Politica

Sud, alleanze future, lavoro: il Pd presenta le tre mozioni

mozioni pd

L’autonomia differenziata di tre regioni del Nord, le future alleanze per tornare a governare l’Italia. Ma anche le idee in merito a lavoro e sviluppo, la separazione delle carriere dei magistrati, la buona scuola.  E il rapporto del partito con i territori.

Il Partito Democratico si prepara alle primarie del prossimo 3 marzo e approfondisce alcuni temi delle tre mozioni da votare: quella di Nicola Zingaretti, quella di Maurizio Martina e poi il “tandem” Giachetti-Ascani”.

Il Circolo cassanese guidato da Davide Pignatale ha messo a confronto le tre mozioni del partito, invitando, lo scorso venerdì, tre rappresentanti delle stesse: Ubaldo Pagano per la mozione Zingaretti, Marco Lacarra per Martina e Liborio Dibattista per Giachetti, sollecitati nelle domande da chi scrive queste note, i rappresentanti del Pd hanno marcato differenze ma riconosciuto anche molti tratti in comune, con al di sopra di tutto una unica volontà: stare insieme, qualunque sia il risultato finale che darà un nuovo Segretario nazionale al partito.

Vediamole, allora, alcune di queste differenze, a partire proprio dalla richiesta di autonomia rafforzata che tre Regione del Nord (Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna) hanno presentato al governo, avanzando proposte su tutta una serie di materia che diventerebbero di esclusiva competenza regionale (dall’istruzione alla sanità, dalle infrastrutture all’energia). “Siamo l’unica mozione – ha detto Ubaldo Pagano – che chiede esplicitamente di elaborare un progetto comune e condiviso perché così come viene richiesta l’autonomia differenziata non si può fare”. Per Pagano, fra l’altro, non esiste ad oggi un documento condiviso e neppure chiare richieste da parte delle regioni per cui è poissibile “fermare le macchine” e ragionare. Lacarra testimonia che i parlamentari Pd del Sud sono compatti nel dire “no” ed  a breve presenteranno un documento comune in Parlamento. Per Dibattista, infine, un no nudo e crudo è doveroso da chi sta al Sud ma è sbagliato “cancellare le istanze” di quelle regioni.

Guardando al futuro, poi, tutte e tre le mozioni escludono qualunque tipo di alleanza con la Lega di Salvini e con  il M5S anche se quasi tutti guardano ai tanti elettori del Movimento che occorre far tornare a casa ovvero nel centrosinistra, una volta che avranno sperimentato la delusione. Già, ma quale centrosinistra?

“Mai più con noi i vecchi compagni”, dice subito il rappresentante della mozione Giachetti ovvero porte chiuse a D’Alema e tutta la vecchia sinistra; con loro, invece, bisogna ragionarci, dicono Lacarra e Pagano che vede nel modello della Bari di Antonio Decaro un esperimento esportabile in campo nazionale.

“Occorre però – sottolinea il rappresentante della mozione Martina – prima cambiare la legge elettorale che così com’è non permette governabilità e spinge ad alleanze innaturali”.

Sul “reddito di cittadinanza” che spinge a non cercare lavoro (“attenti a denigrarlo – dice però Pagano – perché avremmo dovuto farlo noi!”), la “buona scuola” che andava meglio condivisa con gli operatori anche in virtù dei forti investimenti fatti, il rapporto con il Sindacato e le capacità di mettere in moto politiche attive del lavoro, le idee espresse dalle tre mozioni divergono ma non poi troppo. Forse la separazione delle carriere dei magistrati è l’argomento più dirimente, proposto da Martina (“un mio vecchio cavallo di battaglia” spiega Lacarra, dall’altro della sua esperienza come avvocato ) ma fra gli iscitti ed i cittadini presenti in sala la richiesta è una sola: unità.

Una volta eletto il Segretario, non dovrà succedere come con Renzi ovvero una battaglia sotterranea per depotenziarlo e disgregare ancora una volta il partito.

Che deve tornare a vincere e governare, ascoltando il Paese. Quello reale.

 

 

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