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Violenza di genere: in Puglia oltre 900 casi in un anno

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In occasione della Giornata Internazionale Contro la Violenza di Genere che ricorre oggi 25 novembre, la Regione Puglia ha tenuto ieri, 24 novembre, un incontro a cui sono state invitate le istituzioni, i centri antiviolenza, e la stampa. L’evento è stato occasione per presentare la strategia regionale messa in campo dall’Assessorato al Welfare per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza e per fornire dati di dettaglio sull’attuazione degli interventi specifici, realizzati con il concorso delle istituzioni pubbliche, in primis i Comuni, e dei Centri antiviolenza, che svolgono un ruolo insostituibile nel sostenere ed accompagnare le donne, sole o con figli, nel percorso di affrancamento dalla violenza. 

La presenza rappresentativa del mondo della scuola sottolinea quanto sia fondamentale il ruolo dell’educazione per sostenere il cambiamento di una cultura che ancora si nutre di stereotipi e pregiudizi legati al genere; ma anche la necessità di una collaborazione stretta e continuativa fra i vari soggetti pubblici e privati che costituiscono la rete antiviolenza e che, insieme, possono consolidare e potenziare l’azione di prevenzione e contrasto. 

Particolarmente interessanti sono stati gli interventi della dott.ssa Rosy Paparella, Garante Regionale Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, la dott.ssa Maria Grazia Foschino Barbaro, Coordinatrice del Progetto GIADA (attuato nell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari, nato con lo scopo di “decodificare” sogni e realtà sommerse e dare ascolto a quei bambini senza diritti, né privacy, oltraggiati e negati), e la dott.ssa Giulia Sannolla, Funzionario al Welfare della Regione Puglia, che ha fornito puntuali dati e percentuali per mezzo di slide.

Proprio i dati riportati destano particolare interesse ma anche preoccupazione. Infatti attualmente in Puglia il 48% delle donne subisce violenze fisiche, il 26,6% psicologiche, il 12,1% stalking, l’1,9% violenze sessuali; su 909 donne solo il 51,3% ha denunciato, il 46,5% non lo ha fatto e il 2,2% ha ritirato la denuncia. Nel 82% dei casi gli autori della violenza sono partner ed ex partner, parenti invece nel 10%. Le donne maggiormente esposte al rischio sono quelle coniugate (42%),  nubili (24,6%) e le donne separate (22%).

Tra i minorenni invece la violenza assistita avviene nel 65% dei casi, di cui nel 35% sono vittime di sesso maschile. I minori presi in carico dai Comuni pugliesi per violenza sono  il 4,7% sul totale dei minori, tra 0 e 17 anni, residenti in Puglia (il campione analizzato equivale al 73% del totale complessivo della popolazione minorile residente). 

Il 53% delle donne vittima di violenza è non occupata, casalinga o studentessa, il 22% ha un’occupazione precaria e il 50% manca di una propria autonomia economica. La percentuale più alta di denuncia riguarda le donne tra i 30 ei 49 anni e che in media posseggono un titolo di studio di scuola media inferiore e superiore; riscontriamo altresì un incremento delle donne che si rivolgono spontaneamente ai Cav del 73,5% e 26,5%. Il 53% delle donne si è già rivolto ad altri servizi prima di contattare il Centro Antiviolenza. 

Il primo avviso pubblico per la presentazione di programmi antiviolenza (luglio 2015) ha visto l’approvazione di 22 Programmi Antiviolenza ammessi a finanziamento (novembre 2015) . Il secondo avviso pubblico, rivolto agli ambiti territoriali non finanziati con il primo avviso (giugno 2016), ha visto l’approvazione di 14 Programmi Antiviolenza ammessi a finanziamento (ottobre 2016). Non hanno partecipato gli ambiti territoriali di San Ferdinando di Puglia, Altamura, Taranto Brindisi, e Poggiardo.

Attualmente la Regione Puglia vanta 28 Cav (Centri Antiviolenza), in 38 ambiti sociali di zona su 45, e 10 case rifugio. Importante e sentita è l’esigenza di un’approfondita analisi delle situazioni esistenti al fine di aggiornare una drammatica fenomenologia in continua e rapida evoluzione. Un’analisi scientifica, nella consapevolezza dell’importanza di un continuo confronto tra persone competenti in materia e le loro conoscenze. La condivisione, quindi, prima di tutto, perché si impongano corretti metodi per la gestione dei casi di maltrattamento/violenza, a partire in particolare dal mondo delle scuole e attraverso tutto il personale scolastico (non solo gli insegnanti), perché le prime vittime di violenza, in quanto più vulnerabili, sono proprio i minori. Proprio a tal riguardo è stato appena varato il Piano Operativo Antiviolenza e le Linee Guida Regionali in materia di maltrattamento e violenza contro i minori, i quali detteranno legge sulle modalità d’azione e di intervento. 

Con le Linee Guida la Regione Puglia intende perseguire l’obiettivo di sostenere, sul territorio regionale, la definizione di politiche ed interventi in materia di prevenzione e di contrasto della violenza di genere, definiti in chiave di genere. La Giunta ha deliberato il documento indirizzato alle Amministrazioni Provinciali e agli Ambiti Territoriali per rafforzare il sistema di prevenzione. Il Piano regionale individua i seguenti obiettivi di servizio: 2 Centri Antiviolenza per provincia, 1 Casa Rifugio per provincia, 1 Equipe multidisciplinare maltrattamento e abuso per Ambito Territoriale, 1 Servizio di pronto intervento sociale per Ambito Territoriale.

            Come ha affermato la dott.ssa Rosy Paparella, la Puglia è la prima regione ad aver varato un sistema di  “monitoraggio dell’esistente”, ovverossia dei casi già conosciuti dai servizi sociali. E nelle Linee Guida per la prima volta si parla di Violenza Assistita, fino ad oggi sempre relegata all’ambito degli “addetti ai lavori” (come gli assistenti sociali). La Violenza Assistita si dimostra come un “patrimonio diffuso di conoscenza”, di conseguenza una violenza affatto invisibile ma diffusa.

            Infine, ha ricordato la dott.ssa Maria Grazia Foschino Barbaro che non bisogna dimenticare come le “violenze” non sono solo quelle fisiche, altrettanto gravi sono quelle di tipo psicologico che protratte nel tempo possono anche provocare un invecchiamento precoce dei processi cognitivi, e la compromissione di funzionalità come il linguaggio. Queste sono solo alcune delle nefaste conseguenze causate da violenza, ma sufficienti per capire l’importanza del combattere questi fenomeni.

 

 

Lorena Liberatore

Addetto Stampa No More – Difesa Donna 

 

 

 

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