Cronaca

E’ a casa l’anziano cassanese a cui il medico aveva sbagliato cura

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Ha trascorso le festività natalizie, in tranquillità, a casa sua l’anziano cassanese protagonista, suo malgrado, di una brutta vicenda di sanità, raccontata dalle pagine del giornale cassanese “La voce del paese” nelle scorse settimane.

La storia venne raccontata da suo figlio (che chiameremo Biagio, per comodità) affinchè fosse di monito a tutti coloro che si affidano senza alcuna precauzione a medici troppo frettolosi. Una denuncia che avrebbe anche potuto avere ben altro destino e che invece il coscienzioso nostro concittadino volle rendere nota, pur riservandosi nomi e cognomi dei protagonisti, affinchè si elevi la coscienza civica di noi tutti, medici e cittadini, spesso ignari pazienti.

Ecco la vicenda.

Una premessa: il medico di famiglia viene comunemente definito medico di fiducia, di base, curante, di medicina generale ecc.. ed è scelto da ciascun cittadino per garantirsi una prima forma di assistenza e cura la salute dei propri pazienti nel complesso, di norma conosce ed educa i suoi assistiti e mette a loro disposizione uno studio professionale aperto di mattina e/o di pomeriggio per cinque giorni la settimana ma negli orari nei quali il medico di famiglia non è obbligato a fornire assistenza ai propri assistiti è attiva la guardia medica (servizio di continuità assistenziale) per la precisione dalle ore 20.00 alle ore 08.00 di tutti i giorni feriali e dalle ore 10.00 del sabato o di ogni altro giorno prefestivo alle ore 08.00 del lunedì o del giorno successivo al festivo. In quanto “medici di fiducia”  sono responsabili nel decidere ed erogare le giuste ed idonee cure ad ogni singola persona che necessita, indipendentemente dal sesso, età, ecc. peraltro sanno di avere una responsabilità professionale nei confronti della comunità nella quale lavorano. Pertanto il medico di famiglia garantisce l’assistenza domiciliare integrata,  soprattutto rivolta a persone in situazioni particolari (ad es. patologie croniche, anziani, malati oncologici, ecc.) che non sono in grado di raggiungere autonomamente l’ambulatorio e quindi dopo accurata e scrupolosa visita medica prescrive i giusti farmaci o accertamenti del caso.

A questo punto entra nella storia il “nostro Biagio” che racconta: “Non mi ero mai chiesto se un medico possa immaginare di visitare “a distanza” un paziente (ad esempio al telefono) e ipotizzare una diagnosi per poi prescrivere farmaci o altro… Per me tutto ciò è strano e a mio modesto parere preoccupante!! Eppure mi sono dovuto ricredere: è possibile!”

Cosa è successo? E’ ancora Biagio a parlare: “lo scorso venerdì 22 novembre mia madre (casalinga e anziana) preoccupata da uno stato febbrile a livelli medio-alti (quasi 40°) del mio papà (anziano, iperteso, ecc.) riteneva opportuno avvisare poco prima delle ore 08.00 il medico curante il quale precisava che era in procinto di recarsi presso l’ambulatorio; mia madre insiste, preoccupata per la salute di suo marito e allora il medico diche che da lì a breve passerà a fargli visita”.

La signora avrebbe potuto – vista l’ora – chiamare la Guardia Medica: perché non lo fece, chiediamo?

Biagio ne è certo: “Certo, poteva evitare visto che (anche se per pochi minuti ancora..) ci si trovava in una fascia d’orario come “guardia medica”……. e sarebbe bastato al medico ricordare o precisare a mia madre questo particolare! Ma non lo fece… In realtà (questa è una mia considerazione…) mia madre preferì consultarsi direttamente col proprio medico di fiducia in quanto oltre a conoscere da parecchi anni le condizioni di salute del mio papà si sentiva anche psicologicamente più protetta!”.

Torniamo al momento della “presunta” visita domiciliare ed è ancora Biagio a parlare: “All’arrivo sotto casa (da premettere che l’abitazione è ubicata su una strada principale di Cassano e con un edificio scolastico dove alle  8.00 circa è molto trafficata e con poca possibilità di parcheggio) il nostro medico decideva,  nonostante ci fosse un’altra persona a bordo della sua auto (confermato da una testimone) di citofonare, chiedendo a mia madre di scendere un attimo  perché non poteva parcheggiare neanche sul divieto di sosta permanente per il rilascio di una ricetta con prescrizione di un farmaco”.

