Cronaca

Bomba sequestrata a Cassano: processo da rifare

bomba a mano

E’ tutto da rifare il processo al boss barese pentito Antonio Di Cosola accusato, insieme con Antonio Lombardi, di porto e detenzione illegale di armi, tra cui anche una bomba a mano di fabbricazione britannica risalente alla seconda guerra mondiale sequestrata a Cassano delle Murge nel febbraio 1998. Agli atti del processo, in corso presso il Tribunale di Bari, mancano, infatti, i faldoni delle intercettazioni dell’inchista e così dopo 17 anni da quell’episodio il procedimento deve partire da zero.

L’episodio è emerso ieri nel corso del processo per l’omicidio di Michele Molfetta, 38enne ucciso per errore durante una rapina a Bitritto il 18 febbraio 1993: quella sera l’uomo entrò in un negozio di giocattoli per acquistare un regalo alla figlioletta di 4 anni che portava in braccio. Fu bersaglio di una serie di colpi e anche la bimba rimase ferita. Il gup di Bari ha restituito gli atti alla Procura perchè integri il fascicolo con le carte mancanti, con il rischio che il reato si prescriva prima di poter arrivare a sentenza. Del delitto sono accusati il boss pentito Antonio Di Cosola (a cui tempo fa ha rivolto un appello la moglie della vittima) insieme con Antonio Lombardi, Cosimo Di Cosola e altre due persone all’epoca dell’omicidio minorenni.

Nel procedimento per l’uccisione di Molfetta sono contestati anche altri due omicidi, quello di Angelo Di Benedetto (ucciso a Valenzano il 2 giugno 1996) e quello di Michele Scannicchio (ucciso a Carbonara il 21 maggio 1997), oltre a tentati omicidi, ferimenti, porto e detenzione illegale di armi (tra cui la bomba trovata a Cassano), due rapine aggravate e un sequestro di persona sotto minaccia di un’ascia. Il giudice ha dichiarato la prescrizione di quasi tutti i reati, condannando con rito abbreviato due persone per l’omicidio Di Benedetto: Michele Armenise a 14 anni e 8 mesi e Pietro Giangregorio a 9 anni e 4 mesi di reclusione. Assolto assolvendo per lo stesso fatto Sigismondo Strisciuglio, per non aver commesso il fatto: il pm aveva chiesto 30 anni di reclusione. Ha poi disposto il rinvio a giudizio per sette imputati accusati dei due delitti Di Benedetto e Scannicchio e di un tentato omicidio dell’aprile ’97. 

 

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