Rotonda “Sacro Cuore”: il Comune non si difende
Il Comune di Cassano non si costituisce in giudizio e perde la causa dinanzi al Consiglio di Stato, sulla vicenda della rotonda del quartiere “Sacro Cuore”.
Le conseguenze? Restituzione dei suoli ai proprietari e un possibile danno erariale per le casse comunali; oltre ad un progetto di riqualificazione che potrebbe essere profondamente rivisto se non proprio bocciato.
Per capire la vicenda, occorre tornare indietro di qualche anno, 20 per l’esattezza. L’Amministrazione Leporale espropria una vasta area dell’allora “zona 167” per – fra l’altro – la realizzazione di una rotonda e una pseudo circonvallazione che sbocchi su via Acquaviva e via Sannicandro.
La nuova Giunta comunale guidata da Giuseppe Gentile non dà seguito a quegli atti di esproprio: non paga, infatti, i proprietari dei suoli a titolo di indennizzo né procede all’emissione dei Decreti di occupazione.
Persi i terreni e senza alcun risarcimento, ai proprietari dell’area non resta che fare giustamente causa al Comune per avere giustizia. E infatti nel 2011 il TAR Puglia condannava il Comune di Cassano, lo obbligava a restituire i terreni ai proprietari, a ripristinare le condizioni iniziali nonché a risarcire i proprietari di circa 20mila euro, cifra tuttavia contestata dai proprietari.
L’Amministrazione Di Medio fa appello contro la sentenza del TAR ma il Tribunale dà ragione ancora una volta ai proprietari. Cambia la strategia dell’allora Giunta Comunale e anche avvalendosi delle nuove leggi in materia, propone e fa approvare dal Consiglio Comunale, nell’aprile 2013, un atto che “sana” la vicenda con l’acquisto dei terreni e delle aree occupate e riconosce ai proprietari 14mila euro per chiudere tutta la storia.
Ma i proprietari ancora non ci stanno e impugnano anche la Delibera del Consiglio Comunale dinanzi al TAR; stavolta, però, sono loro ad avere torto. I giudici amministrativi, infatti, nell’ottobre 2015 riconoscono che gli atti del Comune questa volta sono inappellabili perché rispondo a tutti i criteri che la legge prevede e dunque respinge la richiesta di annullamento presentata dai proprietari dell’area.
I proprietari, però, non si arrendono e nonostante in Comune siano ormai certi che quell’area sia oramai di proprietà dell’ente, fanno ricorso al Consiglio di Stato chiedendo di annullare la precedente sentenza del TAR: è l’11 gennaio 2016.
A questo punto, la strana (quantomeno) decisione del Comune di Cassano che decide di non costituirsi in giudizio. “Il Comune di Cassano – si legge nella Sentenza del Consiglio di Stato n.322/2016 – pur correttamente raggiunto dalla notifica dell’atto di impugnazione, non si è costituito nel presente giudizio di appello”.
Non chiedeteci i motivi per cui la Segretaria Generale del Comune, Giovanni di Gregorio, il Sindaco e l’Assessore al Contenzioso, Davide Del Re (che ricevono e leggono le email certificate (pec) dell’impugnazione) decidono di non difendersi dinanzi al Consiglio di Stato…
Fatto sta che i giudici romani (Poli-Russo-Greco-Taormina e Spagnoletti) danno ragione ai proprietari di quei terreni affermando nella sentenza che il Comune non poteva procedere a sanare quella situazione in presenza di una sentenza precedente che lo obbligava a restituire quelle aree ai proprietari.
Non puoi, in altre parole, decidere su un qualcosa che non è più tuo, affermano i giudici. Affermazioni che ovviamente nessuno contrasta dato che a difendere le posizioni del Comune cassanese non c’è alcun avvocato!
La sentenza, quindi, da ragione ai proprietari e obbliga il Comune a restituire, nello stato in cui erano, i terreni mentre entro 90 giorni dalla pubblicazione della sentenza (avvenuta il 23 settembre scorso) si procederà alla quantificazione dei danni economici che il Comune dovrà pagare ai proprietari.
In ballo, poi, c’è anche il progetto di riqualificazione dell’area e il conseguente finanziamento che il Comune di Cassano ha presentato nell’ambito di un Bando nazionale assieme ad altri Comuni dell’Area Metropolitana di Bari e che coinvolge appieno proprio quella rotonda, da poco sistemata a messa in sicurezza in occasione della Festa patronale per ospitare giostre e parco divertimenti.
Resta, dunque, da capire i motivi per cui il Comune non si è difeso. Forse avrebbe perso ugualmente, forse no. Certo è che adesso la situazione di quell’area si complica ulteriormente.