Cultura

Accadde cento anni fa…

mario rossani

 

Come ho già esposto in un altro mio articolo, in questi giorni di giugno si sarebbero dovute svolgere le opportune celebrazioni per il centenario della morte del maggiore del Genio Mario Rossani.

In assenza di ciò, tralasciando la classica presentazione piena di altisonanti proclami ed affermazioni già trite e ritrite, che lasceremo proferire a chi ne ha l’obbligo istituzionale, vorrei menzionare alcuni episodi accaduti nel giugno del 1918 che riguardano personaggi cassanesi, anche se rimane in me la convinzione che la Storia, ormai, è un argomento per appassionati, e che poche sono le persone con le quali posso condividere tali emozioni e ancor meno gli interlocutori con i quali confrontarmi.

L’ultima decade del mese di giugno di un secolo fa per la famiglia Rossani, quella di Antonio e Teresa Gallo per intenderci, fu una settimana indelebile. Ugualmente lo è anche per noi dal punto di vista storico-militare.

Allo scoppio del primo conflitto mondiale, ben tre figlioli della succitata coppia entrarono in guerra vestendo la divisa del Regio Esercito: Mario con quella del Genio, Francesco con quella di Artiglieria e Giuseppe con quella di Fanteria, ognuno con alterne vicende.

Il 22 giugno, durante la Battaglia del Solstizio, l’allora capitano Francesco Rossani, fratello minore di Mario, si guadagnò una M.B.V.M. dando prova di esemplare serenità e fermo coraggio nel dirigere la propria compagnia di artiglieri, che con efficace ed eroica resistenza contribuì efficacemente a fermare e respingere gli attaccanti nei pressi di Losson, nel basso Piave, dove gli Austriaci avevano organizzato un estremo avamposto.

Nella mattinata del 26, Giuseppe Rossani, anch’egli minore di Mario, firmò il suo Stato di Servizio presso il Distretto Militare di Bari del Regio Esercito per venire, a sua richiesta, trasferito al battaglione Aspiranti Ufficiali Medici (diventerà ufficiale medico e raggiungerà i massimi gradi nella Regia Marina).

Nella notte successiva, tra il 26 e il 27, come ormai tutti sappiamo, sulla vetta di Corno Battisti cadde colpito a morte il pluridecorato maggiore Mario Rossani, fulgida figura di eroe ed orgoglio cassanese, al quale, terminata la guerra, fu conferita la M.O.V.M. e il privilegio dell’intitolazione di ben cinque caserme in tutta Italia.

La mattina del 28 a Valli dei Signori, oggi Valli del Pasubio, fu celebrato il rito funebre e la conseguente tumulazione della salma al cospetto delle maggiori cariche militari presenti in Vallarsa.

Il 30 giugno, l’Alto Comando del V Corpo d’armata volle concedere al maggiore Rossani la Croce al Merito di Guerra, ennesimo riconoscimento alle sue virtù umane e militari.

Tutto questo accadeva sullo scorcio del mese di giugno 1918. Furono giorni brevi e fuggevoli; passarono con la stessa rapidità con cui erano venuti, ma il vuoto che lasciarono fu troppo grande ed incolmabile.

In quei giorni, sul Pasubio, inquadrato nel 99° reggimento fanteria che operò in Vallarsa fino al 24 giugno, c’era anche mio nonno Giuseppe Fiorese, soldato cassanese e ragazzo del ’99che il 26 giugno aveva compito 19 anni, e a me piace immaginare che i due compaesani, su quelle valli, ebbero modo di incontrarsi. A lui la fortuna, non certo il valore, concesse ben più benevolo destino consentendogli, a guerra finita, di tornare a casa sano e salvo.

Questi racconti, come le cerimonie e le commemorazioni alla sempre più lontana Prima Guerra Mondiale fatte da chi è rimasto a custodire il ricordo di chi l’ha combattuta, sono e devono restare un grido di dolore verso la crudeltà e le barbarie di ogni guerra, così come un contributo alla riconciliazione dei popoli e al mantenimento della pace.

Un monito per le nuove generazioni ad odiare la guerra, ma ad amare coloro che l’hanno combattuta.

Ad Maiora

 

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