Economia

“Natuzzi”, l’azienda decide sugli esuberi

sciopero operai natuzzi

C’era da aspettarselo, come era venuto fuori dalle riunioni tenute negli stabilimenti Natuzzi nei giorni scorsi.

Le voci non presagivano nulla di buono e, a 2 mesi dalla firma dell’accordo di programma, ne è arrivata la conferma. Fatto sta che la direzione della Natuzzi conferma che il gruppo si accinge a inviare le lettere per i dipendenti che tra il 9 e il 13 gennaio 2014 andranno in CIG a zero ore.

Il numero dei dipendenti è lievitato, rispetto a quanto stabilito nei mesi scorsi. Non più 700-800, ma 1306, una cifra che rasenta il doppio del previsto.

Lo scorso 10 ottobre le parti sociali ed azienda avevano firmato al MISE l’accordo che prevedeva il rientro in Italia della produzione fatta in Romania. Tale produzione sarebbe stata affidata alle newco, ovvero imprenditori che sul territorio avrebbero investito e prodotto quanto si faceva in Romania. Il problema è che, a distanza di 2 mesi, nessun imprenditore ha mostrato interesse per rilevare la produzione, che consiste in complementi d’arredo. Ne dà notizia il Corriere del Mezzogiorno, in un articolo pubblicato il 13 dicembre.   

Silvano Penna, segretario regionale della Fillea CGIL, esprime grave preoccupazione, ma vuole andare più a fondo, anche perché con l’azienda che manda le lettere di mobilità, si ritardano i tempi dell’accordo, che da maggio 2014 prevedrebbe il primo avvio e, di conseguenza, gli adeguamenti degli stabilimenti di Ginosa e Matera. Ma Penna si chiede ancora come mai, con le lettere di CIG già pronte, a Santeramo e a Matera il sabato si facciano  gli straordinari. Evidentemente qualcosa nella macchina organizzativa non funziona, a partire dal calendario di CIG e dalla mancata turnazione, aspetto che lavoratori e sindacati hanno sempre lamentato.

Inizialmente si prevedeva che almeno 600 lavoratori avrebbero accettato l’incentivo all’esodo, basandosi sugli 80 che già avevano accettato. Due mesi dopo, il numero è salito a 200, andando di fatto a sballare le previsioni. Inoltre, dei 1506 esuberi, si era sci a 1306 con l’accordo. Il problema è che questi 1306 non sanno fino a quando saranno in CIG che, senza un progetto concreto e specifico, porta i lavoratori verso la mobilità. Come già detto, l’accordo di ottobre prevedeva che nuove società avrebbero preso in mano parte della produzione, ma nessuna realtà imprenditoriale ha espresso interesse o volontà nell’investire, sebbene ci fossero a disposizione parecchi fondi pubblici.

Pochi giorni fa il governo centrale ha messo a disposizione circa 20 milioni di Euro , gestiti da Invitalia, con i quali poter investire nel processo di reindustrializzazione della Murgia. La Regione Basilicata mette sul piatto altri 20 milioni. Il MISE partecipa con la stessa cifra, da investire in ricerca e sviluppo. La Regione Puglia porta in dote 40 milioni, da destinare a corsi di aggiornamento dei dipendenti Natuzzi, che ancora non sanno se e cosa andranno a produrre. . Invitalia ci mette una bella cifra difficile da quantificare, ma soprattutto il contratto di sviluppo con procedure veloci, con conseguente risparmio di tempo e costi. I soldi ci sono. Basterebbe chiederli, illustrando un progetto preciso e, dopo circa 2 mesi, Invitalia sottopone l progetto all’istruttoria ed emette un parere vincolante. I fondi sono quindi facilmente accessibili e non sono affatto pochi. Facendo il totale di quelli del MISE e di Puglia e Basilicata, si arriva a un centinaio di milioni. Più o meno la stessa cifra è quella di Invitalia.

La domanda che ci si pone è: dove sono gli imprenditori? Ma soprattutto, perché non vogliono investire nell’area murgiana, pur essendoci tutti i presupposti per fare bene, ovvero infrastrutture, macchinari e operai qualificati?

Le risposte, ammesso che ci siano, arriveranno troppo tardi, quando ormai le lettere saranno giunte a destinazione.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *