Politica

“21 marzo” in ricordo delle vittime di mafia

21marzo (1) 

Si è concluso il “21 marzo” di Libera Puglia con le lavoratrici e i lavoratori della Zona Industriale di Bari a rischio licenziamento.

 
La mattinata è iniziata con un intervento del referente di Libera Puglia, don Angelo Cassano, che ha rivolto subito il saluto di Libera ai familiari delle vittime innocenti delle mafie presenti alla manifestazione.
 
Ha ricordato, inoltre, il recente incontro del 4 marzo di lavoratrici e lavoratori con don Luigi Ciotti, che aveva ascoltato il grido di dolore di uomini e donne che hanno espresso la loro difficoltà nel portare avanti la famiglia e il quotidiano. Sono 39 i tavoli di crisi attualmente attivi in provincia di Bari.
 
“Oggi è importante vivere il 21 marzo con tutti, anche con gli studenti”, ha dichiarato don Angelo Cassano. “La lotta la fanno i magistrati, alcuni dei quali presenti, le forze dell’ordine, ma non solo. Come società civile, grande attenzione va posta sul tema della povertà educativa, che va contrastata per sottrarre i ragazzi dalle grinfie dei mafiosi. 
 
La mafia si sconfigge anche sul tema della cultura del lavoro, perciò oggi siamo qui a leggere i 1074 nomi delle vittime innocenti delle mafie.”
 
Dopo la lettura dei nomi, sono intervenuti i familiari delle vittime innocenti per portare la loro testimonianza a conclusione della manifestazione.

“Della Mafia o, meglio delle Mafie, non bisogna ricordarsi solo un giorno all’anno. Bisogna combatterle ogni giorno – ha scritto in una nota in  merito la Sindaca  di Cassano delel Murge, Maria Pia Di Medio –  Dobbiamo imparare a non chiedere favori impossibili o non leciti o non rispondenti alle norme: ogni volta che lo facciamo creiamo un rapporto mafioso con la persona alla quale lo stiamo chiedendo perchè ognuno è tenuto al silenzio, a non divulgare ….e’ mafia anche quando ci si allea per fare del male a qualcuno…

La mafia si combatte rispettando la legalità, essendo onesti nel proprio lavoro e nei rapporti con il prossimo.

Coloro che sono stati uccisi o che hanno subito ritorsioni perchè si sono ribellati o hanno agito perseguitando i mafiosi, sono degni del massimo rispetto più di ogni altro.

Questi sono gli esempi da imitare, non la ricerca spasmodica di mettersi alla ribalta con atti di violenza o di arroganza”.

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