La voce del paese

Un Natale bonsai

alberi natale 2015

Si prova un senso di mistico sgomento nell’osservare i tre alberelli mal addobbati in piazza Moro, quelli che dovrebbero rappresentare il Natale Cassanese dell’Anno del Signore 2015.

Comprendere fino a che punto può inabissarsi la bellezza umana che di per sé dovrebbe volteggiare su sfere ben più alte, è un esercizio che quelle piantine ti obbligano a fare.

Sogni di bambini e afflati giovanili riemergono potenti, dal guscio della memoria, quando poi, di sera, osservi quei puntini luminosi sulla facciata del Palazzo Municipale. Nella volontà di chi li ha messi, giochi di luce che dovrebbero indurre allegria e felicità, nella realtà un effetto discoteca da amarcord degli anni ’70.

E ti chiedi, quindi, perplesso: ma è davvero tutto qui il Natale cassanese?

Chi ha vissuto a Cassano negli ultimi 30-40 anni non può che chiedersi fra sé e sé “come siamo giunti fino a questo punto”? Che ne è stato del nostro paese?

Dov’è la Cassano del presepe vivente da migliaia di visitatori, i concerti nelle chiese, i presepi “teologici” della Parrocchia “Santa Maria Assunta”, le mostre d’arte? Dove sono i veglioncini per i bambini, gli addobbi per le strade, le gare di poesia?

Dov’è, insomma, tutto quello che faceva vivo questo paese fino a qualche lustro fa, invidia di tutta la provincia, vanto per quei baresi che qui avevano la villa, orgoglio della Murgia?

Affidare la responsabilità di tutto ciò a questa o quella amministrazione civica sarebbe non solo ingeneroso ma anche inutile. Non è solo la politica o le azioni di chi amministra una comunità che possono farla declinare verso il baratro o elevarla alle stelle.

Non c’è un solo colpevole per questo Natale “bonsai” e per giunta con le radici spezzate.

Tutti abbiamo responsabilità e colpe, chi più, chi meno.

Dai commercianti ai politici, dal comune cittadino agli imprenditori, dai giornali al clero, dagli artisti alle scuole, dalle banche ai facebookisti, dagli amministratori pubblici agli intellettuali ai professionisti, qualunque mestiere facciano.

Certo, ognuno ha mille scuse e mille ragioni per tirarsi fuori dalle proprie colpe: i soldi che non ci sono, le priorità, l’invidia e la gelosia, l’averci provato subendo mille critiche e così via.

Qui quello che manca, e da anni, è il sentirsi, appunto comunità, quel senso di appartenenza che pare smarrirsi di giorno in giorno. Il non avere più nessuna voglia di mettersi in gioco per far crescere e prosperare non solo se stessi ma l’intera cittadina.  Il non avere alcuna visione del futuro. E forse neppure quello.

Buon Natale, Cassano!

 

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