Politica

Chi ha votato per chi: una analisi del voto cassanese

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A risultati delle elezioni politiche 2018 acquisiti e definitivi, vale la pena spendere qualche parola per analizzare il voto dei cassanesi.

Due premesse, seppur scontate, ci sembrano importanti da ribadire: innanzitutto è sempre molto rischioso paragonare elezioni di differente natura (politiche e amministrative o regionali) dato che le componenti territoriali quando non personalistiche sono prevalenti, nelle ultime due; c’è poi da considerare – per lo stesso motivo di prima – che la eventuale presenza di un candidato locale in qualche modo influenza i voti in relazione alla forza politica che lo candida, così come i dati che snoccioleremo lo dimostrano. Viceversa, l’exploit o il fallimento o la tenuta di una formazione politica non sono, né possono essere, immediatamente addebitabili alla forza territoriale del territorio (il caso del M5S è eclatante da questo punto di vista).

Detto questo, partiamo dal vedere quali sono state, per gli elettori cassanesi, le formazioni politiche più votate, in riferimento alle ultime tre elezioni politiche nazionali.

La prima conferma è per il Movimento 5 Stelle: nel 2008 il Movimento non esisteva ma alle Politiche 2013 ottenne 2.087 voti (27,7%) al Senato e 2.398 voti (28,7%) alla Camera piazzandosi al secondo posto fra i “partiti cassanesi”.

Domenica scorsa il M5S ha incrementato le preferenze ricevendo 3.592 voti (44,3%) alla Camera e 3.364 voti (45,2%) al Senato.

Un balzo in avanti impressionante che ne fanno, oggi, il primo partito a Cassano.

Vediamo ora le formazioni di centrodestra, che nelle politiche del 2008 e del 2013 si presentarono unite sotto “Il Popolo della Libertà” (PdL) mentre nel 2018 la coalizione di centrodestra è andata al voto ognuna con il proprio partito (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia-Udc).

In questo caso, quindi, il raffronto rischia di essere falsato.

Possiamo dire che nel 2008 il PdL, a Cassano, volò al 48,3% con 3.925 voti alla Camera e 3.539 voti (48,7%) al Senato; perse migliaia di voti cinque anni dopo: nel 2013 ottenne 2.376 voti (28,5%) alla Camera e 2.230 voti (29,6%) al Senato restando, comunque, al primo posto fra le formazioni politiche più premiate dai cassanesi.

Va considerato che nel 2013 si candidò alla Camera la cassanese Linda Catucci, oggi capogruppo in Comune per “Siamo Cassano”.

Nel 2018 Forza Italia, da sola, ha ottenuto 1.177 voti (14,5%) alla Camera e 1.223 voti (16,4%) al Senato.

La Lega di Matteo Salvini nel 2008 non presentò proprie liste nel Sud e nel 2013 (si chiamava ancora “Lega Nord”) era praticamente inesistente a Cassano: ottenne solo 9 voti mentre quest’anno è arrivata a  417 preferenze (9,2%) alla Camera e 441 voti (5,93%) al Senato.

Visibilissimo, come in tutto il Sud, l’effetto-Salvini!

Anche l’Udc – allora il leader era Pierferdinando Casini, l’altro giorno eletto con il Pd a Bologna – si presentò da sola nel 2008: ottenne a Cassano 572 voti (7%) alla Camera e 500 voti netti (il 6,8%) al Senato. Nel 2013 scese in coalizione con Fini e Monti solo alla Camera dei Deputati ed ottenne a Cassano 84 voti (l’1%). Quest’anno il partito dello scudo-crociato si è proposto in versione “Noi con l’Italia” alleato di Raffaele Fitto, che ha Cassano aveva il candidato locale, Ignazio Zullo alla Camera dei Deputati. “Noi con l’Italia-Udc” ha raccolto 750 voti (9,2%) alla Camera e 410 voti (5,5%) al Senato.

Fratelli d’Italia, infine: nel 2008 non era presente ufficialmente ma riconducibile a “La Destra – Fiamma Tricolore” con Daniela Santanchè candidata premier e ottenne 215 voti (2,6%) alla Camera e 155 voti (2,13%) al Senato; nel 2013 – con una candidata cassanese alla Camera, Pierpaola Sapienza – FdI raccolse 320 voti (3,8%) alla Camera e 237 voti (3,1%) al Senato.

Quest’anno il partito di Giorgia Meloni ha ottenuto 679 voti (8,3%) alla Camera e 559 voti (7,5%) al Senato. Anche stavolta c’era una candidata locale con Fratelli d’Italia, l’assessore al Bilancio Annamaria Caprio.

Tirate le somme, la coalizione dei partiti di centrodestra ha ottenuto 3.023 voti alla Camera e 2.633 al Senato: perde voti (diverse centinaia) ma è la prima coalizione, sotto, comunque, il Movimento 5 Stelle.

Vediamo ora il Partito Democratico: nel 2008 ebbe 2400 voti (29,5%) alla Camera e 2.175 voti (29,9%) al Senato; nel 2013 raccolse 1.213 voti (14,5%) alla Camera e 1.251 voti (16,6%) al Senato; nel 2018 ha ottenuto 810 voti (10%) alla Camera e 794 voti (10,6%) al Senato. In dieci anni, dunque, il Pd ha perso, a Cassano oltre 1.500 voti. A tutto vantaggio – direbbero gli studiosi dei flussi elettorali – principalmente del Movimento di Luigi Di Maio.

