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E’ scomparso il dott. Andrea Lerario, il “medico dei record”

dott. Andrea Lerario piccola

L’avevamo soprannominato amabilmente “dottor record” quando su “La voce del paese” di solo qualche settimana fa avevamo parlato di lui, il dott. Andrea Lerario, medico dermatologo per 35 ani presso l’Ospedale “Miulli” di Acquaviva delle Fonti. Non un solo giorno di malattia nel lunghissimo percorso lavorativo che l’aveva visto protagonista presso il nosocomio acquavivese.

Oggi il dott. Lerario è scomparso, a 62 anni, lasciando nello sconforto la sua famiglia e le migliaia di pazienti a cui aveva prestato le proprie cure e tanti, tanti amici e colleghi.

Vogliamo quindi ricordarlo con l’articolo che il nostro giornale gli aveva dedicato, un profilo tratteggiato da chi quel medico l’aveva conosciuto giorno dopo giorno, da colleghi del reparto, dato che con l’usuale riservatezza aveva declinato l’invito ad una intervista.

 

“Oggi parliamo di un medico recentemente andato in pensione. Una persona stimata, cui chi l’ha personalmente conosciuta è pronto a testimoniarne la dedizione al lavoro, la lealtà e l’esempio.

Si tratta del dottor Andrea Lerario: medico dermatologo, acquavivese di classe 1955 residente a Cassano, in pensione nei primi mesi di quest’anno. Volto molto familiare presso l’Ente Ecclesiastico Ospedale Miulli, porta con sé un record: nemmeno un giorno di malattia in 35 anni di servizio.

Chi l’ha conosciuto afferma che “nella sua carriera di medico ha aiutato tante persone con umiltà”. In molte occasioni “alcuni pazienti possono ricordare la sua gratuita disponibilità, anche letteralmente gratuita”. – “È stato uno dei trascinatori della divisione di dermatologia del Miulli, insieme al dottor Barbieri e al dottor Griseta. Si è distinto tanto per la tecnica che per la velocità della sua chirurgia cutanea. Ad esempio, nei cutanei, nelle cisti. Ricordo il suo ultimo giorno di servizio: era fiero che tutto il personale e i suoi pazienti erano fieri di lui e dispiaciuti che il loro medico missionario andava in pensione”.

La dedizione è la forza di vivere ogni giorno con la consapevolezza di saper fare il proprio dovere e vivere i corridoi e le stanze che testimoniano le speranze e i disagi di chi li percorre: tra medici, pazienti ed infermieri. Una forza che non può concedersi facili distrazioni, ma deve perseverare nella lucidità, nella precisione, nella responsabilità. Si ha quasi l’impressione di divenire poi un paragrafo di storia delle vite degli altri. E quel camminare in quei corridoi si celebra nel silenzio delle labbra, mentre la tensione resta interiore e coordinata nelle tensioni altrui: egualmente interiori ed esternamente chete ed inespresse.

Poi c’è chi fa della disciplina, o forse dell’auto-disciplina, un proprio stile di vita: e ci si ritrova sempre sul posto, sempre disponibili, quasi invincibili: senza fare mai un giorno di malattia. Come se il male proprio non avesse mai avuto lo stesso peso delle sofferenze degli altri: come se non esistesse, perché una forza interiore non ha mai avuto il tempo per fermarsi egoisticamente. E su questo ti elevi a modello per chi sa vedere e per chi sa ascoltare.

Ma dietro c’è di più. Un carattere nobile: desideroso di incontrare le persone. E di aiutarle. Anche se queste non hanno mai avuto abbastanza tempo nel conoscerti. Forse non era solo un lavoro: era una missione. Possedevi le tue conoscenze in campo medico, un dono intellettuale che ti ha concesso la società: ed eri lì, pronto a restituire alla società medesima. Una cultura fondata sul restituire: quando in un tempo ormai lontano dall’insopportabile nichilismo dell’oggi ti è stato insegnato ad essere grato per quanto ti hanno dato e grato per quanto hai saputo ricambiare.

Sappiamo che ogni storia umana ha un suo inizio ed una fine: ma questo concetto andrebbe rivisto. Ogni storia umana ha un suo inizio ed un suo fine: l’esempio, l’immagine stampata nel ricordo. Quel modello che resta legato nei cuori di chi ha saputo apprezzare. E ciò che resta, a tal punto, non è un corridoio vuoto: ma un’idea.

La redazione ringrazia il contribuito diretto, la testimonianza nelle parole, dell’infermiere Luca Acito di Casamassima. Nelle sue parole, i sentimenti espressi da più persone. – Fra colleghi, infermieri e pazienti. Vivo resta l’esempio, il ringraziamento.

SAVERIO F. IACOBELLIS

 

I funerali si terranno mercoledì 12 ottobre alle ore 16.00 presso la Chiesa Madre di Cassano (piazza Moro) partendo dalla attigua Chiesa del Crocifisso.

 

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