AL “LEONARDO” STASERA C’E’ “IPAZIA”
LA STORIA – Ipazia, scienziata e filosofa, nata ad Alessandria d’Egitto nel 370 d.C., inventrice di strumenti come il planisfero e l’astrolabio, figlia del matematico Teone, e lei stessa prima matematica della storia, fu la più nota esponente alessandrina della scuola neoplatonica, circondata dal rispetto e con allievi giunti da ogni angolo del mondo.
Vissuta in un’epoca confusa e intollerante, segnata dallo scontro fra la civiltà ellenistica e il protocristianesimo, la fama di Ipazia suscitò l’odio del vescovo Cirillo al punto da fargli tramare la sua uccisione, avvenuta nel 415. Aggredita da un gruppo di monaci fanatici, fu trascinata in una chiesa e uccisa a colpi di conchiglie affilate. Mentre ancora respirava, le cavarono gli occhi come punizione per aver osato studiare il cielo. Dopo averla fatta a pezzi cancellarono ogni traccia di lei bruciandola.
IL LIBRO – Quasi contemporaneamente all’uscita nelle sale italiane dell’atteso e discusso film Agorà di Alejandro Amenábar, è stato pubblicato Ipazia muore, un romanzo intenso sulla vicenda umana della prima scienziata nella storia: l’astronoma e filosofa vissuta nel IV secolo d.C. che affrontò la persecuzione della Chiesa fino alla morte, in nome della sua passione per la scienza, la libertà e la ricerca della verità, considerate appannaggio maschile. Molte donne dovettero pagare questa passione con la vita, quasi fosse una colpa di cui vergognarsi. L’autrice è Maria Moneti Codignola, docente di Filosofia Morale all’Università di Firenze. Ha studiato il socialismo utopistico, il pensiero illuministico, soprattutto francese, e la filosofia classica tedesca. È membro di alcuni gruppi internazionali di studio su temi di filosofia morale, utopia e bioetica.
LA RAPPRESENTAZIONE – Liberamente tratto dal libro, il testo teatrale descrive, scena dopo scena, il percorso umano di Ipazia, da bambina curiosa e ardente nella voglia di apprendere dal padre le leggi della matematica a maestra innamorata della verità. Donna fiera di esserlo, amatissima dagli studenti, libera nell’espressione di sé, Ipazia difende il diritto alla professione di ogni religione e si oppone sia alla “ragion di stato”, incarnata dal prefetto Oreste, sia al fanatismo religioso e intollerante del vescovo Cirillo. Nel testo teatrale si rimarca, dunque, che il martirio di Ipazia, la cui orrenda fine è descritta da un Coro alla maniera delle tragedie greche, rappresenta un episodio di intolleranza religiosa, un aspetto, purtroppo, di stretta attualità.
PERSONAGGI E INTERPRETI:
TEONE: Vito Tritto
IPAZIA 1: Grazia Palumbo
IPAZIA 2: Caterina Squicciarini
IPAZIA 3: Claudia Montenegro
IPAZIA 4: Celeste Signorile
IPAZIA 5: Sara Turi
SINESIO: Davide Guastamacchia
ORESTE: Francesco Andriano
CIRILLO: Andrea Ostuni
ALLIEVO: Giuseppe Amapani
CORO: Stella Petrelli