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“Miulli”, conti in Tribunale. La Gentile vuole commissariarlo

Miulli

Libri contabili in Tribunale, per l’ospedale “Miulli” di Acquaviva delle Fonti, struttura all’avanguardia della sanità pugliese, dove – tra personale diretto e indiretto – lavorano numerosi cassanesi.

Tecnicamente la procedura si chiama “concordato preventivo” ovvero l’impresa “ricerca un accordo con i suoi creditori per non essere dichiarata fallita o comunque per cercare di superare la crisi in cui versa”.


Il Consiglio degli Affari Economici dell’Ente Ecclesiastico ha deciso questa procedura dopo la certificazione di debiti per oltre 150milioni di euro a fronte di un fabbisogno annuo stimato, dallo stesso Ospedale, in 30 milioni di euro.

 

La decisione è stata comunicata ai rappresentanti dei lavoratori nel corso di una riunione con i sindacati. Le ragioni dello stato di crisi sono da ricondurre a più fattori, spiega una nota dell’Ufficio Stampa dell’ente ospedaliero

“In primo luogo, alla necessità di far fronte alla crescente domanda di assistenza sul territorio, dovuta anche al venir meno, negli ultimi anni, di diversi presidi sanitari ed ospedalieri facenti capo alla funzione pubblica.

In secondo luogo, ad una recente decisione del Consiglio di Stato che, mutando il precedente orientamento (Sentenza del 2010, circa l’equiparazione degli Enti Ecclesiastici), non ha riconosciuto il diritto dell’Ospedale ad ottenere dalla Regione il rimborso dei costi di alcune prestazioni e servizi sempre resi e garantiti sul territorio.

Non ultimo, all’avvenuto adeguamento agli standard strutturali e di sicurezza che la normativa regionale impone, e che la maggior parte degli ospedali pugliesi non ha ancora implementato”.

“Anche in questa delicata fase – spiega il direttore sanitario dell’Ente, Antonio Sanguedolce – continueranno, in ogni caso, ad essere garantiti dall’Ospedale i servizi e le prestazioni sanitarie richiesti dal territorio, secondo gli usuali standard di efficienza e qualità”.

Sulla vicenda, l’assessore alle Politiche della Salute, Elena Gentile ha affermato che “la nota del Miulli fa comunque riferimento ad un fabbisogno di 30 milioni di euro per presunte previste prestazioni extratetto: una cifra che risulta essere senza nessun appiglio rendicontativo e che sembra essere più indice di un fabbisogno finanziario che di un serio approfondimento. La Regione non intende sottrarsi al confronto, ma auspica che esso si fondi su alcune condizioni. Nessuno pretenda di fare entrare dalla finestra della crisi finanziaria ciò che è uscito dalla porta del Consiglio di Stato”.

In altre parole, la Regione non intende ripianare né disavanzi storici, né sbilanci di conto economico.

L’Ospedale Miulli è privato – sostiene l’assessore – e spetta al suo proprietario – che non è la Regione – di mantenere una gestione economica sana, pena il fallimento. La Regione riconosce il pagamento di prestazioni sanitarie corrispondenti a standard di qualità e nel limite del tetto di spesa assegnato, con l’eccezione aggiuntiva di specifiche prestazioni cosiddette extratetto (per il Miulli, allo stato, l’emergenza-urgenza). E’ chiaro che il pagamento di tali servizi è subordinato alla loro effettiva erogazione. E dunque al mantenimento di un organico adeguato e preparato quale è quello oggi del Miulli. Sembra dunque irrealistico pensare che l’equilibrio finanziario possa essere automaticamente ottenuto e mantenuto in prospettiva con tagli di personale”.

