro familiare di uccidere i suoi uccisori. Rita impedì di far cospargere altro sangue e dimostrò la forza della Fede e il vero perdono che non chiede nulla in cambio: morti i due figli, dopo aver pacificato gli animi e riconciliato la famiglia di suo marito e quella dell’assassino, Rita entrò in monastero con la benedizione dei familiari rimasti del marito. Secondo la tradizione Rita, in piena notte, fu portata in volo fino dentro le mura del monastero dai suoi tre Santi protettori (Agostino d’Ippona, Giovanni Battista e Nicola da Tolentino) dallo scoglio di Roccaporena (luogo dove la Santa andava spesso a pregare). Così la Badessa, compresa la vera fede di Rita, la accolse in monastero, dove visse fino alla morte, dedicandosi alla preghiera.

 
 

Molti sono i segni soprannaturali che i credenti attribuiscono a Rita da Cascia: la sera del Venerdì Santo dopo la predica di Fra’ Giacomo della Marca, affascinata dalla descrizione della passione di Cristo, avrebbe ricevuto una spina dalla corona di Cristo conficcata sulla fronte. La madre badessa rifiutò, in seguito a tale evento, la richiesta della santa di partire per Roma con le altre suore per un pellegrinaggio. Però, il giorno prima di partire, la tradizione vuole che la spina nella fronte sparì e cosi Rita poté partire. La spina fu portata da santa Rita per i suoi ultimi quindici anni. Il giorno del battesimo sarebbero apparse api bianche sulla sua culla; poi, api nere al suo letto di morte, una rosa rossa fiorita in inverno e due fichi sull’albero nel suo orto vicino a casa sua. Prima di morire mandò sua cugina a prenderli.

 
 

Alla sua morte, avvenuta il 22 maggio 1457, il suo corpo venne collocato in una cassa di pioppo lavorata per atto devozionale dall’artigiano casciano Cecco Barbari. Verificati i primi miracoli puntualmente venivano registrati nel codex miraculorum, Codice dei miracoli in cui è presente quello di Cecco Barbari il quale zoppo voleva far sistemare il corpo di Rita in una cassa, la sua gamba guarì e come gesto di devozione le costruì la cassa. Successivamente viene realizzata la cassa solenne con il vero volto della Santa e un’iscrizione che brevemente riassume gli ultimi anni di vita di Rita.

 

La venerazione di Rita da Cascia da parte dei fedeli iniziò subito dopo la sua morte e fu caratterizzata dall’elevato numero e qualità di eventi prodigiosi, riferiti alla sua intercessione, tanto che acquisì l’allocuzione “santa degli impossibili”. La sua beatificazione è del 1627, 180 anni dopo la sua morte, durante il pontificato di Urbano VIII Barberini, già vescovo di Spoleto. Leone XIII, nel 1900, la canonizzò come santa. I credenti suoi devoti la chiamano “santa degli impossibili”, perché dal giorno della sua morte sarebbe “scesa” al fianco dei più bisognosi, realizzando per loro miracoli molto prodigiosi, detti “impossibili”. La devozione popolare cattolica per santa Rita è tutt’ora senza dubbio uno dei più diffusi al mondo, raccogliendo fedeli in ogni angolo della terra; si documentano gruppi di fedeli in Australia.

 

I resti mortali della santa si conservano dietro una grande grata in ferro battuto, nella cappella a lei dedicata, in stile neobizantino. Essi sono custoditi all’interno di una teca di vetro e argento, nella Basilica che fu consacrata come Chiesa il 18 maggio 1947 ed eretta a Basilica da Pio XII il 1 agosto 1955. La Basilica è collegata all’antico monastero di Santa Maria Maddalena. Recenti ricognizioni mediche hanno confermato la presenza sulla zona frontale sinistra, tracce di una lesione ossea aperta ( forse osteomielite ); il piede destro mostra segni di una malattia sofferta negli ultimi anni di vita, forse associata ad una sciatalgia, mentre la sua statura era di cm 157; il viso, le mani e i piedi sono mummificati, mentre il resto del corpo, coperto dall’abito agostiniano, è in forma di semplice scheletro.

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