Cultura

25 aprile: luogo morale della nostra memoria

lapide piazza moro copy

 Gentile Direttore,

desideriamo ringraziarLa per aver voluto ricordare l’importanza della data del 25 aprile, con la pubblicazione di un articolo del Professor Giancarlo Restelli. Come sa, questa Fondazione annette un’importanza fondamentale (per noi statutaria) al valore della memoria e della riconoscenza verso le generazioni che ci hanno preceduto: premessa per la migliore formazione delle generazioni che verranno e, pertanto, luogo di declinazione effettiva e alta della solidarietà intergenerazionale.
 
Nell’aprile del 2015 (70° anniversario della Liberazione) la Fondazione, con il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, installò sulla parete del Palazzo Municipale una lapide alla memoria.
 
Quest’anno, anche a causa dell’assenza di un’Amministrazione comunale, la Fondazione non ha avuto interlocutori da stimolare per la preparazione di iniziative celebrative.
 
Siamo pertanto contenti che la Sua testata abbia ospitato un articolo volto a ricordare, pur nella necessaria sintesi giornalistica, alcuni elementi storici per un inquadramento generale della Liberazione.
 
Come già fatto lo scorso anno, la Fondazione nella giornata odierna depositerà alcuni fiori su alcune delle tombe delle Fosse Ardeatine, in Roma, e poi nelle prigioni di Via Tasso, sede delle SS e famigerato luogo di tortura. Piccole onoranze, fatte anche e soprattutto a nome della comunità a cui apparteniamo. Non ci dilungheremo qui con parole: preferiamo affidarci alla riflessione di ognuno.
 
Aggiungiamo solo due considerazioni a quelle del bell’articolo del Prof. Restelli.
 
La guerra di Liberazione, con il carico di sofferenze (campi di concentramento, rastrellamenti, torture, stragi di villaggi, …) riscattò l’onore di un Paese che, non possiamo dimenticarlo, si era avventurato a fianco di un alleato spregevole in una guerra che infiammò il mondo e che raggiunse livelli indicibili di cancellazione della dignità umana. Si immagini, solo per un momento, che non vi fosse stata quella lotta di Liberazione: l’intero popolo italiano sarebbe stato considerato dalla Storia e dal consesso dei Paesi liberi, come un popolo colpevole e complice. Oggi invece, senza dimenticare le nostre colpe, possiamo almeno “riconoscerci” in quelle persone che resistettero, attivamente o passivamente, alla ferocia nazista. E la Resistenza italiana fu, tra quelle europee, quella più gloriosa e più tenace e più sfiancante per gli occupanti con l’azione di uomini, donne, anziani, religiosi, militari, persino bambini come gli scugnizzi a Napoli: abbiamo o no motivo di essere orgogliosi delle nostre madri e dei nostri padri? E di conseguenza: abbiamo o no il dovere di stringerci tutti insieme, senza escludere e senza escludersi, in quel ricordo e in quella riconoscenza?
 
E poi quello che ne è scaturito dopo quella sofferenza e dopo il 25 aprile: la Costituzione, che schiere di giuristi internazionali da diversi decenni riconoscono come la più bella del mondo, la nascita della Repubblica e, nondimeno, la creazione dell’Unione Europea il cui contributo italiano fu determinante (basti citare solo due nomi, quelli di Altiero Spinelli e di Alcide De Gasperi): tutte creature da tenere vive facendole funzionare, migliorandole, difendendole, rafforzandole.
 
Ci sono poi certamente dei nodi irrisolti, delle amnesie di Stato, delle rimozioni improprie e delle contraddizioni mai risolte. Ne citiamo solo alcune: la vicenda delle Foibe ingiustamente dimenticate eppure parte di quella medesima sofferenza di un popolo che cercava finalmente pace sulla propria terra, le stragi di Stato ed i tentativi di golpe, la vicenda Moro tuttora nodo significativo della storia della Repubblica, la difficoltà dell’Europa a farsi carico dei problemi (di cui il fenomeno migratorio è solo una spia) globali.
 
Sono, questi ultimi, tutti elementi su cui però deve misurarsi il nostro impegno: troppo comodo riversarlo sui padri e sul 25 aprile e sullo Stato o sull’Europa. Perfino ingeneroso oltre che falsificante.
 
Il 25 aprile è pertanto luogo morale della nostra memoria ma anche del nostro impegno sul presente, è luogo della riconoscenza verso chi ci ha preceduto ma anche luogo del progetto – nella pace e nella libertà – per chi ci seguirà.
 
La ringraziamo per l’ospitalità. 
 
Buon 25 aprile a tutti! Viva l’Italia! Viva la Liberazione!
 
 
Fondazione Albenzio Patrino di cultura e cooperazione europea
 
 
P.S.: suggeriamo ai lettori due documenti di grande valore per la commemorazione della Festa della Liberazione. Il primo è un documento audio, il comunicato del Comitato per la Liberazione dell’Alta Italia che Sandro Pertini – con quella voce giovane e vibrante di passione per la Patria che gli rimase fino all’ultimo giorno – proferì alla radio per proclamare l’insurrezione verso gli occupanti.
 
 
Il secondo documento è la celebre Lapide ad ignominia, scritta da Piero Calamandrei. Albert Kesselring era il comandante delle forze di occupazione tedesche in Italia. Nel 1947 fu processato per crimini di guerra e fu condannato a morte. La condanna fu poi commutata nel carcere a vita. Nel 1952 fu liberato per via delle sue condizioni di salute e dopo il suo ritorno in Germania (dove però visse ben altri otto anni e divenne un idolo degli ambienti neonazisti) disse che gli italiani dovevano essergli grati e avrebbero dovuto dedicargli un monumento. Piero Calamandrei, liberale, partigiano e politico italiano, scrisse allora una celebre e toccante epigrafe, di irresistibile potenza emotiva e con un testo che resta un monumento alla civiltà ed alla libertà. La lapide fu affissa sul Palazzo Municipale di Cuneo e, di seguito, sui principali luoghi dove si erano consumate le stragi naziste.
 

 

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