Politica

Rifiuti radioattivi: un coro di “no” dalla Murgia

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«Non siamo e non saremo favorevoli a smaltire rifiuti nucleari nell’Alta Murgia. Il nostro è un Parco nazionale compreso in una ZSC, una Zona Speciale di Conservazione della Rete Natura 2000 volta a tutelare gli habitat e le specie protette. Il suo patrimonio naturalistico, geologico, culturale ed enogastronomico è incompatibile con il deposito di materiale radioattivo e stiamo già convocando i Sindaci della Comunità del Parco per definire, in modo trasparente, partecipato e condiviso, le osservazioni da presentare al Governo entro i prossimi sessanta giorni. Nell’agenda del nuovo anno, lo abbiamo sottolineato nei giorni scorsi, trovano posto la tutela della biodiversità, la fruibilità del territorio e la promozione del suo patrimonio geologico. In un Parco candidato a Geoparco UNESCO non c’è spazio per rifiuti potenzialmente dannosi».Commenta così Francesco Tarantini, presidente del Parco dell’Alta Murgia, la pubblicazione da parte della Sogin della CNAPI, la mappa delle aree potenzialmente idonee a ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani, che coinvolge i territori di Gravina e Altamura tra le 67 individuate. L’Ente Parco si riunirà con i sindaci della Comunità del Parco per avviare un percorso condiviso con il territorio, per formulare le osservazioni da inviare al Governo e ribadire il “no” al deposito di materiale nucleare nell’area protetta.

«Non ci sono presupposti di alcuna natura per ospitare rifiuti radioattivi nel nostro territorio». Lo afferma con forza la senatrice Angela Bruna Piarulli, del Movimento 5 stelle, contestando l’individuazione di un’area del territorio murgiano per impianti di stoccaggio di scorie nucleari, a seguito della pubblicazione della mappa, finora secretata, dei potenziali depositi di materiale radioattivo sul territorio nazionale: fra questi, appunto, un’area appulo-lucana comprendente, fra gli altri, i comuni di Laterza, Altamura, Gravina, Matera, Montescaglioso e Bernalda.

Fra le motivazioni del «no» addotte dalla parlamentare, «il fatto che il sito rientri nel Parco dell’Alta Murgia – ricorda Piarulli -, circostanza che automaticamente dovrebbe escludere qualsiasi ipotesi di questo tipo soprattutto in considerazione del fatto che, per lo stesso motivo, è stata già fortemente ridimensionata, se non paralizzata, la coltivazione di cave di pietra proprio perché il territorio è fortemente soggetto a tutela paesaggistica».

Ma non è tutto. Anche il territorio pugliese a ridosso del parco dell’Alta Murgia ha già fortemente fatto la sua parte ospitando impianti di trattamento dei rifiuti in quantità tutt’altro che marginali, «e pertanto non vedo perché questa pregevole area della nostra regione – pone in rilievo la parlamentare – debba anche farsi carico di questo incompatibile fardello. Inoltre – aggiunge – la Puglia è una zona rilevante anche dal punto turistico per le sue bellezze naturali, ed il Parco dell’Alta Murgia rientra in itinerari ormai sempre più consolidati di un turismo di qualità».

Autorevoli rappresentanti della maggioranza in seno alla Regione Puglia e dell’Ente Parco dell’Alta Murgia hanno già alzato le barricate contro un progetto che, mai come in questa circostanza, appare non condiviso con il territorio. 

La controffensiva all’indirizzo del Governo sta per partire, «ma troverà pieno sostegno anche da parte mia – assicura Piarulli – poiché le scelte vanno fatte con responsabilità e buon senso, senza passare sulla testa di chi quei territori li vive ogni giorno e le cui bellezze sostengono anche l’economia locale, pur trattandosi di un procedimento nella fase iniziale . Per questo mi farò portavoce di tutte le doglianze presso i ministri competenti, affinché si faccia subito chiarezza sulla vicenda».

 

 

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