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Famiglie affidatarie: ago e filo per cucire le ferite

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L’affido temporaneo  “è l’ago e il filo nella vita di un bambino”, strumenti per curare le ferite e farle rimarginare, senza dimenticarle ma per renderle innocue “e non farle più sanguinare”.

La potente metafora su cosa sia una famiglia che si prende carico di un  minore in maniera temporanea è emersa nel corso di un recente incontro tenutosi presso la Sala Consiliare del Comune, organizzata dall’Ufficio Servizi Sociali del Comune di Cassano in collaborazione con la Asl e l’Equipe Affido dell’Ambito quindi nelle persone di Vincenzo Gadaleta, Assistente sociale presso il Comune di Cassano, Luisa Arbore e Doriana Paciolla del Consultorio Asl e alla presenza dell’Assessore Enza Battista. 

Calamitatore della serata Cesare Martella psicologo e presidente della Comunità per minori “Il Cedro” di Oria, che con un linguaggio semplice ma profondo ha fatto comprendere chi sono le famiglie affidatarie e perché è belle e necessario diventarlo. I legami da costruire, mettendosi in discussione, la vita da fare scorrere nei rapporti  fra famiglia e figli affidatari, la costruzione di una identità alla quale prendere parte sono vere e proprie tracce di un percorso difficile ma affascinante che Martella ha avuto l’abilità di manifestare.

Le comunità – ed egli le conosce bene – possono fare molto di meno delle famiglie affidatarie, pur con tutti gli esperti e gli psicologi, i migliori del mondo. Ma il calore, l’amore, l’affetto di una vera famiglia saranno segni nella vita di un bambino che non dimenticherà mai, per tutta la vita.

E per chi crede che vi siano grandi difficoltà da superare per diventare famiglie affidatarie o selezioni dire da affrontare sono venute incontro sia le esperte Arbore e Paciolla (“l’affido temporaneo – hanno detto – è un sostegno al minore ma anche alla sua famiglia che in quel momento ha bisogno d’aiuto”) sia la testimonianza di Graziana Lassandro, infermiera santermana ma da anni a Cassano che con grande emozione e semplicità ha raccontato la sua esperienza di famiglia affidataria con una bambina di nove anni e che dura da cinque.

“E’ una esperienza che mi nutre” ha detto la Lassandro  “e anche quando e se questa bambina tornerà alla sua famiglia d’origine, ne chiederò un’altra perché ho capito che insegnare la libertà è un grande dono”.

Soddisfatto per la riuscita dell’iniziativa Vincenzo Gadaleta: “Gesti e parole come questi – ha detto – aprono il cuore e danno un senso al nostro lavoro”.

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