Stando a quanto racconta il giovane, il Medico aveva ipotizzato che “la causa della febbre di mio padre era dovuta alla estrapolazione di un molare effettuata circa due settimane prima: “dia questa medicina a suo marito e non si preoccupi: la febbre passerà!”, fu la frettolosa “diagnosi” del medico!”

“Mia madre invece (e per fortuna!) – è ancora Biagio a parlare – si preoccupò e anche tanto,  visto che notava più la preoccupazione del medico nel non beccarsi una multa che non ad andare in casa per una visita accurata per poi prescrivere eventuali farmaci idonei o prescrizioni di accertamenti specifici….Fra l’altro sono sicuro che se si espone sull’auto il cartello “Medico in visita domiciliare” si è esenti da controlli e sanzioni da parte della Polizia Municipale….”.

Prosegue Biagio: “Combinazione vuole.. che chiamo casa dei miei (come da routine perché vivo fuori zona) ma sentendo l’episodio precisatomi da mia madre ritenevo opportuno fare direttamente visita a casa per capire meglio sia le condizioni di mio padre che i fatti esattamente come si fossero svolti, pertanto mi affrettavo (da Bari) a salire a Cassano.  Mentre mia madre mi raccontava di aver dato una tachipirina per far diminuire lo stato febbrile di mio padre,  riflettevo  sull’episodio!! E di aver ricevuto una prescrizione medica di un farmaco inopportuno nella circostanza! Sia ben chiaro: mio padre non aveva più dolori al dente perché estrapolato e non vedo perché doveva assumere un antibiotico che non c’entrava un bel niente considerando, poi, che per i suoi acciacchi assume molti farmaci giornalmente. Nel frattempo, però, mio padre si recava in bagno ma non riusciva a rimanere in completo equilibrio al punto che si sentì mancare (presumo per uno stato di debolezza generale..) e fu in quel momento che ritenni necessario contattare nuovamente il medico di famiglia per una urgente visita medica domiciliare”.

Malvolentieri e vista l’insistenza, il medico accetta e torna a casa del suo paziente, stavolta alla presenza del figlio Biagio: “Quando si accomodò in casa  – racconta il giovane – notai oltre che la mancanza di educazione anche un atteggiamento di arroganza e quasi senza una reale voglia di fare il proprio mestiere. Durante la sua visita riscontrava oltre allo stato influenzale di 39,5° un respiro affannoso….al punto che precisava un “dubbio” alle basi polmonari e riteneva di prescrivere un altro farmaco ed eseguire quanto prima una radiografia al torace. E quindi di annullare l’ipotesi di un altro farmaco prescritto ore prima senza aver visitato!!!!!!

In breve,  nel pomeriggio, in quanto impossibilitati ad uscire da casa per recarci ad effettuare l’RX torace,  perché la febbre continuava a rimanere sui 40° circa,  ritenevo necessario chiamare il 118 il quale oltre ad ascoltare l’episodio col nostro medico, in meno di 15 minuti arrivava tempestivo e con uno staff di 4 operatori di cui uno medico, riuscendo a sollevare un po’ le condizioni di mio padre, facendo ridurre per qualche ora lo stato influenzale ma durante la notte e il giorno successivo e cioè sabato 23 ritenni nuovamente necessario ricontattare il 118 e in meno di 7 minuti (giuro!) giunsero e accertarono che era necessario un trasferimento d’urgenza in ospedale”.

Conclude Biagio: “Mio padre è stato ricoverato per dieci giorni in Ospedale e alla fine la diagnosi è stata polmonite lobare sinistra in paziente con ipertensione arteriosa, esiti di ictus cerebrale! Ora è a casa ma dovrà essere sottoposto ad altre e ulteriori cure. Cosa mi ha insegnato questa brutta esperienza?  Che non si può lavorare per ipotesi, soprattutto quando si ha a che fare con la salute delle persone. Bisogna necessariamente fare quello che si deve e…….non quello che si vuole!!!! Un medico non può ipotizzare diagnosi o addirittura prescrivere farmaci peraltro che non c’entrano un bel niente nella circostanza!! Dov’è la professionalità del medico? Dov’è la sua coscienza? Il buon senso e l’operare nella collettività al meglio dove sta?”

E’ ovvio che c’è già stato un cambio di medico di famiglia. “Non posso immaginare di rivederlo – dice, congedandoci, Biagio: gli consiglio di seguire le orme del mitico attore “Albertone” in “Il medico della mutua”  oppure se ne andasse pure in pensione che forse è meglio!”

 

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