Ancora più a sinistra, appare più o meno stabile la fiducia degli elettori nelle formazioni che si sono via via presentate nel corso degli anni. Nel 2008 “La Sinistra – l’Arcobaleno” di Fausto Bertinotti ebbe 269 voti alla Camera e 239 al Senato; nel 2018 “Liberi e Uguali” ne ha ricevuti 347 alla Camera e 298 al Senato: sostanzialmente stabili, dunque. Mentre nel 2013 c’era Nichi Vendola e l’exploit fu lampante: “Sinistra Ecologia Libertà” ottenne 732 voti alla Camera (8,7%) e 630 voti al Senato (8,3%), facendone il secondo partito di sinistra dopo il Pd.

Interessante appare poi un raffronto fra le due tradizionali aree politiche destra/sinistra, negli anni considerati e non tenendo presente le formazioni politiche più grosse prima analizzate ma solo quelle più piccoli e più “estremiste”.

Le formazioni di destra (Forza Nuova, Casa Pound, Storace) passano dai 30 voti del 2008 agli 85 del 2013 ai 79 del 2018; le formazioni di sinistra (Partito Comunista, Potere al popolo, ecc.) vanno dai 142 voti del 2008 ai 354 del 2013 agli attuali 125 voti.

Possiamo, dunque, dire che se il Pd perde voti, ne beneficiano non solo i grillini ma anche le formazioni di estrema sinistra che contano, percentualmente, più di quelle di estrema destra che evidentemente la Lega non riesce ad “assorbire”.

L’elettorale cassanese era, fino a queste elezioni, sostanzialmente moderato, votava al centro, sbirciando alla destra più tranquilla; mentre fra le ali estreme vinceva nettamente la sinistra rispetto alla destra. Ora, lo tsunami del Movimento 5 Stelle sta cambiando tutto.

Le ultime annotazioni, lo diciamo, sono molto, molto rischiose e riguardano il rapporto fra le forze politiche che si sono cimentate a livello nazionale e i “nostri” politici. A scanso di inevitabili equivoci ripetiamo che ci si muove su un terreno paludoso e dunque si tratta di ipotesi, nulla di certo.

Guardiamo innanzitutto ai due candidati locali: Caprio e Zullo, entrambi del centrodestra, nessuno dei due eletto.

L’assessore al Bilancio della Amministrazione comunale aveva dalla sua quasi tutta la Giunta Comunale e gran parte della maggioranza ovvero il Sindaco, il vice, due assessori e diversi consiglieri comunali della lista “X TE”. Un potenziale, cioè, di oltre 2.000 voti. Fratelli d’Italia, come abbiamo visto, di preferenze ne ha ottenute 679 alla Camera, quest’anno, mentre furono 320 nel 2013. E’ evidente che l’effetto “candidato locale” c’è stato ma non in maniera eclatante. La Di Medio & C. paiono non essersi mossi affatto a favore  dell’assessore o comunque non in maniera massiccia; o, ancora, se l’hanno fatto, la grandissima parte dell’elettorato non ha risposto.

Per quanto riguarda il Consigliere regionale, il bacino da cui pesca è quello delle sue preferenze personali espresse solo pochi mesi fa, alle amministrative, quando ricevette 407 voti. Oggi “Noi con l’Italia” ne ha ricevuti 750: di per sé il dato dice poco ma se si guarda alle percentuali dei singoli comuni del collegio “Puglia 5”, vediamo come Cassano abbia risposto bene alle richieste di Zullo dato che ha portato a casa il 9,2% a fronte di una media del 3% nei restanti Comuni. Anche qui, l’effetto “candidato locale” è palese ma è altrettanto evidente l’emorragia di voti che Zullo ha subìto rispetto alla sua prima elezione in Consiglio regionale con “La Puglia prima di tutto” (ottenne 2.018 voti dal nostro paese) ed a quella, sempre in Regione con “Oltre con Fitto”, del 2015, quando ottenne a Cassano 1.305 preferenze.

Raffrontando, poi, le amministrative dell’anno scorso con le politiche di quest’anno, tenendo sempre bene a mente le premesse fatte sulla diversità della natura delle elezioni, vediamo che nell’area di sinistra è il Consigliere comunale Davide Del Re che fa la differenza: “Più Cassano” ricevette 1.020 preferenze mentre “Liberi e Uguali” ne ha prese 347, con la spinta, per giunta, dell’ex  pd renziano Vito Lionetti.

Per il M5S non c’è storia: ultimo alle amministrative con 485 voti, primo alle politiche con 3.592 voti. Il Pd locale – diluitosi nella lista “Primavera Cassano” – aveva potenzialmente oltre 1.500 voti, calcolando le preferenze dei singoli candidati: ne ha portati 810 al partito, quest’anno.

Difficile, infine, il raffronto con altre liste dato che si trattava di “civiche” dunque con un voto “politico” più libero e personale tant’è che nessuna delle altre liste si è mossa, quest’anno, a favore di questo o quel candidato. Stesso discorso per le singole personalità politiche che non hanno esplicitato le loro preferenze.

Ultima annotazione sull’astensionismo. I dati dei votanti cassanesi: 77,3% nel 2008; 74,1% nel 2013; 72,3% nel 2018. Un calo costante, graduale ma resta il fatto che rispetto alla media pugliese e del Sud Italia (ovvero il 69,9% e circa il 67,3%) i cassanesi sono più “affezionati” alle urne.

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