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Spesa: con o senza mezzi di protezione?

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Sono pochi per adesso: si contano sulle dita di una mano  gli esercizi commerciali di Cassano delle Murge che chiedono ai propri clienti di indossare guanti e mascherina per fare acquisti all’interno del proprio negozio, con l’emergenza della pandemia.

Altrimenti non si entra e si viene serviti all’ingresso.

Ci siamo chiesti, dunque: possono farlo? Può un esercizio commerciale impedire l’ingresso ad un potenziale cliente che non indossa guanti e mascherina?

Partiamo da che cos’è un negozio per la legge italiana ovvero un “luogo aperto al pubblico” che nei limiti della legge gestisce una attività del tutto privata. Una qualunque attività commerciale è sottoposta, cioè, a dei vincoli: i giorni e gli orari di apertura e chiusura, ad esempio; o il periodo di “saldi”, normati dalla legge e via di seguito.

Seppure privato, dunque, un imprenditore del commercio deve sottostare ad alcuni vincoli ma per il resto nel suo negozio, tutto sommato, fa quel che vuole.

Né i Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, né le Ordinanze della Regione Puglia o quelle della Sindaca Maria Pia Di Medio per quanto riguarda Cassano delle Murge dicono qualcosa in merito all’utilizzo di mezzi di protezione all’interno dei negozi da parte del clienti.

Ciò vorrebbe dire che il negoziante decide da solo se far utilizzare ai propri clienti guanti e mascherine, dato che le attuali norme non impongono né limitano?

Abbiamo chiesto all’avv.ta Raffaella Casamassima un parere in merito e i legale così spiega la questione: “Il DPCM dell’11 marzo, al comma 1 riporta: “Sono sospese le attività commerciali al dettaglio fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità (ipermercati, supermercati, discount di alimentari..) sia nell’ambito degli esercizi commerciali di vicinato, sia nell’ambito della media e grande distribuzione, anche ricompresi nei centri commerciali, purché sia consentito l’accesso alle sole predette attività…”.

Tale provvedimento è strettamente correlato al Dpcm 8 marzo, esteso a tutta l’Italia con il Dpcm del 9 marzo. l’articolo 1 comma 1 lettera o recita : “Sono consentite le attività commerciali diverse da quelle di cui alla lettera precedente (attività di ristorazione e bar..) a condizioni che il gestore garantisca un accesso ai predetti luoghi con modalità contingentate o comunque idonee a evitare assembramenti di persone, tenuto conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali aperti al pubblico e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza di almeno un metro di cui all’allegato 1 lettera d), tra i visitatori, con sanzione della sospensione dell’attività in caso di violazione. In presenza di condizioni strutturali o organizzative che non consentano il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro, le richiamate strutture dovranno essere chiuse”.

“Ricapitolando – spiega la legale – i clienti devono rispettare il metro di distanza quindi non sono tenuti ad indossare mascherine o guanti”.

Che aggiunge: “Il Dpcm 11 marzo articolo 1 comma 7 lettera d, riguarda le attività produttive e professionali a cui viene raccomandato di “assumere protocolli di sicurezza anti-contagio e, laddove non fosse disponibile rispettare la distanza interpersonale di un metro come principale misura di contenimento, con adozione di strumenti di protezione individuale“. Quindi un provvedimento che, nella fattispecie, riguarda solo il personale dipendente dell’esercizio commerciale”, conclude l’avv.ta Raffaella Casamassima.

C’è chi ha fatto rilevare come nei giorni scorsi la Polizia Municipale di Bari abbia obbligato – stando ad un articolo del quotidiano “Repubblica Bari” – i clienti di alcuni negozi ad utilizzare la mascherina ma leggendo bene l’articolo si comprende come ci si trovi nel caso descritto prima dall’avv.ta Casamassima ovvero quei clienti erano in un negozio molto affollato, dove c’era calca (e che dunque sulla base del DPCM prima citato rischiava addirittura la chiusura!): da qui l’intervento della Polizia nei confronti dei clienti.

Qualcuno dirà: ma cosa costa al cliente indossarli? Meglio prevenire….no?

Sgombrando il campo da considerazioni etico-morali sulla libertà personale, restiamo sul concreto, affidandoci a quanti spiega una Associazione, “AltroConsumo” che vanta una lunga tradizione nel testare sul campo prodotti e servizi, dunque anche le mascherine antivirali.

