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IL SINDACO: “PER ME NESSUN CONFLITTO D’INTERESSI”

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Il sindaco Maria Pia Di Medio risponde al Consigliere Giuseppe Gentile (IdV) a proposito della vicenda “Garden Village”: l’ex sindaco ha chiesto le dimissioni del Sindaco di Cassano.

E’ molto triste che a distanza di anni dalla conclusione di una vicenda giudiziaria che ha interessato, dolorosamente, professionisti stimati e rispettati in questa città, che sono tuttora impegnati a sostenere le proprie ragioni nelle competenti sedi, gli stessi vengano impropriamente “trascinati” nell’agone politico dal solito figuro, presunto detentore della  verità e del verbo.

Allo scopo di frenare la certosina opera di restauro delle falle, finanziarie e di legalità, rinvenute a conclusione di un decennio di regresso socio-economico di Cassano e di allegria nella gestione comunale, il sedicente giureconsulto, ed il suo contenitore politico pro tempore, giustizialista come lui, straparlano di “conflitto d’interessi” con riguardo alla mia persona, perché rea di “tifare”  per il proprio marito.

All’ennesima strumentalizzazione, che considero vergognosa dal punto di vista umano, prima che politico, rispondo in primo luogo ricordando al mio predecessore che la mia condizione di coniugio, e la vicenda amministrativa su cui torna a soffiare, erano ben note ai cittadini-elettori cassanesi che mi hanno recentemente eletto alla carica di Sindaco, proprio grazie alla cassa di risonanza miseramente offerta dallo stesso figuro che su quella vicenda ha costruito tutte le campagne elettorali dell’ultimo decennio.

Quanto al “conflitto d’interessi”, il nostro personaggio si guarda bene dal precisare in cosa si sostanzierebbe, perché sa che il Comune è, allo stato, spettatore e potenziale fruitore dell’azione dei Giudici contabili, giacchè è la legge a prevedere che “il ricorso alle sezioni giurisdizionali centrali (della Corte dei Conti) sospende l’esecuzione della sentenza impugnata” (Legge 20.12.1996 n. 639, art. 1).

Dovrebbe spiegare, quindi, ai cittadini – il replicante della solita polemica – cosa avrebbe dovuto fare il Sindaco di Cassano, una volta notificato al Comune l’appello proposto dai vecchi amministratori comunali avverso la sentenza della Corte regionale.

E’ noto a tutti, infatti, che spetti alla Procura Generale presso la Corte dei Conti comunicare agli Enti la sentenza, una volta che questa è divenuta esecutiva, per il conseguente recupero delle somme oggetto di condanna (Regio Decreto 13.8.1933 n. 1038).

Ma ritenendo che all’interlocutore polemico non sfuggano tali rudimenti del diritto, sono autorizzata a pensare che lo “scandalo” preferito – che gli è valso un decennio di franchigia dall’anonimato politico – costituisca soltanto la scusa per fornire uno straccio di credibilità al tentativo di rimestare nel torbido anche nella vicenda della confisca del “Garden Village”.

Si dà il caso che i termini di quella vicenda siano del tutto identici a quelli, noti alle cronache nazionali ed oggetto di recenti clamori di stampa, di Punta Perotti, dal momento che nell’un caso e nell’altro vi è stata acquisizione di beni al patrimonio comunale a seguito di confisca, disposta in giudizi penali nei quali gli  imprenditori edili, e proprietari, sono stati mandati assolti dai reati contestatigli.

Con l’arcinota sentenza Punta Perotti la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha stabilito che la confisca non può affliggere soggetti di cui non è stata accertata la responsabilità penale.

In presenza di ricorso dell’imprenditore Varvara alla CEDU, e di fronte al rischio – tutt’altro che ridotto stando al cennato precedente barese – di ritrovarsi nella stessa condizione del Comune capoluogo che oscilla in queste ore tra l’ipotesi di restituzione dei beni confiscati ed il risarcimento multimilionario dei danni, era più che doveroso per il Comune di Cassano cautelarsi dalle possibile conseguenze delle disinvolte scelte dell’amministrazione Gentile.

Alle persone di buon senso non sfugge, infatti, che consentire il consolidarsi di diritti di altri soggetti, ed impiegare soldi pubblici su beni “in bilico” sia, oggi, assolutamente folle.

Quanto alle attività di valenza sociale che avrebbero trovato ospitalità nel villaggio che secondo i Giudici italiani costituirebbe un danno per il bene “foresta” (per vero sia se occupati da residenti che da associazioni), non escludo che le stesse possano essere recuperate, ma  solo in un contesto di garanzia, sicuramente alternativo alla disinvolta condotta dell’amministrazione-Gentile.

Si può pensare, infatti, di ridefinire gli accordi con gli interlocutori privati subordinando l’uso delle villette agli esiti del ricorso alla Corte Europea e, soprattutto, chiedendo loro di prestare polizze fideiussorie corrispondenti alle risorse necessarie a garantire una potenziale restituzione della proprietà confiscata e dei finanziamenti ivi impiegati, senza alcun onere aggiuntivo per il Comune di Cassano.

Si sta procedendo, quindi, nel segno contrario a quello tracciato dall’odierno censore – già sindaco – che, pur consapevole dei rischi incombenti sul Comune, e conseguentemente sui contribuenti cassanesi – non ha indugiato ad improvvisare un vero e proprio castello di carta in casa d’altri.

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