Politica

“Dissenso democratico”, la fronda interna al Pd

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Si chiama “Dissenso democratico” la fronda interna al Circolo cassanese del Pd a cui non piacciono né i tempi né i modi con i quali la coordinatrice Enza Battista sta conducendo le prime mosse di questa campagna elettorale per le Elezioni Amministrative che il prossimo 12 giugno daranno a Cassano una nuova compagine governativa.

“I prossimi anni saranno fondamentali per il rilancio del nostro paese, con la prossima programmazione europea e i fondi del PNRR si aprono scenari e opportunità da non perdere. La scelta del candidato sindaco, della coalizione e soprattutto del programma sono quindi fondamentali. A questo proposito, le scelte del nostro partito sono motivo di forti perplessità”, si legge in una nota a firma “Dissenso democratico” ovvero iscritti al Pd a cui non sono piaciute le mosse della Battista e del Direttivo del Partito.

“La coordinatrice del nostro circolo – prosegue la nota – ha indirizzato più o meno apertamente, le scelte del partito in una direzione che sin da subito ci è sembrata affrettata e immotivata sia nei tempi, sia nelle dinamiche.  In primis la scelta del candidato sindaco, che ha subito registrato molte critiche da parte di iscritti e militanti, per le complicazioni che questa porta con sé dal punto di vista politico. Abbiamo più volte sollecitato un confronto per ribadire i motivi per cui era necessario utilizzare, e non sottrarsi, allo strumento delle primarie per la selezione del candidato, alla luce anche della presenza nel partito di varie disponibilità in questo senso, tra le quali la stessa coordinatrice”.

Com’è noto ai lettori de “La voce del paese”, la Segretaria del Pd nelle scorse settimane ha affermato che “non c’è tempo per organizzare le primarie” e che comunque i nomi dei candidati Sindaci erano due: la stessa Battista, espressione del Pd e Davide Del Re di “Più Cassano” mentre altri partiti e gruppi della coalizione (M5S, Rifondazione) non avevano espresso alcun candidato.

Spiegano, a tal proposito, i componenti di “Dissenso democratico”: (…) abbiamo assistito a sterili procedure formali, senza vero confronto con le varie anime del partito, ed allo svolgimento di un copione già scritto, su tutti il passo indietro della sua candidatura per favorire quanto da tempo era stato deciso (ovvero Davide Del Re candidato Sindaco, NdR). Un passaggio questo, che nessuno ha mai chiesto, e che ha privato altri candidati di poter concorrere democraticamente.

Altrettanto incomprensibili sono state le accelerazioni sulla definizione della coalizione in un momento storico che non necessita di contrapposizioni ideologiche ma al contrario di approccio inclusivo e libero da perimetri predefiniti. Da soli non si va da nessuna parte e dopo due anni di pandemia e con una guerra in corso che proverà anche la nostra economia, non ha senso mettere steccati.

Al confronto, strumento principale del PD, è stato scelto più semplicemente l’imposizione.

Un paradosso per un partito che si chiami “democratico”: un partito in cui ci riconosciamo ancora nella misura in cui esso si faccia strumento di ascolto dal basso, dal territorio e non sia un mero bacino elettorale per i referenti regionali.

La coordinatrice è rimasta sorda alle rimostranze e ha preferito accelerare il tutto con comunicati e azioni frettolose per assicurarsi le proprie determinazioni o forse poltrone che oggi non servono a nessuno.

Tali atteggiamenti quindi non hanno incontrato il favore di molti militanti che osservano e si ispirano per davvero ai principi dettati dallo statuto del PD, e che hanno deciso apertamente di non appoggiare queste scelte.

Crediamo nella possibilità di alternative per il bene del paese e della comunità, senza deroghe, compromessi al ribasso o interessi di pochi. Sentiamo forte il dovere di esprimere un modo diverso di essere democratici, o forse l’unico modo di esserlo: mettersi all’ascolto del territorio, avvicinare sensibilità diverse, misurarsi con umiltà sui problemi, scegliere insieme i candidati alla rappresentanza istituzionale, tenere lontani gli appetiti infausti, misurare le persone sulla base della propria disponibilità al servizio della comunità – e non il contrario – con una netta, chiara e limpida distinzione tra carriere professionali e carriere politiche. I cittadini – e tra questi i militanti democratici che vivono immersi nella realtà locale quotidiana – questo lo hanno capito e su questo ci hanno allertato in diversi modi negli ultimi mesi.

Sentiamo pertanto noi, adesso, il dovere di allertare i dirigenti provinciali e regionali, attesa la sordità della responsabile del coordinamento locale, e confidiamo in un ripensamento di questa operazione fatta in dispregio delle intelligenze cassanesi”.

 

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