La voce del paese

Moro, le scelte dei cittadini e una Cassano che sembra dormire

panorama di Cassano

“Se Voi mi chiedete fra qualche anno cosa potrà accadere, io dico: può esservi qualcosa di nuovo. Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti accetteremmo di farlo, ma cari amici, non è possibile; oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà.”

Riecheggiano in questi giorni, nel quarantesimo anniversario della scomparsa di Aldo Moro, le parole del Presidente che rivolto ai suoi compagni di partito invitava Loro a guardare con più attenzione e senso di responsabilità, all’emergenza reale che la società italiana viveva in quegli anni, lasciando da parte gli interessi di Palazzo.

Da appassionato del pensiero politico di Aldo Moro mi soffermo su parole come queste che danno spunto alla mia riflessione e che risultano ancora attuali, oggi più che mai, quando la nostra società soffre una confusione politica, sociale e culturale che ha determinato le scelte dei cittadini anche rispetto alle preferenza di voto.

Ma nessuno si chiede da dove si potrebbe veramente ripartire, da cosa si potrebbe provare a ricostruire quello che negli ultimi vent’anni la politica ha distrutto…e mi riferisco alla fiducia da parte del popolo nelle Istituzioni.

Le Istituzioni, le stesse che vengono puntualmente richiamate nella Costituzione quando si tratta di far rispettare il loro ruolo ma non si pensa semmai fosse stato più utile riscoprire il senso civico, le basi dell’educazione civica, una volta si studiava a scuola, che poi portano al rispetto di quella cosi importante Carta costituzionale per la quale i nostri nonni si sono battuti.

Niente di più facile allora che puntare il dito contro tutti per evitare di cercare le ragioni per le quali siamo arrivati a questo punto.

Ma d’altronde l’esempio che riceviamo da chi viene scelto per rappresentarci è quello.

Ormai trascorrono giornate intere a discolparsi addossando la responsabilità degli insuccessi agli altri…cercando sempre un capro espiatorio per dire: è colpa di….se abbiamo perso.

Nel frattempo il Paese osserva e si comporta di conseguenza sentendosi libero di assumere lo stesso atteggiamento nella quotidianeita’, nelle questioni personali e nelle dinamiche politiche locali dove si vive, o si dovrebbe vivere di più il rapporto con gli esponenti di partiti e movimenti…dico dovrebbe perché secondo me l’ormai totale mancanza di fiducia nelle istituzioni, nei partiti e nelle persone che li rappresentano…l’anarchia nei comportamenti quotidiani delle persone dettati da una situazione definibile “allo sbando” è a mio avviso da ricercare anche nel fatto che negli ultimi anni è avvenuto uno scollamento totale dei partiti con la società…si è perso il contatto se non nelle dinamiche preelettorali fatte di promesse e aspettative puntualmente disattese…si è perso il contatto che portava la gente a frequentare le sezioni, ad imparare, ad informarsi su cosa stava accadendo e cosa si stava facendo…abbiamo perso quei contenitori politici all’interno dei quali potersi esprimere e confrontarsi…quei partiti che tanto hanno dato alle generazioni che ci hanno preceduto ma che oggi stranamente non vanno più bene, non vuole sentirli nominare più nessuno.

Perché?

Perché non c’è più il coinvolgimento della società alle dinamiche politiche, dei giovani che vogliono cimentarsi in questa bellissima pratica che si chiama politica…non ci sono spazi perché se ti avvicini troppo potresti calpestare i piedi a qualcuno, perché se la gente ti segue perché riesci a suscitare interesse in quello che stai facendo allora non vai bene…ed è per questo che oggi come non mai le parole del Presidente restano di una incredibile attualità. Bisogna guardare oltre i propri interessi se si vuole fare del bene al proprio paese, dare un contributo per far rinascere una società che non ha più punti di riferimento.

Nell’era dei social ormai si parla e si scrive per sentito dire, si condividono post di dichiarazioni senza conoscerne il contenuto, senza a volte condividerlo veramente se non sulla propria pagina facebook…per far sapere di sapere…o sapere di non sapere come sosteneva Socrate.

Questa è la realtà che viviamo e sulla quale dobbiamo concentrarci, questa è la realtà che ha determinato il risultato delle ultime elezioni politiche dalle quali attendiamo ancora un riscontro…ma poco importa per alcuni di Noi…importante è che hanno vinto quelli piuttosto che quegli altri…non siamo più capaci di fermarci a riflettere, a ragionare…però non siamo in grado di rispondere alla domanda Perché hai votato…?

Questa è la verità.

