Attualità

Venezia mette il dito nella piaga (purulenta) del canile

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E’ un pozzo senza fondo quello del canile comunale, gestito dall’associazione “Anta onlus”. Un pozzo che divora ogni anno oltre 300mila euro di soldi pubblici, cifra che negli ultimi anni è arrivata a raggiungere la somma di 340mila euro e che il Bilancio di Previsione 2018 l’Amministrazione Di Medio ha aumentato ulteriormente: 350mila euro!

L’Assessora al Bilancio Annamaria Caprio, in un incontro pubblico dopo i primi sei mesi di governo cittadino, non ebbe paura di definire quasi scandalosa la dotazione finanziaria per accudire i cani, promettendo un pronto interessamento della spesa.

Peccato che il suo “coraggio” finì laddove è cominciato.

Già, perché è chiaro che l’Associazione presieduta da Francesco Molinaro, sia nella precedente che in questa Amministrazione ha importanti “aderenze”, con parenti e affini che sedevano e siedono nei banchi della maggioranza. Forse è anche per questo motivo che la Di Medio, solo un anno e mezzo fa, strepitava dai banchi dell’opposizione e presentava interrogazioni a raffica sulla gestione del canile. Ma ora che è al governo non fa quello che chiedeva di fare all’ex Sindaco Vito Lionetti.

Benvenuta, dunque, l’ennesima interrogazione da parte delle minoranze sul randagismo e sulla gestione del canile ma questa volta c’è una novità rilevante: il Consigliere comunale Amedeo Venezia, infatti, mette il dito nella piaga purulenta della gestione della struttura in contrada “Cerritiello”, senza limitarsi a fare domande generiche ma prendendo di petto la situazione a affrontando il nodo della “convenzione” fra Comune e Anta.

 Venezia fa rilevare come “fra la convenzione originale e il documento firmato nel giugno 2014 ci sono sostanziali differenze”: la prima parlava di capienza massima di 100 cani, la seconda faceva salire il numero a 120; nella prima si parlava di “recupero” (ovvero l’accalappiamento delle bestie) nella seconda solo di “custodia”; nella prima si parlava di “apertura al pubblico” per 30 ore settimanali, nella seconda 15; e, dulcis in fundo, i costi per cane al giorno passano da 1,75 euro a 2,10 euro.

Il Consigliere di “Prima Vera Cassano” ricorda, poi, che l’Anta onlus vinse il Bando pubblico emesso dal Comune anche grazie a quelle specifiche caratteristiche migliorative che poi però, secondo Venezia, pare non aver rispettato.  Si pensi, ad esempio, a tutte le attività che l’associazione avrebbe dovuto attuare (pet-teraphy, visite di scolaresche, programmi didattici) di cui non pare esserci traccia.

Attenzione, specifica Venezia: la convenzione prevedeva che nel caso in cui l’aggiudicataria non avesse ottemperato ad una o più delle attività prevista c’era la pena della decadenza della convenzione. A quattro anni di distanza da quella firma, chiede il Consigliere, che controlli sono stati fatti? Il Comune ha autorizzato la non realizzazione di alcune attività? E se sì, perché?

C’è poi tutto il capitolo dei volontari – che al momento pare non esistano più nell’ambito del canile o comunque non in maniera continuativa e preponderante, essendo l’Anta pur sempre una associazione e per di più di “utilità sociale” – che però l’interrogazione non esplora e che meriterebbe un approfondimento.

Lo stesso che l’assessore al ramo Carmelo Briano ha promesso di fare, per poi rispondere per iscritto a Venezia.

 

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