IL DIALETTO BARESE SULLA SCIA DEI CLASSICI
“Presiede questo incontro il docente di greco e latino Giovanni Leone, famoso a Bari sia per i suoi interessanti libri riguardanti la didattica, sia per l’amore che i suoi alunni hanno nei suoi confronti. E’ così che voglio testimoniare la mia stima, in quanto lo ritengo un Professore con la “P” maiuscola.”
Così la Preside Tina Gesmundo ha presentato l’incontro che si è tenuto ieri pomeriggio presso l’Aula “Clelia Nuzzaco “del Liceo Scientifico-Classico di Cassano. “Ma che dici?…Il dialetto anche lui un classico?” è il titolo che è stato dato all’incontro dove l’obiettivo primo era curiosare, investigare e spaziare tra le parole latine, greche e dialettali.
Sin da subito il professore precisa: “Parlerò molto male del latino e molto bene del greco.” Segue la sua motivazione: se facessimo un tuffo nel passato, nel IV- V secolo a.C., osserveremmo che se la Grecia ci ha lasciato in eredità delle statue bellissime, Roma ha conservato per i posteri quattro cavoni con disegni triangolari. La stessa situazione si è avuta in campo lessicale, dove la terminologia latina era tipica dell’agricoltura, mentre quella greca alquanto forbita.
Interessante è stato il momento in cui il docente G. Leone ha confrontato le due lingue classiche con il dialetto barese. E si è individuata la presenza dell’apofonia (fenomeno di mutamento fonetico presente in tutte le lingue indoeuropee) anche nel dialetto barese: come la “o” di dovere si muta nella “e” di devo, lo stesso avviene per venio-veni in latino, per pher-phor in greco e in cudd-chedd/lurd-lord in dialetto barese.
O ancora altre curiosità come: vaso dal greco Kantaros, in barese è “u cantr” ossia il vaso da notte; prezzemolo dal latino Petroselinum è in barese “u petrsin”; sepoltura deriva dal greco Taphos in barese è “u tavut” o ancora sporcizia deriva dal greco Ruma e in barese si dice “u rmmat”.
“Ecco da dove deriva il “Ma che dici?” presente nell’intenstazione dell’evento: bisogna essere coscienti di ciò che si dice” dice il docente di materie classiche prima di raccontare la sua vicinanza con le fiabe locali. Alcuni suoi conoscenti si sono recati nell’ospizio “Villa dei Pini” e qui è stato chiesto alle vecchiette di raccontare delle antiche storie riguardo la loro gioventù. Si è dedotto che ci sono ricordi del mondo classico in persone totalmente analfabete tant’è che il Prof. Leone ha utilizzato questa raccolta di storie di vita dal titolo “Storia mia non è più”, per condurre uno studio sulla figura del ciclope nel mondo antico.
Interviene la Preside tirando in ballo un articolo scritto dagli alunni dal titolo “Latino torna nella tomba” dove, appunto, gli alunni si appellano allo studio di questa materia morta. “Risultato di ciò è stato un boom di ben 65 iscritti al “Liceo tecnologico” dove il latino non si studia. Come mai secondo Lei?” lamenta la Coordinatrice. Sin da subito il docente ne sottolinea lo studio con fine culturale in modo da migliorare, insieme alle altre discipline, la lingua e il dialogo. Inoltre “l’Italia ha circa il 60% del beni culturali del mondo e bisogna necessariamente saperli vendere e saperli far conoscere…e per far questo lo studio delle lingue classiche è basilare.”
Alla base di tutto c’è una difficoltà, per gli alunni, nel mettere insieme due mondi cha all’apparenza non hanno nulla a che vedere tra loro ma che, se spiegati, studiati e approfonditi in maniera ottimale, possono senz’altro incuriosire un ragazzo nel sapere cosa è successo migliaia di anni prima della sua nascita.