Cultura

GIORDANO E IL “BANDITO DAL GRILLETTO FACILE”…

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Una vera e propria lezione di storia locale potrebbe essere definita la presentazione dell’opera “Il bandito Servodio”, ultima fatica letteraria di Antonio Giordano, storiografo e docente universitario che si è svolta giovedì 31 marzo in sala consiliare, a cui hanno preso parte il sindaco Di Medio, l’assessore Sapienza, il professor Gallo, l’editore Surico e la giornalista acquavivese Emy Sportelli, moderatrice dell’incontro.”Un nuovo tassello per ricostruire l’identità collettiva” rappresenta, a detta del primo cittadino, tale conferenza dal tono particolarmente enfatico, in cui è stato possibile quasi toccare con mano la dedizione e la passione con cui l’autore ha lavorato nella sua ricerca minuziosa, avvalendosi di un vasto archivio come strumento di indagine storiografica, basato su un corposo assetto di documenti relativi agli atti processuali  delle Corti d’Assise di Trani,  Taranto e Napoli, attraverso cui ha attuato una sofferta ricognizione per elencare i fatti a distanza di circa centotrent’anni.

Le vicende del “bandito dal grilletto facile”, come in tanti hanno definito l’ormai celeberrimo Vito Servodio, o meglio “Vituccio”, si collocano in una Cassano che tra fine ottocento ed inizio novecento contava appena quattromila abitanti, logorata da problemi legati al brigantaggio e alla politica. Un paese in cui però vigeva anche la “cultura di archi e vicoli”, ovvero quella fatta, come dice l’autore “di odori, profumi e silenzi” che ancora oggi è custodita nei ricordi di tanti concittadini. Su questo sfondo dominato, come ogni epoca comanda dal  punto di vista pedagogico, da  un forte condizionamento psicologico legato a determinati criteri educativi, si intuisce come va delineandosi la figura del “bandito” cassanese considerato tale per vocazione, a cui in realtà era stata esercitata si potrebbe dire una delle più gravi violenze, quale quella di insegnare a tenere in mano una pistola a soli quindici anni.  Una figura storica finita nel baratro, che si macchiò tra  tanti reati commessi, anche di quello di grassazione nei confronti di Domenico Capozzolo, di cui il pronipote presente alla stessa presentazione. Inoltre, non trascurabile nell’analisi di tale personaggio storico, è la presenza della donna al fianco del protagonista fino al momento dell’autopsia: elemento che secondo la valutazione dell’autore rappresenta il simbolo della redenzione e dunque della pietà cristiana, quella pietà atta a carpire pur in tal soggetto, autore di così numerose “bizzarrie”, qualche aspetto positivo, perché “Vituccio – come il professor Giordano conclude – era un bandito, ma figlio di questa terra”.

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