Premettiamo anche qui un fatto fondamentale. Secondo gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il Coronavirus viene trasmesso da uomo a uomo attraverso gocce provenienti da tosse e starnuti e dal contatto ravvicinato (meno di un metro) con chi presenta i sintomi. Indossare una mascherina nel modo corretto – spiega l’Oms – può aiutare a prevenire la trasmissione mani-bocca. Le maschere sono in grado, dunque, di ridurre il rischio di contrarre l’infezione attraverso gli schizzi di saliva rilasciati da tosse e starnuti, se accompagnate dalle corrette pratiche igieniche. In realtà la maggior parte delle maschere che si trovano in farmacie o nei negozi non è aderente sui lati e lascia spiragli scoperti. Inoltre queste protezioni sono spesso prive di filtri per l’aria e non coprono un’altra potenziale via di trasmissione del virus: gli occhi. Bisogna inoltre ricordarsi di non toccare il volto con le mani e di non togliere la maschera per rispondere al telefono, ad esempio.

Ma vediamo cosa dice “AltroConsumo” in merito.

L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di indossare una mascherina solo se si sospetta di aver contratto il coronavirus, e in presenza di sintomi quali tosse o starnuti. Molti medici e alcune autorità come la Regione Lombardia, invece, raccomandano di indossarle a prescindere, e le inseriscono nella profilassi raccomandata per la prevenzione del contagio. Come stanno le cose? Facciamo chiarezza.

Cosa dice la scienza.

Per prima cosa va chiarito bene il contesto in cui ha senso oppure non ha senso utilizzare una mascherina (dopo parleremo anche delle diverse mascherine e della loro diversa efficacia). La mascherina, insieme alle altre misure di protezione, deve essere utilizzata esclusivamente in contesti in cui c’è un’elevata circolazione del virus, in cui si presume che molti di noi siano infetti. Le mascherine non a caso nascono come dispositivo di protezione individuale in contesto sanitario, dove sono utili quando indossate dai pazienti portatori di un infezione e dagli operatori che si occupano delle loro cure. In questo caso, infatti, non si possono mantenere le distanze necessarie tra chi è infetto e chi non lo è: il medico e l’operatore devono occuparsi del malato, starci a stretto contatto, avvicinarsi alla sua bocca per poterlo visitare o per altre procedure. Tutte operazioni in cui il rischio che le goccioline di saliva cariche di virus possano arrivare alle vie respiratorie del curante è molto elevato. La mascherina fa quindi da barriera fisica tra il paziente e il medico/infermiere. Quindi le maschere sono cruciali per gli operatori sanitari e di assistenza sociale che si prendono cura dei pazienti.

Allargando il discorso alla popolazione generale, il loro utilizzo viene quindi sempre consigliato a chi si prende cura di un malato infetto, anche in un contesto familiare. Il motivo di questa indicazione è il medesimo di quello del contesto sanitario.

Se è probabile che tu sia in stretto contatto con una persona malata, una maschera riduce la possibilità che la malattia venga trasmessa. Allo stesso modo, per evitare il più possibile la trasmissione del virus attraverso tosse o starnuti e in generale attraverso le goccioline di saliva infette, chi ha i sintomi del coronavirus o ha una diagnosi di Covid-19, deve indossare una maschera per proteggere gli altri. In questo caso, idealmente, sia il malato sia chi se ne prende cura dovrebbero indossare una maschera.

Invecein un contesto di bassa circolazione del virus, l’uso di mascherine da parte della popolazione sana non è indicata. Cosa significa questo? Quali sono i contesti che posso considerare “sicuri”? La mascherina probabilmente farà ben poca differenza quando si cammina all’aperto e si è da soli. In questo caso, dunque, non ha senso portarla. Lo stesso si può dire in tutti i casi in cui la distanza tra le persone è tale da garantire una ragionevole sicurezza. Per esempio, è inutile se si entra in un negozio vuoto e si mantiene la distanza di almeno un metro tra noi e chi ci sta servendo, così come se si entra in un autobus non affollato. Questo perché il virus non sta “sospeso” nell’aria: la principale via di trasmissione sono le goccioline di saliva infette che entrano direttamente in contatto con le nostre vie respiratorie.

In altre situazioni di vita quotidiana, invece, dove ci possono essere molte persone malate (magari inconsapevolmente) e non si riesce a mantenere la giusta distanza, una mascherina, del tipo giusto e se indossata correttamente, può essere utile, come lo è nel contesto sanitario o casalingo se ci si prende cura di un malato. Per esempio, se abiti in una zona con un forte contagio e sei al supermercato a fare la spesa in mezzo a molte altre persone e non riesci a mantenere la distanza di un metro, magari perché ci sono diverse persone davanti allo stesso scaffale, o sali su un autobus un po’ troppo affollato, allora può avere senso indossarne una. Situazioni, però, che dovrebbero essere evitate a prescindere.