E allora se guardo al risultato delle ultime politiche penso: uno degli schieramenti politici ottiene oltre il 40% dei consensi al Sud, ovvero in quella parte dell’Italia che cosi facendo sceglie il Movimento delle regole ferme, del “ cambiamo l’Italia”, in meglio si presume, quella parte del popolo italiano che sceglie il cambiamento ma poi nel proprio piccolo che fa? Non cambia per migliorarsi, non contribuisce al cambiamento.

Quella parte della popolazione che sceglie il governo delle regole ma che poi non rispetta i divieti, non conferisce i rifiuti secondo le regole dei nuovi metodi di raccolta ma per comodità sceglie di riempire di spazzatura le periferie dei Paesi, non indossa il casco in moto, magari senza assicurazione, o parla al telefono mentre guida…parcheggia davanti al divieto di sosta o effettua sorpassi sulla linea continua “tanto non mi ferma nessuno”… è contro gli extracomunitari ma si serve di loro sul lavoro e affitta a loro case di proprietà, almeno “prendo qualcosa”…si scaglia contro gli insegnanti quando questi ultimi rimproverano il loro figlio per la condotta a scuola…non rispetta la fila perché “io conosco”… acconsente infine alla nascita di un governo con la scusa di un “contratto” con chi pur apprezzando, senza palesarlo, il Nostro meraviglioso territorio da sempre cerca di cancellare la popolazione meridionale… e allora che voto è?

Quale cambiamento?

Quale motivazione reale ha spinto gli Italiani a scegliere? Non si sa e non importa saperlo…siamo bravi a condannare e criticare…e allora la colpa è dei partiti, delle Banche, dell’Europa, della Chiesa, delle istituzioni, degli immigrati…insomma di Tutti tranne che la Nostra che però nulla facciamo nel Nostro piccolo.

Una Nazione che si lamenta perché “non ci sono soldi” ma che registra nel 2017 l’incremento più alto per le scommesse sportive…un popolo capace solo di piangere per l’addio al calcio di un portiere, per poi scoprire che in realtà ha scelto solo di triplicare il suo ingaggio altrove…un popolo abituato a lamentarsi sempre senza agire…perché in fondo probabilmente gran parte della popolazione vive ancora bene grazie a quello che sono riusciti a costruire i nostri nonni, i nostri genitori e che a molti consentono di vivere ancora in maniera agiata…e quindi cosa dobbiamo cambiare? Io penso prima Noi stessi, essere più coerenti…il mio invito è quello.

E’ evidente che il mio invito si estende anche agli uomini di partito affinché possano ritornare, seguendo l’invito del Presidente Moro, ad occuparsi realmente dell’esigenze del popolo, a prendersi cura della società…a tornare fra la gente a parlare, spiegare…a dare spazio ai giovani…a lavorare per migliorare lo stato delle cose…a riportare l’entusiasmo di vivere la politica…perché il termine “politica” non bisogna leggerlo solo nella sua accezione negativa…perché se esercitata bene l’attività politica ha anche i suoi lati positivi, ma vanno riscoperti…il confronto costruttivo tra le persone può portare una crescita ed un miglioramento nella società…bisogna volerlo però, bisogna cedere al desiderio di potere a favore del bene per la collettività. Se fossi un esponente di Partito partirei da questo.

Voltare pagine nel modo di approcciarsi alla Società, alle Persone, tornare a discutere nelle sezioni, di lavoro, di problematiche contingenti, abbozzando anche a qualche soluzione, condividere con chi è chiamato a scegliere quale potrebbe essere la scelta più giusta o quantomeno migliore.

Anche Noi dobbiamo cambiare però…non lamentiamoci se il Nostro Paese è deserto quando da Noi i primi non riusciamo a viverlo…troppo facile accusare l’Amministrazione o gli esercenti…proviamo a pensare che probabilmente non è facile per entrambe in quanto amministrare non è facile oggi considerati i tanti limiti nel potere dell’attività stessa e per un imprenditore tenere l’attività commerciale aperta o continuare ad investire risorse senza trarre profitto comporterebbe una perdita economica non sostenibile.

Torniamo ad amare il Nostro Territorio, le tradizioni e le abitudini che hanno contribuito alla crescita sociale e culturale.

Prendiamo quello che di buono la storia ci ha insegnato ed utilizziamolo per migliorare senza trovare scusanti. Certo è che non esiste alcuna formula magica che possa consentirci di ripartire, ma penso che la sinergia tra la Società che ha bisogno di modificare il proprio atteggiamento e la Politica che deve tornare ad occuparsi di essa potrebbe in qualche modo agevolare l’inizio di questo percorso.

 

Dario Morgese 

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