Cassano sui “media” nazionali per il Centro minori
Ha fatto il giro d’Italia – e non solo – la notizia diffusa l’altro ieri dalla Garante Nazionale per i minori, Filomena Albano, rimasta bloccata per un’ora presso il Centro di accoglienza per minori stranieri non accompagnati (in gergo burocratico Msna) dagli stessi ragazzi ospiti della struttura, esasperati da una situazione che non vede ancora alternative.
Mass-media nazionali e regionali hanno puntato il loro obiettivo su Cassano delle Murge che ospita la struttura, presso la Masseria “Ruotolo”, con servizi, inchieste, interviste e trasmissioni tv (questa mattina, dalle ore 8.00, se ne occuperà la trasmissione giornalistica “Agorà” su Rai3)
Mentre, però, la Albano, che si trovava nella struttura assieme alla Garante regionale Rosy Paparella e ad altri accompagnatori, ha in qualche modo ridimensionato le sue prime dichiarazioni all’agenzai di stampa ANSA, che parlavano di “sequestro”, con un più tranquillo “siamo rimasti bloccati”, si sentono anche le voci degli ospiti della struttura, una 30ina di ragazzi provenienti in gran parte dall’Africa (Mali, Ghana, Egitto i Paesi principali).
“Repubblica Tv” ha ascoltato alcuni degli ospiti del Centro, gestito dalla Associazione “Etnie” di Bisceglie, che rivendicano la voglia di fare qualcosa della loro vita: studiare, andare a scuola, trovare un lavoro, anche fuori dall’Italia e non restare per mesi a svolgere attività che evidentemente non interessano più di tanto, lontani dal paese e senza alcun contatto con la popolazione.
Proprio ai microfoni dell’inviato di “Agorà”, a cui chi scrive ha assistito, il responsabile dell’Associazione che gestisce il Centro, Francesco Monopoli, ha spiegato che le aspettative dei ragazzi sono altre che non fare attività che la struttura mette a disposizione ma la legge italiana non permette alternative. “Non possiamo farli lavorare – ha spiegato Monopoli – se non dopo i 18 anni e 1 giorno e fino a quel momento devono seguire corsi di alfabetizzazione, conoscenza dei diritti e doveri, visite mediche”.
La questione è che Centri di prima accoglienza come quello di Cassano sono (o dovrebbero essere) fatti per tenere al massimo 60 giorni i ragazzi dopodiché, come prevede la normativa nazionale, dovrebbero passare ai Centri di seconda accoglienza per realizzare il progetto di vita di ognuno ma la macchina si è inceppata.
“I ragazzi – dice ancora il responsabile della struttura – restano troppo tempo in questa condizione: non sono certo scappati da situazioni difficili per imparare ad andare a cavallo o vivere in una masseria didattica….”.
A questo si aggiunge, nel casi dell’Msna cassanese, la presenza di un ragazzo con problemi psichici la cui presenza è stata già segnalata dallo scorso dicembre alle autorità, anche a seguito dell’episodio di cui ha scritto questo giornale, presenza che crea non pochi problemi non solo per gli operatori ma per gli stessi ragazzi ospiti.