Politica

Foibe: il messaggio del Sindaco Lionetti

GIORNO DEL RICORDO 10 FEBBRAIO 2015-1024x723

Dopo la “Giornata della memoria” per le vittime della Shoah, il 10 febbraio in tutta Italia si celebra il “Giorno del ricordo” per non dimenticare i cinquemila italiani massacrati in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia tra il 1943 e il 1945. 

Uccisi dai partigiani comunisti di Tito solo perché erano italiani: una “pulizia” politica ed etnica in piena regola, mascherata come azione di guerra. 
In realtà nelle cavità carsiche chiamate foibe vennero gettati ancora vivi, l’uno legato all’altro col fil di ferro, uomini, donne, anziani e bambini che in quel periodo di grande confusione bellica si erano ritrovati in balìa dei partigiani comunisti jugoslavi.

Le stragi avvennero all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943 quando si scatenò l’offensiva dei partigiani comunisti contro nazisti e fascisti. Nel mezzo furono colpiti indiscriminatamente tutti gli italiani.

Il “Giorno del ricordo” non è solo dedicato alle vittime delle foibe, ma anche alla grande tragedia dei profughi giuliani: 350 mila costretti all’esodo, a lasciare case e ogni bene per fuggire con ogni mezzo in Italia dove furono anche accolti male e discriminati.

Ma il dramma degli istriani e dei dalmati non finisce.

Per quasi cinquant’anni il silenzio della storiografia e della classe politica avvolge la vicenda degli italiani uccisi nelle foibe istriane.

Nel 1996 comincia ad infrangersi il muro del silenzio attraverso una rilettura storica degli avvenimenti fino ad arrivare al marzo del 2004 quando il Parlamento istituisce una giornata commemorativa per le vittime dei titini, allo stesso modo delle celebrazioni per l’Olocausto degli ebrei.

Perché il 10 febbraio? E’ una data simbolica che si riferisce al 1947 quando entrò in vigore il trattato di pace con cui le province di Pola, Fiume, Zara, parte delle zone di Gorizia e di Trieste, passarono alla Jugoslavia.
Oggi appare ancora più necessario ricordare queste pagine drammatiche della nostra recente storia per affermare con forza che la sopraffazione, la violenza e la discriminazione etnica non possono albergare in nessun consesso civile.

Vanno condannate e combattute da qualsiasi parte esse provengano.

Esse hanno una sola bandiera politica: quella della disumanità

Disumanità che impera ancora oggi in troppe aree del mondo.

Assistiamo sgomenti a tanto sangue versato, a tanta violenza ancora perpetrata in nome di un’appartenenza etnica, religiosa o politica.

Il ricordo dunque ci deve spronare a lottare con tutte le forza per affermare il principio democratico della civile convivenza e della pace universale tra i popoli.

 

Vito Lionetti

Sindaco di Cassano delle Murge

 

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