“La Regione – conclude l’assessore alla Sanità – valuterà con grandissima attenzione l’approccio anche comunicativo che l’Ente intenderà assumere su ciascuna di queste partite, sapendo che in mancanza di segnali chiari il concordato, che lascia nelle proprie responsabilità l’attuale management, potrebbe non rivelarsi sufficiente e diverrebbe indispensabile il ricorso ad altri strumenti più incisivi come l’amministrazione straordinaria”.

Possibile, quindi, un Commissario che gestisca il “Miulli”.

Anche il consigliere regionale Ignazio Zullo (PdL) ha diffuso una nota sulla questione dove tra l’altro afferma: “Non possono essere i lavoratori, i fornitori e i pazienti a pagare per inappropriate azioni di indirizzo politico-gestionale che coinvolgono la Giunta Vendola ed il management dell’Ente. La razionalizzazione dell’offerta ospedaliera con la conversione di tanti piccoli ospedali deve obbiligatoriamente marciare in parallelo con il potenziamento di quelle strutture ospedaliere di eccellenza come il Miulli e con l’attivazione e la valorizzazione di percorsi di prevenzione, di integrazione socio-sanitaria e di percorsi assistenziali alternativi al ricovero ospedaliero quali l’assistenza domiciliare, le strutture di assistenza residenziale e semiresidenziale extraospedaliere dedicate alla non-autosufficienza, alla disabilità, agli stati di vita terminale, alle dipendenze patologiche. In Puglia questa marcia parallela e convergente è mancata per la predominanza di una visione burocratico-formale della sanità fortemente orientata al risparmio indiscriminato e poco ragionato piuttosto che alla corretta allocazione delle risorse in funzione delle reali necessità”.

Prosegue Zullo: “Se però da un lato c’è bisogno di una Giunta regionale capace, dall’altra c’è la necessità che il management dell’Ente assicuri una gestione delle risorse quanto più oculata e rigorosa possibile ed in questo non ho motivo di dubitare sulla volontà del Miulli nel seguire procedure di diritto pubblico nell’acquisizione di beni e servizi e di risorse umane all’interno di un corretto dimensionamento di standard assistenziali/necessità produttive e di un bilanciato rapporto costi-ricavi”.

Infine, Giammarco Surico (Fli), consigliere regionale e componente della Commissione Sanità della Regione Puglia ha detto: “La vicenda dell’Ospedale Miulli non può divenire la cronaca della morte annunciata di eccellenze che, insieme alle strutture di Tricase e San Giovanni Rotondo, sono in sofferenza ormai da tempo, nonostante performance efficienti che spesso suppliscono le carenze del sistema sanitario regionale pubblico. La Regione Puglia non può non farsi carico del problema, che, oltre che sul piano dell’assistenza, rischia di diventare esplosivo sul piano occupazionale, considerato l’annuncio dei vertici del Miulli di tagliare 300 unità di personale.

Siccome non è tempo di scarica-barile e non è utile indugiare sulle colpe, ma è tempo di trovare soluzioni a favore della comunità in un momento oltretutto così difficile, ritengo che il Governo regionale debba immediatamente porre in essere interventi che puntino da una parte a riconoscere le prestazioni effettuate, in base alle funzioni espletate dal Miulli, dall’altra a fissare l’aumento del tetto di spesa, essendo le funzioni svolte equiparabili a quelle del sistema pubblico. La struttura ospedaliera del Miulli, infatti, come quella di san Giovanni Rotondo, è inserita nel circuito dell’emergenza-urgenza, alle cui prestazioni non può sottrarsi, neanche di fronte allo sforamento del tetto.

Fatto questo, occorre pensare ad un intervento lungimirante, attraverso la condivisione con i vertici dell’Ospedale di un piano industriale e la pianificazione di un partenariato pubblico-privato che punti, nell’interesse dei cittadini, delle istituzioni e dei lavoratori, a creare sinergie con il futuro Ospedale della Murgia, con l’intento di ottimizzare risorse e offerta e assegnando a ciascuna struttura una funzione specifica (specializzazione per uno, emergenza per l’altro)”.

 

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