Economia

Maugeri, si cerca un patto per salvare la Fondazione

fondazione maugeri

Dalle casse della Maugeri sono stati sottratti almeno 73 milioni di euro per pagare politici e funzionari del Pirellone (sede della Regione Lombardia, ndr).

Tangenti che avrebbero permesso alla Fondazione di ottenere circa 200 milioni di euro in 14 anni. Finanziamenti che ora la Procura chiede di restituire, almeno in parte. E quindi: il sistema che ipotizzano i magistrati, tenuto insieme dalla colla delle tangenti e della corruzione, ha avvantaggiato o danneggiato la Fondazione Maugeri?

Attorno a questo interrogativo si sono riuniti, l’altro ieri, gli attuali vertici della Fondazione. Una riunione convocata, in via straordinaria, subito dopo la notizia della conclusione delle indagini a carico dell’ex presidente Umberto Maugeri e l’ex direttore Costantino Passerino, accusati insieme ad altre 15 persone di associazione per delinquere, corruzione e frode fiscale.

Secondo indiscrezioni (la Fondazione non rilascia nessun commento) all’incontro erano presenti il presidente Aldo Maugeri, il direttore generale Enrico Paggi, i consiglieri Luigi Migliavacca ed Enrico Cotta Ramusino, due esperti di finanza e gestione aziendale che erano stati inseriti nel cda rinnovato proprio dopo l’esplosione dello scandalo, per permettere la transizione della Fondazione verso una nuova fase.

La conclusione delle indagini non modifica il quadro che si era già venuto a creare dopo gli arresti dei vertici, quando era stato certificato un buco da 90 milioni di euro nei conti della Fondazione. Ma ha spinto gli attuali amministratori a fare di nuovo il punto dell’accordo – non ancora trovato – con la procura.

In ballo c’è il futuro della stessa Maugeri. Perché se da un lato c’è la possibilità di costituirsi parte civile nell’eventuale processo, dall’altro c’è la contestazione che la procura fa alla Fondazione attraverso la legge 231, sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

Secondo i magistrati la Maugeri avrebbe usufruito di finanziamenti in maniera non lecita, perché ottenuti attraverso un «sistema corruttivo» tenuto in piedi dall’intermediazione dell’uomo d’affari Pierangelo Daccò e con al vertice l’ex presidente di regione Lombardia Roberto Formigoni.

La Maugeri è pronta a patteggiare e chiudere in fretta questa contestazione.

Come?

Mettendo sul piatto un’offerta di circa 30 milioni di euro, che è il valore degli immobili non funzionali – cioè non legati direttamente all’attività sanitaria – che la Fondazione mette a disposizione della procura per salvarsi. L’elenco comprende proprietà dislocate in tutta Italia. A Pavia, in via Ambrogio da Fossano, ci sono due appartamenti vuoti mentre risulta essere in uso l’edificio in via Palestro, accanto all’Inps, pure di proprietà dell’ente. Ma la Fondazione ha beni confiscabili anche a Genova, in via Val Cismon, dove c’è una casa di cura non attiva, e in pieno centro a Cremona, in vicolo Stella, dove la Fondazione ha un edificio a uso commerciale. Infine, in Puglia, e precisamente a Cassano delle Murge, è di proprietà della Fondazione il “Villaggio del fanciullo”, una struttura attualmente adibita ad asilo.


Pubblicato su “La Provincia Pavese”

 

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