Attenzione, però: è bene ricordare che un buon livello di protezione si ha solo quando si adottano l’insieme delle misure, uscendo solo se indispensabile, mantenendo la distanza di almeno un metro tra le persone e mantenendo una buona e costante igiene delle mani.

Attenzione a come la si usa per non rischiare di fare peggio.

Se si decide di usare una mascherina è bene sapere che non tutte proteggono allo stesso modo; che bisogna indossarla e smaltirla nel modo corretto per non rischiare di fare peggio; che non bisogna per questo tralasciare la regola aurea della distanza tra le persone: «Le mascherine non possono proteggere dal nuovo coronavirus, quando sono usate da sole», ha fatto sapere  l’Organizzazione mondiale della sanità.

Purtroppo indossarne una in un contesto dove magari non è strettamente necessaria può dare un falso senso di rassicurazione e far abbassare la guardia sulle altre misure. Averla addosso ci può portare inconsciamente ad avvicinarci troppo agli altri, cosa comunque da non fare.

Infine, se non viene indossata e usata correttamente, la mascherina può essere a sua volta essere un veicolo di trasmissione del virus, in particolare se ci si continua a toccare il volto con le mani per sistemarla o la si riutilizza più volte.

I diversi tipi di mascherine.

Veniamo all’ultimo capitolo, quello dell’efficacia. Non tutte le mascherine, infatti proteggono allo stesso modo. Ci sono diversi tipi di mascherine, che garantiscono vari gradi di protezione.

Le semplici mascherine utilizzate in alcuni settori a scopo igienico, come nell’industria alimentare o nella ristorazione, non sono pensate per proteggere le vie respiratorie di chi le indossa. Non c’è quindi garanzia di protezione da infezioni.

Le mascherine chirurgiche invece sono dispositivi di protezione individuale pensati proprio per ridurre i rischi di infezione tra i sanitari. Ce ne sono di diversi tipi, con grado crescente di protezione a seconda del numero di strati filtranti. Sono utili perché proteggono da schizzi e secrezioni grossolane, ma non è detto proteggano dall’aerosol infetto di una persona contagiata. Devono poi essere sostituite dopo qualche ora perché inumidendosi diventano meno efficaci.

Infine, ci sono poi delle maschere dotate di filtri, chiamate respiratori con filtranti facciali, e sono l’unico dispositivo in grado di dare una certa protezione anche dai virus. L’efficacia filtrante viene indicata con sigle FF da P1 a P3. Le FFP2 e P3, che hanno un’efficacia filtrante rispettivamente del 92% e del 98%, sono le più indicate per la protezione da virus. L’inconveniente è che dopo qualche ora il filtro si esaurisce e devono essere sostituite.

Non solo: dalle valvole fuoriescono le esalazioni che possono contagiare chi sta intorno dunque le mascherine con le valvole vanno utilizzate solo dal personale sanitario che si trova in ambienti ad alta contaminazione e non da altri (ecco perché questo tipo di mascherine vanno utilizzate da personale addestrato all’uso e in ambienti già contaminati, NdR)

Infine una precisazione: proteggersi con la sciarpa o con mascherine fai da te di tessuto non tessuto o di altro materiale (come la carta forno, ad esempio) non garantisce adeguata protezione e soprattutto può dare un falso senso di sicurezza che può farci allentare la guardia, per esempio, sulla distanza da mantenere.

Ricapitolando (e qualche considerazione).

  1.       Un negoziante può a sua discrezione far entrare solo coloro che indossano mascherine e guanti: nulla glielo vieta;
  2.       D’altra parte il cliente-consumatore potrebbe far verificare dalla Polizia Locale il rispetto delle regole da parte del negoziante, arrivando nel caso a sospendere l’attività che non ha i requisiti per stare aperta al pubblico;
  3.       Sì a mascherina e guanti se si frequentano luoghi affollati o a rischio ma ricordandosi che non risolvono il problema e spesso possono peggiorare la sensazione di essere protetti;
  4.       No a mascherine fai-da-te che non vengono cambiate/sostituite per ore e ore ed a guanti monouso indossati per mezza giornata o più, che magari auto-assolvono dal lavaggio frequente delle mani.

Il consiglio principe e il più utile, infine, è sempre lo stesso: USCIRE IL MENO POSSIBILE DALLA PROPRIA ABITAZIONE e solo quando è strettamente necessario; quando lo si fa, restare a distanza da chiunque e per qualunque ragione; non toccare il volto con le mani ma lavarsele (o disinfettarle) appena possibile.

 

 

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